lunedì 3 ottobre 2011

Il ciclo eburneo salernitano

 

Su Salerno, dotata di uno stupendo lungomare non secondo a quello di Napoli, abbiamo già parlato in questo blog a proposito della scuola medica salernitana e del giardino della Minerva

Salerno è una città che eccelle per l’architettura della sua cattedrale costruita al tempo di Roberto il Guiscardo nel 1084
Nella navata centrale si possono ammirare i celebri amboni degli ultimi decenni del XII secolo, decorati con sculture e mosaici di ambito siciliano.
Ed ancora di grande fascino appare la cripta che si estende per tutta la lunghezza dell’abside e che custodisce le spoglie mortali di San Matteo.
Agli inizi del ‘600' la cripta, restaurata in stile barocco su progetto dell'architetto Domenico Fontanaa ospita anche i resti dei SS. Martiri Salernitani Fortunato, Gaio, Ante e Felice, e le reliquie dei Santi Confessori.
Avremo modo tuttavia di tornare a parlare della cattedrale, perché la sua complessità architettonica impone un adeguato approfondimento.
Qui desideriamo invece ammirare gli avori salernitani che rappresentano un ciclo di 67 tavolette di avorio (in origine erano una settantina) raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento provenienti dalla Cattedrale di Salerno ed esposti per la maggior parte nel locale Museo Diocesano. Per la loro quasi completezza e l'eccellente stato di conservazione, rappresentano il ciclo decorativo eburneo più importante al mondo.
Nel complesso, il ciclo presenta tre, se non addirittura quattro stili decorativi differenti, tanti quanto si ritiene siano stati gli autori (due per il Vecchio Testamento, almeno altri due, se non tre per il Nuovo) ed anche le loro origini: sono state individuate possibili "maestranze" nordeuropee, arabe e bizantine, con precisi richiami a cicli eburnei prodotti nella vicina Amalfi, ma anche nel Nord Italia (in particolar modo agliAvori di Grado). La precisa "scelta" degli episodi raffigurati fa comunque intendere che non ci troviamo di fronte ad una Bibbia dei poveri", ma al cospetto di una committenza specifica e sicuramente colta, forse ecclesiastica. A conferma di ciò poi, tutte le figure, anche le più umili, non appaiono mai rozze o incolte, ma sempre lavorate con estrema precisione e finezza.

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