lunedì 31 ottobre 2011

San Pietroburgo:un gioco magico di ponti e corsi d'acqua.



Sono reduce da un viaggio nella federazione russa ed ho avuto la felice opportunità di soggiornare per alcuni giorni a San Pietroburo (la Leningrado del periodo bolscevico)
La città ha una storia relativamente giovane perchè fu voluta nel settecento da Pietro il Grande che ricorse e non solo lui , ma anche Caterina, alla magistrale esperienza di architetti italiani tra cui il Rastrelli per la costruzione di sontuosi palazzi e monumenti.
Oggi San Pietroburgo in cui è grande l’influsso letterario e culturale da parte di famosissimi scrittori tra cui Tolstoj e Puskin,rimane permeata da questo fascino del settecento che si ricollega all’Italia ed alla Francia dell’epoca. Le strade della città sono animate ed è altrettanto grande il fascino della famosa Prospettiva Nevsky descritta in modo eccelso da Gogol
la strada con i suoi 4 chilometri e mezzo di lunghezza, taglia la penisola delimitata dalla riva sinistra della Neva che descrive una grande ansa. E'intitolata al Santo principe Aleksandr Nevskij di Novgorod e Vladimir (1220-1263) che vinse gli Svedesi sulla Neva,
E’è la via più importante di San Pietroburgo per le chiese e i palazzi che sono via via venuti ad abbellirla nel corso dei secoli, e anche per i negozi, i cinema, i ristoranti, i caffè e gli uffici che la rendono il centro vitale della città. Vicini sono anche numerosi musei, teatri e sale da concerto. Il nucleo storico ospita i palazzi monumentali, le vie principali, la Cattedrale di Kazan e la Chiesa sul Sangue versato, ma anche la Piazza del Teatro e il vecchio quartiere marittimo. La zona nord orientale è impreziosita dal Palazzo di Tauride, che divenne sede della Duma di Stato, e dal Complesso di Smolnyj, entrambi tra i monumenti più notevoli del barocco russo.

Ma qui voglio parlarvi anche e soprattutto di San Pietroburgo magica sull’acqua. Durante la costruzione originale della città, la foce della Neva venne instradata in una serie di canali, che ancora si intrecciano nella parte centrale della città, facendole meritare il nome di Venezia del Nord. La città sorge infatti alla foce del fiume Neva, sul Mar Baltico e include nella sua ampia area urbana anche alcune isole. La struttura urbana della città si distende simile ad un tridente sul delta della Neva, che sbocca nel Golfo della Finlandia e nel Mar Baltico. Ispirata e progettata come Amsterdam, San Pietroburgo è attraversata da 86 fiumi e canali che formano 40 isole collegate tra loro da centinaia di ponti, di cui 21 levatoi. Si articola in più parti e quartieri, disposti sulla terra ferma e sull’acqua.e ben 621 sono i ponti restaurati o ricostruiti nello stile originario del(XVIII secolo).
La città,dunque al pari di Venezia è unica al mondo, incanta e affascina, seduce e sprigiona mistero. E’ come se a San Pietroburgo il tempo si dilati in maniera quasi irreale: d’inverno, quando i giorni sono brevi ed effimeri, è completamete ricoperta da una coltre di ghiaccio, in estate la luce domina sovrana facendo largo alle notti bianche.
Le meraviglie pietroburghesi non si esauriscono solo all’interno della città, ma anche nei dintorni: tra i boschi, sulle rive dei laghi e degli stagni e lungo il golfo sorgono incantevoli complessi architettonici e palazzi con parchi, monumenti storici e luoghi pittoreschi dove zar e membri delle famiglie nobili edificarono vere e proprie regge, di grande sontuosità e splendore agli occhi del visitatore che ne resta ammirato.

Mosca: un insieme di stili architettonici diversi.




Per coloro che, come me sono stati a Mosca più volte nelle diverse epoche politiche prima e dopo l'era bolscevica,appaiono evidenti i contrasti e le contraddizioni della città.Il Cremlino è il centro del potere e già nel suo ambito si delineano in contrasto con la policromia delle chiese ortodosse edifici rappresentativi del regime comunista
Di fronte al Cremlino ed all'imponente piazza Rossa ove è in risalto il mausoleo di Lenin,vi sono i magazzini Gum, una vota scialbi nel periodo bolscevico, oggi luccicanti nelle fantasmagoriche vetrine,e per nulla secondi per lusso ed imponenza ai centri commerciali dell'Europa occidentale.
Eppure a Mosca il visitatore accorto avverte ancora l'impronta staliniana che si manifesta nel vasto tessuto urbano della città ,ove accanto a monumenti e palazzi prerivoluzionari compaiono edifici di stile costruttivista, ciè ascrivibili a quel movimento filosofico culturale che rompe con il passato e rialacciandosi al futurismo, suprematismo e raggismo apre le porte ad un'arte proletaria.
Gli stili architettonici sono diversi e tra questi si distinguono: gli edifici pre rivoluzionari costruiti nel tardo XIX-inizio XX secolo, prima della Rivoluzione d’Ottobre del 1917, situati nel centro storico della città.
le ville moscovite,che una volta erano residenze private dei ricchi moscoviti situate in vie tranquille e residenziali.
Gli edifici staliniani costruiti dagli anni '30 agli anni'70 principalmente concentrati sulle principali arterie moscovite, veri e propri enormi edifici in mattoni. Tra questi assumono rilievo i grattacieli di Stalin che sono certamente gli esempi più notevoli dell’architettura staliniana. di cui alcuni sono destinati ad alberghi, all'Unoversità statale di Mosca ed al Ministero degli Esteri.
Gli edifici dell’epoca post staliniana. Costruiti negli anni ‘60-’70, questi edifici sono copie in scala ridotta di quelli staliniani, con soffitti un po’ più bassi e appartamenti più piccoli.
Gli edifici prefabbricati. di solito di 20-30 piani, sono il simbolo delle costruzioni di massa degli anni ’70 e ’80, quando semplicità e bassi costi erano la priorità.
Gli edifici ministeriali sono strutture alte, in mattoni gialli, costruiti per i dipendenti dei vari ministeri e delle organizzazioni statali nei tardi anni ’70-’80. Queste case offrivano appartamenti d’elite per gli alti livelli del Partito comunista
Nell’ultimo decennio Mosca ha sperimentato un notevole incremento delle costruzioni. e tra i nuovi sviluppi non sono assenti anche complessi residenziali d’elite.
Insomma ad un visitatore attento non può sfuggire il complesso di stili architettonici diversi della capitale moscovita.

Un matrimonio moscovita.


Mosca, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo dei suoi molteplici stili architettonici è tutta da scoprire: strade con ampie carreggiate, immensi giardini molto ben curati da cui si può evincere un elevato senso civico dei cittadini ne sono le caratteristiche peculiari.
Un discorso a sé merita la metropolitana dove ogni giorno si accalca un’immensa quantità di persone.
Le stazioni sono particolarmente lussuose, ricolme di marmi pregiati, di statue e sontuosissimi lampadari. Un ambiente che indubbiamente è in contrasto con zone della citti in cui campeggiano grandi casermoni abitativi ed in alcuni casi anche abitazioni collettive.
Qui ci soffermiano sia pure sommariamente sugli usi e costumi. Moltissimi sono i cittadini dimessi.Di contro vi è una privilegiata èlite,vestita di prestigiosi abiti griffati, che frequenta lussuosi negozi e locali, raggiunti a bordo di scintillanti auto di grossissima cilindrata, se non, addirittura, smisurate limousine.
Molto particolari sono i matrimoni.Soprattutto di sabato e domenica si incontrano per la città nei pressi della Piazza Rossa, dei magazzini Gum e comunque dei vari luoghi ameni della città coppie di sposi prevalentemente di giovanissima età.
La sposa è al centro dell'attenzione: ella incede ornata di un bellissimo abito bianco, accompagnata dallo sposo e seguìta da uno stuolo di invitati con cui dalla mattina alla sera si reca nei posti più panoramici rd importanti della capitale moscovita.
Quasi sempre viene noleggiata una limousine di grandezza incredibile addirittura smisurata che sembra un autobus ,tanto è lunga, e sopra il tetto sono applicati due uccellini e due fedi giganti in mezzo ai fiori.
Sovente la limousine è corredata di cibarie di ogni genere e svariate bevande che vengono offerte ai vari invitati lungo il percorso a piedi degli sposi.
Tutto ciò è in contrasto con quanto avviene nei nostri Paesi e nelle nostre città dell’Europa occidentale ove avremmo banchetti abbondanti e lussuosi ricchi di vivande e bevande di ogni genere.
Nel matrimonio moscovita ciò non accade anche perché probabilmente il tenore di vita non lo consente.
Il turista dunque resta attratto da questo peregrinare di persone con in prima fila gli sposi e la limousine di scorta e non pochi sono gli scatti fotografici che immortalano un tale gioioso evento.

La Collegiata di San Quirico d'Orcia.




Nel paesaggio incantevole della valle d’Orcia uno dei borghi medievali più importanti è San Quirico che è un raro esempio di struttura urbanistica medievale, come è ben testimoniato dalla sua possente cinta muraria e dalle sue torrette ancora ben visibili.
San Quirico in realtà ha una storia molto antica e complessa nel corso dei secoli per diventare feudo dei Chigi nel 1677.
Ha origine etrusche di cui tracce visibili sono zone di Vignoni e Ripa d’Orcia: si fa riferimento esplicito a San Quirico in Osenna (toponimo etrusco) già dal VIII secolo; divenne poi a partire dal XI secolo un centro sempre più importante della via Francigena o Romea che vide in epoche diverse il passaggio di personalità importanti del mondo ecclesiastico e politico europeo (basti pensare a Federico I che discese in Italia nel 1154).
Numerosi sono i suoi monumenti tra cui gli Horti leonini palazzo Chigi e la chiesa di San Francesco, ma quello di maggior rilievo è la magnifica collegiata dei Santi Quirico e Giulitta.
la chiesa è ricordata fin dal secolo VIII e presenta all'esterno tre portali. Il primo, per chi viene da Siena, è un magnifico esempio di romanico costruito in pietra arenaria e travertino di Bagno Vignoni. Ancora di evidente gusto romanico, seppure con qualche presenza di gotico, è il primo portale di mezzogiorno attribuito a Giovanni Pisano. Lungo lo stesso lato della Chiesa si possono ammirare due profonde bifore, una delle quali presenta la figura di una piccola cariatide dal ghigno inquietante. L'interno è a croce latina con tre absidi, con copertura a capriate lignee nella navata e con volte a crociere nei braci del transetto. In un’ala del transetto si trova collocato lo splendido polittico di Sano di Pietro (scuola senese del XV secolo) mentre sul lato sinistro nella terza arcata si trova la tomba del Conte Enrico di Nassau morto a San Quirico, proprio percorrendo la via francigena
Insomma San Quirico è amena per la storia dell'arte ed i paesaggi della valle in cui si snoda la via Romea di cui San Quirico è un importante crocevia.

La Madonna dell'Ufo a Palazzo Vecchio a Firenze



Non vi è visitatore al mondo che parta da Firenze, senza aver visto Il Palazzo della Signoria , più noto come Palazzo Vecchio da sette secoli ed oltre simbolo del potere civile della città di Firenze. Eretto tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo per ospitare i Priori delle Arti e il Gonfaloniere di Giustizia, il supremo organo di governo della città, nel corso del tempo è stato oggetto di numerosi interventi di ampliamento e trasformazione. Il suo aspetto attuale si deve in massima parte alle grandiose opere di ristrutturazione e decorazione degli interni che vi furono eseguite nei decenni centrali del XVI secolo, per adeguarlo alla nuova funzione di reggia ducale alla quale Cosimo I de’ Medici lo aveva destinato.
Ma non vogliamo dilungarci più di tanto sull’architettura superba di questo palazzo che giustamente è oggetto di attenzione ed ammirazione in tutti i libri di storia dell’arte pubblicati nel mondo.
Desideriamo piuttosto concentrare l’attenzione su una delle tante opere esposta nel museo del palazzo della Signoria: la Madonna con Bambino e San Giovannino, esposta per l’appunto nella Sala di Ercole a Palazzo Vecchio a Firenze, ed attribuita spesso a Filippino Lippi.
Secondo gli storici dell'arte l'attribuzione è invece incerta, alcuni propendono per il cosiddetto "Maestro del Tondo Miller", altri invece, seguendo la descrizione della scheda del Museo, indicano Sebastiano Mainardi o Jacopo del Sellaio.
Da molti è definita comunque la "Madonndell'UFO" o "Madonna del disco volante.
Quale è la ragione di questo inusitato accostamento?
Il motivo è che nella scena in alto a destra compare ,dietro le spalle della Madonna, la testimonianza di un "incontro ravvicinato" con un oggetto volante non identificato. Nella scena in questione vediamo un personaggio che, con una mano sulla fronte, guarda verso una apparizione nel cielo. Con lui è un cane e anche l'animale guarda verso lo strano oggetto
Gli ufologi trovano in questo celebre dipinto la conferma dell’esistenza sin dal passato di oggetti non identificati cioe gli UFO.
Secondo gli storici dell'arte invece quell'oggetto non sarebbe altro che la "nube luminosa" descritta nell'apocrifo Protovangelo di Giacomo, che avrebbe illuminato la scena della Natività.
Il dibattito è aperto e certamente non si giungerà ad alcuna conclusione certa,
Di certo vi è soltanto che ci troviamo di fronte ad una mirabile opera pittorica che si fa ammirare anche per il curioso oggetto che libra in cielo.

domenica 30 ottobre 2011

Sappada: una perla delle Dolomiti.




Ai confini tra il Veneto e il Friuli, ma ancora nelle Dolomiti nella provincia di Belluno si situa ad un’altitudine di 110metri sul livello del mare Sappada (Plodn), una vera perla con paesaggi incantevoli non inferiori a quelli della rinomata Cortina d'Ampezza.



La Storia

Le origini di Sappada non sono certe, l'ipotesi più probabile è che nell'XI secolo alcune famiglie provenienti dalla vicina Austria (secondo la leggenda dal paese di Innervillgraten) si insediarono nella valle con l'autorizzazione del patriarca di Aquileia e dietro pagamento di una somma annuale.

La valle all'epoca era disabitata e incolta e i sappadini iniziarono una paziente opera di disboscamento e coltivazione; in breve nacque un piccolo paese formato da 15 borgate tante quante erano le prime famiglie che vi si insediarono. Il paese è costituito da caratteristiche case in legno adagiate nel soleggiato versante nord della valle. Intorno al paese verdi pascoli per l'allevamento dei bovini, campi di segale, avena, orzo e legumi e oltre ad essi boschi ricchi di selvaggina.

Nel 1500, oltre alle attività agricole e di pastorizia prosperava anche il commercio del legname grazie alla forte richiesta di legno per barche da parte della Repubblica di Venezia.

Dopo una breve parentesi di dominazione francese nel 1814 Sappada passò sotto gli austriaci cui si devono le prime scuole e opere pubbliche.

Nel 1852 Sappada passava dalla provincia di Udine a quella di Belluno che a sua volta, qualche anno dopo, veniva annessa all'Italia (1866).

Durante la prima guerra mondiale furono combattute molte battaglie sulle montagne circostanti e si possono ancora oggi trovare i reperti risalenti a tali scontri. Molte donne sappadine inoltre furono portatrici carniche, donne che volontariamente compivano centinaia di metri di dislivello per diverse volte al giorno per rifornire di viveri e munizioni i soldati italiani al fronte. Dal 1916 al 1917 il paese fu evacuato perché gli abitanti erano sospettati di simpatie filo-austriache a causa del loro dialetto: la popolazione fu dispersa nelle Marche, in Toscana (presso il Comune di Arezzo fu istituita la sede provvisoria del Comune di Sappada), in Campania ed in Sicilia.

Nella seconda guerra mondiale il paese fece parte della Repubblica libera della Carnia e fu teatro di scontri tra partigiani e tedeschi. Alcuni sappadini furono condotti ai campi di concentramento, tra cui Dachau. Nel dopoguerra a causa della carenza di lavoro molti sappadini emigrarono all'estero, in particolare in Svizzera e Germania. In seguito lo sviluppo del turismo cambiò anche l'economia del paese, e molti emigrati tornarono a casa per dedicarsi all'attività terziariaambiente che circonda

La Natura

Sappada è ancora incontaminato e questo si riflette positivamente nella varietà di specie animali e vegetali che vivono nella valle. Nelle foreste di abeti e di larici che circondano Sappada con un po' di fortuna si possono osservare: il gallo cedrone, il fagiano di monte, la pernice bianca, l'ermellino, la volpe comune, la lepre alpina e lo scoiattolo. Se si sale più in alto si possono incontrare marmotte, camosci,cervi,e caprioli. Inoltre sono presenti in questa zona due coppie di Aquila del Bonelli, che si possono notare osservando in particolare le creste del Monte Ferro, le cime del gruppo delle Terze, il Monte Chiadin ed il Peralba, dove nidifica in luoghi poco accessibili. Tra i fiori, tutti rigorosamente protetti crescono: il Raponzolo di roccia, l'erica, il ciclamino, la genziana, il ranuncolo; inoltre nella regione dolomitica crescono oltre cinquanta specie di orchidee selvatiche.


L'arte
Sappada è un paese ridente che si spiega in tante borgate ,tutte dotate di un fascino peculiare, in cui si snodano case leggiadre e sempre fiorite intervallate da chiesette votive antiche e con pregi pittorici.
Sappada è meravigliosa in tutte le stagioni: d'inverno è letteralmente sommersa dalla neve che nelle giornate serene riflette in uno scenario di incanto i raggi solari; d'estate incantevole per le sue montagne e passeggiate tra cui si segnala quella alle sorgenti del Piave.
Desta pregevole interesse la chiesa al centro di Sappada dedicata a Santa Margherita e la chiesa dedicata al santo guerriero Osvaldo proprio ai limiti del Paese verso il Friulihiesa di Santa Margherita, sita in borgata Granvilla, di stile barocco risalente al 1779, è la chiesa principale del paese. Fu costruita da Mistro Tommaso da Lienz tra il 1777 e il 1779, su modello di altre chiese del Tirolo. All'interno sono presenti numerosi affreschi di Francesco Barazzuti realizzati nel 1906: l'Assunta in cielo (volta della navata), Crocefissione (abside), Morte di San Giuseppe (parete sinistra), Martirio di Santa Margherita (parete destra); invece la pala dell'altare maggiore in fondo all'abside fu dipinta da John Riessler nel 1802. Il campanile è munito di un concerto di tre campane: la maggiore dedicata a Santa Margherita, la mediana a S. Maria Santissima e la minore ai SS. Erma e Cora e Fortunato e termina con una torretta ottagonale coronata da una cuspide sagomata.
Santuario Regina Pacis, sito in borgata Soravia, è stato costruito nel 1973 per assolvere un voto espresso durante la seconda guerra mondiale, su progetto dell'architetto Luciano Ria. All'interno sono presenti le sculture di Augusto Murer e rappresentano le angosce di guerra, infatti il rilievo maggiore, anziché raffigurare la Vergine Maria, raffigura il grido di dolore di una donna con diverse interpretazioni che il suo braccio rivolto al cielo può indurre.
Chiesa di Sant'Osvaldo, sita a Cima Sappada, fu costruita nel 1732 al posto di un precedente edificio più modesto. Venne restaurata da famiglie della borgata nel 1819, poi altri lavori vennero eseguiti nel 1906 e nel 1954. Ha il portico aperto ai lati, sul modello delle chiesette della vicina Carnia, dalle linee semplici e armoniose.
Via Crucis in borgata Mulbach, con una serie di 13 cappelline delle stazioni che conducono alla Chiesetta del Calvario accanto alla quale si elevano le tre croci del Golgotha.
Cappellina di Sant'Antonio, situata nella parte alta di borgata Bach, costruita nel 1726, è la più antica cappella di Sappada. Sopravvisse miracolosamente all'incendio del 1908 che distrusse la borgata Bach. L'interno è caratterizzato dall'abside poligonale e da una pregevole volta a vele decorata ad affresco con i simboli degli evangelisti.

Lingua sappadina

Il dialetto o meglio la lingua di Sappada è affine a quello bavaro-tirolese parlato nelle comunità germanofone della Carnia come Sauris e Timau, ma anche al cimbro. Per le sue particolari caratteristiche, è spesso oggetto di studi, ricerche, convegni e tesi di laurea; recentemente è stato valorizzato anche nelle aule scolastiche di Sappada.

Tradizioni e folklore

Il folklore sappadino si esprime attraverso le danze e le musiche del gruppo folkloristico degli Holzhockar (i taglialegna), composto da una trentina di elementi, tra ballerini e musicisti. Il gruppo esegue le danze mimiche della vita di un tempo; con i loro costumi tipici sappadini e l'allegria dei balli e delle musiche animano le sagre e le feste del paese.

Le tradizioni sono numerose e tenute vive. La più nota riguarda il Carnevale con i suoi festeggiamenti e le maschere tipiche. Tra le tradizioni religiose, va ricordato il Pellegrinaggio al Santuario della Madonna Addolorata nel paesino di Maria Luggau in Carinzia (Austria), che tutti gli anni il terzo week-end di settembre, i sappadini e alcuni turisti compiono a piedi, attraverso il sentiero che in circa 9 ore di cammino conduce in Austria.

Come si arriva Sappada.


Si raggiunge facilmente Sappada con l’auto oppure con il treno fino a Calalzo ove si prende un’autolinea che porta fino a Sappada.

sabato 29 ottobre 2011

Carnac in Bretagna: splendida testimonianza di una civiltà preistorica


Inquietanti allineamenti di menhir, dolmen incisi da simboli oscuri , tumuli di pietra la cui costruzione è anteriore alle piramidi egizie:siamo in Bretagna a Carnac la capitale dei megaliti, uno dei centri più importanti al mondo per la cultura preistorica.
Fino ad ora, molte sono le ipotesi prese in considerazione per spiegare i misteri di questa civiltà le cui tracce si tramandano nel corso dei secoli. Nessuna ipotesi tuttavia è prevalente e non resta che farsi trasportare dall’immaginazione quando si ammirano questi allineamenti di menhir.
I monumenti megalitici nella zona sono numerosi: dal tumulo di St. Michel lungo 120 metri ed alto12 che ricopre due camere sepolcrali con tombe in lastre di pietra., all’allineamento del Menec con 1099 menhir disposti in 11 file che, attorno al villaggio di Menec formano un semicerchio composto da 70 nmenhir.
Rd ancora dall’allineamento di Kermario a quello di di Kerlescan che presenta un colonnato di 555 pietre.
Questi solo per citarne alcuni tutte testimonianze oscure nel significato di una complessa civiltà del passato scrutata continuamente dagli archeologi alla ricerca di culture misteriche che risalgono a circa 4000 anni a. Ccomplesso dà neolitica (6000-2000 a.C.); è l’impressionante
Ma Carnac non è solo un’immersione nella preistoria e nella civiltà druidica più antica d’Europa; è anche caratteristico per i dintorni e per il susseguirsi di panorami aspri e stupendi costituiti da scogliere e falesie.

Il giardino di Hanbury.



Nell'incantevole cornice del Mediterraneo in Italia e sulla riviera francese sono stati creati i più importanti giardini Inglesi. Non è un caso perché il clima mite permette di coltivare all’aperto piante che in Inghilterra sarebbero sopravvissute solo in serra e di offrire così alla cultura del giardinaggio inglese entusiasmanti prospettive.
L’Italia fu la destinazione preferita dei viaggiatori inglesi fino alla fine del 1860quando il richiamo del sud della Francia divenne dominante.In tutta quell’area Bordighera, Hyères e Menton divennero stazioni climatiche per invalidi provenienti dagli umidi climi dei paesi del nord. Gli inglesi scoprirono presto che il clima era adatto tanto per il giardinaggio quanto per i problemi respiratori e pertanto la costa ligure fu meta preferita per il suo salubre clima.
In questo superbo contesto è incastonata l’area protetta dei giardini botanici di Hanbury creata presso Ventimiglia da una famiglia inglese nel 1867 perl'acclimatazione di piante provenienti dalle più diverse zone del mondo. Grazie all collaborazione di botanici, agronomi e paesaggisti in massima parte stranieri, fu creato un grandioso insieme che non trova eguali in Europa sia dal punto di vista botanico, con le 5800 specie di piante ornamentali, officinali e da frutto, che da quello paesaggistico, grazie alla felice armonia compositiva tra edifici, elementi ornamentali e terrazzamenti coltivati.
La varietà delle piante è immensa: dalle agavi alle aloe; dalle piante succulente alle euforbie, dalle cactacee, agli agrumi. Dalle brugmansie alle passiflore.dal frutteto esotico alle salvie.
Particolarmente degni di rilievo sono i giardinetti considerati dalla famiglia Hanbury come il cuore dei Giardini.
Qui sono ricordati vari membri della famiglia tra cui Sir Hanmer Hanbury (1916 - 1993), la cui lapide è circondata da rosmarino, pianta che per gli Inglesi vuole indicare il ricordo.
Si tratta di tre terrazze monotematiche.
Nei giardinetti superiore ed inferiore si trovano meravigliose e rare peonie; il giardinetto centrale ospita antiche rose, dai delicati profumi: galliche, damascene, bourboniane.
Le rose fioriscono da marzo a maggio; le peonie, dalle bianche alle rosa pallido, alle rosa intenso, sbocciano nel mese di aprile.
Tutto il parco posto sul promontorio della Mortola è a pochi chilometri dal confine francese, si estende per una superficie di 18 ettari, compresi nel territorio comunale di Ventimiglia, in provincia di Imperia.ed è anche attraversato da un tratto dell'antica strada consolare via Julia Augusta.
Prima di passare in territorio francese non si può trascurare di visitare questo parco protetto ora facente parte dell'Università di Genova.

Alla ricerca del macabro nelle chiese cattoliche europee.


In Europa sono molte le chiese cattoliche in cui assume particolare il macabro, anche in contrasto con eccellenti opere d’arte.
Nell’articolo http://curiosareconfantasia.blogspot.com/2010/03/la-danza-macabra-di-san-vigilio-pinzolo.html abbiamo parlato del ciclo pittorico della Danza Macabra a San Vigilio a Pinzolo nel trentino.
Ve ne sono altre significative una in Italia, l’altra nella repubblica Boema.
Santa Maria della Concezione dei Cappuccini, o Nostra Signora della Concezione dei Cappuccini, è una chiesa di Roma situata nell’importante via Veneto,fatta costruire nei pressi di Palazzo Barberini da papa Urbano VIII, in onore di suo fratello Antonio Barberini che faceva parte dell'ordine dei Cappuccini
Nella chiesa costruita tra il 1626-1631 la struttura architettonica dell'edificio è costituita da una piccola navata con dieci cappelle laterali (cinque per parte), nelle quali sono conservate importanti reliquie ed opere d'arte.

Importanti pitture ne adornano le cappelle, come l'Arcangelo Michele che caccia Lucifero di Guido Reni, la Natività di Giovanni Lanfranco, il San Francesco riceve le stimmate del Domenichino. Nella sagrestia è conservato un San Francesco in preghiera, recentemente attribuito a Caravaggio.
La chiesa tuttavia è anche molto visitata per la cripta-ossario decorata con le ossa di circa 4000 frati cappuccini, raccolti tra il 1528 ed il 1870 dal vecchio cimitero dell'ordine dei Cappuccini, che si trovava nella chiesa di Santa Croce e Bonaventura dei Lucchesi, nei pressi del Quirinale. La cripta al cui ingresso è scritto


"Noi eravamo quello che voi siete, e quello che noi siamo sarete"

è divisa in cinque piccole cappelle dove si trovano anche alcuni corpi interi di alcuni frati mummificati con indosso le vesti tipiche dei frati Cappuccini .La decorazione che potrebbe apparire lugubre e macabra è un modo per esorcizzare la morte
Altro significativo esempio è rappresentato dall’ossario di Sedlec
Si tratta di una cappella all'interno della Cattedrale di Nostra Signora di Sedlec (patrimonio dell'UNESCO), nelle vicinanze di Kutná Hora. La particolarità dell'ossario non sta nel numero degli scheletri custoditi (circa 40.000) ma nel fatto che tali scheletri siano composti e disposti a formare le decorazioni e gli ornamenti della cappella. Il gran numero di ossa è dovuto a due grandi piaghe che hanno colpito le terre ceche: la Peste nera del XIV secolo e le Guerre Hussitee del XV secolo.
Tra il 1703 ed il 1710, venne eretta una nuova entrata e ristrutturata, in stile barocco, la cappella dall'architetto ceco di origini italiane Giovanni Battista Santini.
Nel 1870 le ossa accumulate nei magazzini furono riutilizzate per creare la macabra decorazione della cripta. Oltre a decorare le pareti e la volta con i resti degli scheletri furono composte vere e proprie sculture. Su tutte spiccano l'enorme candeliere composto da teschi ed ossa incastrate tra loro, l'ornamento dell'altare, ed uno gigantesco stemma degli Schwarzenberg anch'esso ricostruito con i resti umani recuperati dall'ossario.
L'ossario è definito da molti come uno dei luoghi più spaventosi d'Europa.

venerdì 28 ottobre 2011

Santa Crescenzia sulla strada per San Vito lo Capo




La Sicilia occidentale,come del resto tutta la Trinacria, è una terra meravigliosa dal punto di vista culturale, paesaggistico ed artistico.
Sono di preminente interesse Trapani, Erice, S Vito lo Capo, e la riserva naturale dello zingaro.
Sulla strada provinciale che conduce a S Vito lo Capo, nel trapanese, a tre chilometri dal mare,si incontra Custonaci, un luogo suggestivo in cui sorge la cappella di santa Crescenzia eretta nel XVI secolo o secondo alcuni anche precentemente
La tradizione vuole che lì trovassero scampo Vito, patrizio di Mazara del Vallo che in seguito fu assai venerato nel Medioevo, la nutrice Crescenzia e il precettore Modesto, costretti tutti a fuggire dalla città natale per sottrarsi alle persecuzioni ordinate da Diocleziano.
Qui essi cercarono di convertire gli abitanti del luogo che tuttavia li scacciarono A seguito di ciò il castigo di Dio fu grande ed un’enorme frana seppellì l’intero luogo, mentre Vito, Crescenzia e Modesto trovarono rifugio in un luogo ove fu in seguito per devozione costruita dagli Ericini la cappella votiva dedicata a S. Crescenza
La cappella è di semplice architettura con cupola rotonda ed archi a sesto acuto e fu costruita dagli Ericini nel punto in cui - secondo la leggenda - la Santa si girò per guardare la frana che stava seppellendo il paese infedele di Conturrana.
Procedendo per la provinciale si arriva a San Vito lo Capo, piccolo borgo marinaro situato sul litorale costiero che dal Monte Cofano va alla Riserva dello Zingaro. Ambìta meta per la sua spiaggia bianchissima lambita dal mare cristallino e per i paesaggi incontaminati circostanti, è un vero richiamo turistico. Il paese sorse intorno a una cappella dedicata a S. Vito, originariamente fortezza saracena a difesa dei fedeli che cercavano rifugio all’interno del santuario dalle scorrerie corsare. Questa diviene chiesa nel seicento conservando la primitiva struttura.
Sono da visitare oltre alla chiesa fortezza, la tonnara del Secco, e le numerose torri di avvistamento erette per segnalare la presenza di navi nemiche, come quella dell’Impiso, Torrazzo, Sceri, Roccazzo, Isolidda.
Nel labirinto di vicoli e stradine ogni anno a settembre viene riproposto il “Festival del couscus”, un capolavoro della più antica tradizione gastronomica che tiene impegnati numerosi cuochi di nazionalità diversa per la preparazione di questo particolarissimo piatto.
Che dire poi della riserva naturale dello zingaro?
E' famosa per il suo mare, le calette silenziose e protette da rocce a picco; è una vera e propria oasi per flora e fauna: basti pensare che nella zona nidificano moltissime specie diverse di uccelli e che inoltre vi sono carrubi, olivi, frassini per rendersi conto dell'incanto in cui ci si trovi.
L'itinerario è fortemente consigliato ed i mesi migliori sono giugno e settembre per non soffrire molto il caldo.

giovedì 27 ottobre 2011

Il teatro della Concordia a Monte Castello di Vibio.






Ho girato in lungo ed in largo per l’Umbria ed il fascino di questa terra, per me inesauribile, è indotto da una miscela esplosiva di cultura, arte, paesaggio, antichi usi e tradizioni.
Basta citare luoghi celebri per rendersene conto: Perugia, Todi, Trevi, Assisi tutti posti ameni e suggestivi e ricchi di storia e di arte.
Ma qui desidero concentrare l’attenzione su un piccolo e famoso paese, a poca distanza da Todi: Monte Castello di Vibio.
E’ uno dei borghi più belli di Italia e l'etimologia del nome "Monte Castello" deriva dalla tipica struttura di fortilizio medioevale costruito in cima ad una collina.L'aggiunta del "Vibio" risale ad un'epoca più recente, il 1863, anno nel quale con Regio Decreto del Re d'Italia, Vittorio Emanuele II, alcuni comuni delle province dell'Italia centro – settentrionale furono autorizzati ad assumere nuove denominazioni. La scelta del "Vibio" potrebbe derivare dal nome di un'antica e nobile famiglia di Perugia (denominata in seguito "Colonia Vibia Augusta Perusia") un cui membro divenne imperatore romano.
Di particolare rilievo è il teatro della Concordia, una struttura di appena 99 posti tra i palchi e la platea, progettato in pieno clima post rivoluzionario francese del 1789 e poi intitolato proprio a quella "concordia tra i popoli" che si andava ricostituendo in Europa agli inizi dell'ottocento, quando nove famiglie illustri del paese desidererano reallizzare in Monte Castello un luogo di divertimenti e riunioni.
La sua inaugurazione è nel 1808, in un periodo di massimo splendore culturale, quasi a volersi riscattare da parte dei montecastellesi di secoli di vicissitudini e di dominazioni subite. Il teatro, si legge in un documento dell'epoca, "venne costruito piccolo, a misura del suo paese". Venne poi affrescato nel 1892 dal giovane pittore Luigi Agretti, appena quindicenne, figlio di un perugino, Cesare, già autore delle decorazioni, del telone e dei fondali del teatro. Nel corso del 2002 il teatro è stato celebrato anche dalle Poste italiane attraverso l’emissione di un francobollo nella sezione “patrimonio artistico e culturale italiano"
Uno dei prodotti più apprezzati di Monte Castello di Vibio è sicuramente l'olio e gran parte delle colline montecastellesi, ormai da secoli, vengono coltivate con cura e passione ad oliveti che, oltre a produrre un olio di grande qualità, costituiscono una delle caratteristiche più pregevoli del paesaggio agrario

Vernazza, l'incantevole borgo delle Cinque Terre care a Montale

All'indomani della tragica alluvione che ha colpito le Cinque Terre riteniamo  portare all'attenzione  la bellezza di queste terre.

Paesaggio roccioso e austero, asilo di pescatori e di contadini viventi a frusto a frusto su un lembo di spiaggia che in certi tratti va sempre più assottigliandosi, nuda e solenne cornice di una delle più primitive d'Italia..........

Questi sono i celebri versi con cui Eugenio Montale decanta le cinque terre.
Si tratta di cinque antichi borghi distesi sulla costa frastagliata della riviera ligure di Levante nella provincia di La Spezia
Tutti i borghi: Monterosso, Vernazza Corniglia,Manarola,Riomaggiore sono incantevoli e più facilmente raggiungibili con il treno.
Monterosso è molto rinomata, essendo ubicata al centro di un piccolo golfo naturale; tuttavia la più celebre è Vernazza, caratteristica per i carrugi e le case colorate dai neri portali in ardesia,il porticciolo,la splendida insenatura e la torre che fa ricordare un passato fatto di avvistamenti e dei pericoli saraceni provenienti dal mare.

Stupenda è la chiesa di Santa Margherita di Antiochia costruita nel 1318 in stile gotico-ligure dai Maestri Antelami su un preesistente edificio, del quale resta l’abside con decorazioni ad archetti pensili e lesene. Sorge su una roccia a picco sul mare protetta da una fila di scogli, sul lato dell'insenatura verso Monterosso. La torre ottagonale, alta 40 metri è coronata da archetti e termina con una cupola di forma ogivale.
Tra il 1500 ed il 1600 la chiesa venne ampliata e fu distrutta la facciata medievale originaria.
Vernazza rimane nel cuore!

mercoledì 26 ottobre 2011

I meravigliosi giardini botanici di Villa Taranto.


In questo blog dedichiamo molta attenzione ai giardini botanici perché rappresentano il trionfo della natura ed al tempo stesso sono un’opera d’arte in cui eccelle la valentia dell’uomo
Perciò abbiamo descritto tra l’altro il giardino di Hanbury e il giardino della Minerva

Non possiamo ora non soffermarci su Villa Taranto, situata sul promontorio della Castagnola

Occupa un territorio che si estende per oltre 20 ettari fino alle rive del lago Maggiore. Edificata verso la fine del XIX secolo dal conte Orsetti efu acquistata prima dai nobili di Sant'Elia e poi, nel 1931, dal capitano scozzese Antonio Nenil McEachar, a cui si deve l’attuale maestoso giardino botanico.

Oggi Villa Taranto si presenta come un parco metà all’inglese metà all’italiana e comprende circa 1.000 piante non autoctone e circa 20.000 varietà e specie di particolare valenza botanica.

Un sistema disboscamento prima e di ripopolamento con moltissime piante rare provenienti dal mondo intero ne hanno fatto uno dei bei giardini botanici d’Europa

Nello splendido edificio di gusto eclettico dell’ex portineria dei Giardini Botanici, sono esposti preziosi e delicati quadri naturali: l’Herbarium Britannicum del Capitano Neil Mc Eacharn che comprende 43 teche nelle quali è possibile ammirare specie di flora spontanea del Regno Unito.

L’importanza del giardino non è data solo dal suo patrimonio botanico, seppur ricco di oltre 20.000 varietà e specie, ma dalla bellezza e armonia dell’insieme; l’impronta all’inglese del parco è arricchita dal gusto e dalla sensibilità latina attraverso l’inserimento di elementi tipici del giardino all’italiana.

martedì 25 ottobre 2011

L'incantevole valle del Gail.


Appena si lascia San Candido e si attraversa la frontiera per l’Austria si entra nella valle del Gail, una valle situata appunto tra il Tirolo orientale e la Carinzia.

Prende il nome dal fiume Gail, affluemte della Drava, che la attraversa interamente in -direzione ovest –est tra Obertilliach a Villach.
Nella Bassa valle della Gail una cospicua minoranza della popolazione parla dialetti sloveni.
Sempre nella Bassa valle della Gail un'alta percentuale della popolazione di lingua tedesca (più del 20% in entrambi i distretti in cui è suddivisa) è di confessione cristiana evangelica seguito dell’editto di tolleranza emanato nel 1782 dall’imperatore Giuseppe II d’Asburgo.
La valle che è ripartita amministrativamente tra Lienz, Hermagor e Villach è costellata di stupende chiese, suggestive con i loro campanili che sovrastano il meraviglioso paesaggio.
Tra queste assume grande importanza il santuario della Madonna di Maria di Luggau meta,alla fine di Settembre, di pellegrinaggi da Sappada, Sauris e Comelico.
In passato la valle della Gail era una zona essenzialmente agricola, altre attività svolte erano l'allevamento di cavalli e l’alpeggio e l’alpeggio.

Oggi la valle vive tuttavia principalmente di turismo.

Le principali  attrazioni sono il comprensorio sciistico di Pramollo, l'alta via Carnica ed il lago di Presseger incastonato nel secondo canneto più grande dell’Austria.

lunedì 24 ottobre 2011

Trieste: la tranvia di Opicina


 Trieste  è una città piurale per antonomasia con paesaggio vario: tra mare e montagna, tra colline verdeggianti e le rocce calcaree del Carso.
Al tempo stesso un intreccio di culture ed etnie in cui si sono incontrati scrittori, pittori, filosofi e musicisti provenienti da Oriente e da Occidente.
Ed ancora luoghi di culto di diverse fedi religiose; l’italiano, lo sloveno e il tedesco che si intrecciano nei mercati alle tante lingue come pure croati, serbi, rumeni, greci, austriaci, tedeschi, sloveni, oltre naturalmente agli italiani.
Ma non solo, è anche la città che ci riporta a Joyce, Italo Svevo e Saba che soggiornarono a Trieste.
Trieste rimane il centro di una cultura mitteleuropea ed è sede altresì di centri scientifici di altissimo livello mondiale.
Questi sono i tratti essenziali di Trieste, ben nota anche per la piazza dell’Unità d’Italia di rara bellezza , per le chiese di vario culto e per la mirabile cattedrale di San Giusto e per i rinomati caffè culturali
Queste sono le sintetiche note su una citta fondata dai Romani e che vanta nel corso dei secoli una storia movimentata ed intrecciata di eventi. In questo teatro singolare è operativa e su questo mi voglio soffermare, la tranvia di Opicina inaugurata più di un secolo fa (più conosciuta nella dicitura tram de Opcina in dialetto triestino, Openski tramvaj in sloveno), una delle attrazioni turistiche della città di Trieste. E' una linea tranviaria interurbana panoramica, forse unica al mondo ; è un tratto con forte pendenza lungo il quale le vetture vengono spinte (in salita) o trattenute (in discesa) da un particolare impianto a funicolare. La pendenza massima della tratta tocca il 26% per poi ritornare fino all'8% allorquando le motrici, lasciato il carro-scudo, continuano il loro viaggio fino all'abitato di Villa Opicina.
Lungo il percorso si aprono numerosi splendidi scorci panoramici sul golfo e parecchie sono le passeggiate ed i sentieri che si dipartono dalle varie fermate.

jesi e i suoi monumenti civili e religiosi



Nelle Marche si trova, non distante da Ancona e Macerata, Jesi una città importantissima dal punto di vista storico,artistico e culturale.

Jesi che secondo una leggenda fu fondata da re Esio, re di Pelasgi che qui giunse direttamente dalla Grecia nel 1500 a.c ha origini molto antiche.
Si ritiene che sia stata l'ultimo avamposto degli Umbri in territorio piceno. Nel IV secolo a.C. i Galli Senoni, popolazione celtica calata dal nord e così detta dalla città di provenienza - l'odierna Sens in Francia. I Galli Sènoni scacciarono gli Umbri, si stanziarono sulla costa orientale dell'Italia, da Rimini ad Ancona e vi fondarono "Sena Gallica" (Senigallia) .
Jesi che diede i natali a Federico II di Svevia ed al compositore Giovanni Battista Pergolesi, assurge a vero faro culturale delle Marche, anche perché fu una delle prime città italiane a istituire una tipografia. Fu qui che Manuzzi modificò i caratteri di stampa, che prima erano in legno, utilizzando il piombo
Jesi i raccoglie in se monumenti artistici di grande livello artistico come ads esempio il palazzo della Signoria una delle ultime e più notevoli opere di Francesco di Giorgio Martini che lo concepì con l’armoniosa fronte a grandi superfici nude interrotte da finestre parzialmente di tipo guelfo con l’unica decorazione del grande leone rampante coronato stemma della città.
Jesi è al tempo stesso ricca di stupende chiese.
Tra queste eccelle il Duomo dedicato a San Settimio, e costruito tra il XIII e il XIV secolo ad opera di Giorgio da Como, e rifatto tra il 1732 e il 1741 da Domenico Barrigioni Della vecchia costruzione rimangono, all'interno, i due leoni-acquasantiere già facenti parte del portale della chiesa. Il campanile, che caratterizza il profilo urbano, è opera del locale Francesco Matellicani, che lo eresse nel 1782-84 ispirandosi a quello vanvitelliano del santuario di Loreto
Il convento di San Floriano è la chiesa più importante della città sotto il profilo storico e religioso. Infatti fin dal XII secolo fu dedicata al patrono della comunità jesina e qui si svolgevano le più importanti cerimonie pubbliche tra cui, il 4 maggio, la presentazione del Palio da parte dei Castelli di Jesi segno di sottomissione alla città. Negli stipiti della porta d'ingresso sono tuttora visibili alcune pietre intagliate in stile romanico della precedente chiesa medioevale. Fu allora che la planimetria venne modificata collocando l'ingresso verso la piazza, con la creazione di nuove cappelle che ben presto si arricchirono di monumenti sepolcrali ed opere d'arte, tra cui la Deposizione, la Annunciazione e la Pala di Santa Lucia di Lorenzo Lotto, realizzate tra il 1512 ed il 1532 ed ora conservate nella Pinacoteca Civica assieme ai sarcofagi e ai bassorilievi che originariamente la adornavano. L'interno è a pianta centrale ellittica sormontato da uma bellissima cupola a base ovale riccamente decorata di stucchi e affreschi con le Storie di San Francesco
Non meno interessante è la chiesa di San Marco che sorge poco fuori dalla cerchia delle mura, fa parte di un complesso monastico di clausura.
Venne eretta in stile gotico nel XIII secolo epresenta una facciata tripartita aperta da un ricco rosone in cotto sormontante un portale marmoreo. L'interno è diviso in tre navate da pilastri ottagonali che reggono volte a crociera. Vi si conservano alcuni affreschi trecenteschi, della scupla riminese riconducibile a Giovanni e Giuliano da Rimini e ad artisti di ambito fabrianese.

domenica 23 ottobre 2011

Il Monastero di San Sergio centro della cristianità ortodossa in Russia.

L’Epifania coincide con il Natale per gli ortodossi e pertanto in questa giornata è giusto soffermarsi sui maggiori centri della spiritualità ortodossa. Non si può non parlare quindi della Russia ed in particolare del Monastero della Trinità di San Sergio che non ha eguali né in Russia né nel mondo intero.

Il monastero che è situato circa a 75 chilometri a nord-est da Mosca, e che si raggiunge attraverso l'autostrada per Jaroslavl', è patrimonio dell’Umanità per l’Unesco e presenta un imponente muro di cinta di forma trapeizodale fortificato da 10 torri che circondano il complesso.
Fondato attorno al 1345 da Sergio di Radonež, il Monastero della Trinità di San Sergio è uno dei più importanti centri religiosi e mete di pellegrinaggio della Russia. Nel 1608, durante la cosiddetta epoca dei disordini, i monaci resistettero all'assedio dell'esercito polacco e intorno al 1680 il giovane Pietro il Grande vi trovò rifugio durante la rivolta degli Strelitzi. Il monastero fu chiuso nel 1919, ma riaprì nel 1946 quando divenne la sede centrale della Chiesa ortodossa russa. Nel 1988 la sede fu trasferita.
All'interno del Monastero della Trinità di San Sergio vi sono molte attrazioni, le più visitate delle quali sono la Cattedrale dell'Assunzione, la Cattedrale della Trinità e il Refettorio di San Sergio. Ci sono molte altre chiese, un palazzo che ospita gli appartamenti degli zar e il refettorio, dedicato a San Sergio. È particolare il campanile, dagli esterni molto decorati, intonacati in azzurro e in bianco.
La Cattedrale dell’Assunzione, dalla cupola centrale dorata, circondata da altre quattro blu con stelle brillanti, è situata nel cuore del monastero.
I pittori dell'acclamata scuola di artisti di Jaroslavl', guidati da Dmitrij Grogorev impiegarono 100 giorni a decorare il sontuoso interno nel 1684. I loro nomi sono incisi in un affresco del Giudizio universale sulla parete a ovest.
Le spoglie di san Innocenzo, metropolita di Mosca, rappresentano la reliquia di maggiore importanza della cattedrale. Aperte al culto nella stagione estiva quando la cattedrale dell’Assunzione diventa chiesa principale del monastero per lo svolgimento delle funzioni liturgiche.
La Cattedrale della Trinità è il monumento principale e il più antico dell'intero complesso monastico. Fu eretta sulla tomba di San Sergio nel 1422, anno della sua canonizzazione. Le spoglie del santo sono racchiuse in una teca all'interno della cattedrale e sono ancora meta di pellegrinaggio.
Il maggiore tesoro artistico della cattedrale è rappresentato dalla magnifica iconostasi a cinque fila incastonata di icone eseguite in prevalenza da san Andrei Rubljov e dai maestri della sua scuola nei primi tre decenni del XV secolo. E’ in questa cattedrale che avviene la tonsura e la vestizione dei monaci del monastero.

Refettorio di San Sergio - La chiesa, situata nella parte meridionale del monastero, fu costruita per volere degli zar Ivan e Pietro tra il 1686 e il 1692. Il refettorio, la cui superficie supera i 500 metri quadri, all’epoca era uno dei più vasti edifici dal tetto a volta senza alcuna colonna di sostegno. In esso si svolgevano i banchetti e i ricevimenti solenni.
Ed ancora il campanile che si innalza sul lato nord della piazzetta delle cattedrali. La sua costruzione durò dal 1741 al 1768. È alto 88 metri, vale a dire 11 metri in più del campanile del monastero di Novodevičij e 6 in più del campanile di Ivan il Terribile, nel Cremlino di Mosca.
Ed infine la chiesa dei Santi Zosima e Saba, la chiesa di San Nikon e la chiesa di San Michea.

La danza macabra di San Vigilio a Pinzolo e l'itinerario dei Baschenis.



Le valli del Trentino sono da sempre mete preferite dai turisti, sia in estate, sia in inverno per le amene bellezze paesaggistiche. Ne sono d’altra parte una feconda testimonianza il parco protetto dell’Adamello e del Brenta e l’incantevole "Madonna di Campiglio" rinomata per le sue eccellenti piste sciistiche.
Sarebbe comunque riduttivo ricordare questi luoghi soltanto per gli aspetti naturalistici.
Infatti sono senza dubbio importanti anche dal punto di vista artistico ed in particolare per il cosiddetto itinerario dei Baschenis, maestri pittori provenienti dal Bergamasco nel XVI secolo, che hanno affrescato le chiese della Val Rendena, delle Giudicarie, e della valle del Sole,tanto per menzionarne le principal.
Il centro più importante da visitare è Pinzolo nella val Rendena, ove spicca per superba bellezza la Chiesa di San Vigilio, ( Santo assai noto nella regione per avere convertito i pagani)anteriore al Mille e costruita prima che l'imperatore Corrado II il Salico donasse Pinzolo al vescovo di Trento. E' particolarmente nota per la Danza Macabra eseguita attorno al 1540 da Simone Baschenis. L'affresco assume il carattere di un'allegoria della morte universale che arriva fino a noi, cioè del destino inesorabile a cui nessuna creatura umana può sottrarsi.
I morti sono raffigurati come scheletri, nettamente definiti e vivaci che accompagnano nel ballo i vivi, deboli e rassegnati per l’ineluttabile morte.

Anche l’interno della chiesa è pregevole e dal punto di vista iconografico:assume rilievo la crocifissione che vede ai piedi della croce più donne insieme alla Madonna e a Giovanni. E’ un immagine attinta dai vangeli apocrifi, oggi considerata contraria ai canoni ecclesiastici, secondo cui la la Croce ha ai piedi soltanto Maria e Giovanni.
A qualche chilometro da Pinzolo e per l’esattezza a Carisolo si può ammirare infine un’altra chiesa affrescata da Antonio e Simone Baschenis in cui compare sempre ilmotivo allegorico della danza macabra.

sabato 22 ottobre 2011

I caffè storici e letterari di Torino.


Torino, come Praga e Trieste, è ricca di caffè storici e culturali in cui si è fatta la storia d’Italia.

Ciò accade da tempi antichi, già dall’epoca di Carlo Alberto di Savoia Carignano che, rivolgendosi ai suoi consiglieri, domandava per essere informato sulla situazione politica cosa si dicesse al Caffè Torino.
Cavour era solito recarsi al Caffè Fiorio, Massimo D’Azeglio, Giolitti ed Einaudi preferivano Baratti&Milano, mentre De Gasperi si rilassava al Caffè Torino. Alexandre Dumas era un habitué del Bicerin (il “bicchierino”), Guido Gozzano frequentava le sale Art Nouveau di Mulassano,
Ed ancora proprio in piazza Carignano si trova ancora oggi Il Cambio, caffé-ristorante che, a dispetto del nome, conserva uno stile passato indenne attraverso le mode. Definito «succursale del parlamento», era affollato di deputati, uomini di governo, alti burocrati. Camillo Benso di Cavour ne era cliente fisso, e targa in bronzo e nappa tricolore segnano ancora il posto a lui riservato per il pranzo.
Un altro breve tratto di portico e ci si trova in via Po, al Fiorio. Tra gli habitué figuravano personaggi eccellenti, da Giovanni Prati a Cavour, che qui discuteva con D'Azeglio e Rattazzi le sorti della neonata Italia. Del tempo che fu il vecchio Fiorio mantiene, nelle tranquille sale interne, i suoi tratti caratteristici: camerieri lenti e silenziosi, divanetti imbottiti che invitano al sommesso conversare, stucchi ingialliti, specchi che paiono moltiplicare il passato splendore.
Nella piazza della Consolata, si trova Al Bicerin che trae il nome dall’omonima bevanda (un misto di cioccolata, caffé e crema di latte) in esso inventata e sapientemente servita.

È una piccola, calda saletta aperta nel 1763 come «bottega dell'acquacedrataio e confettiere» da Giuseppe Dentis e trasformata in cioccolateria nella prima metà dell'Ottocento.
Chi visita Torino dunque non può trascurare di entrare in uno dei famosi caffè e goderne l'atmosfera piena di fascino.

Grinzane sulle orme di Cavour.

Nell’incantevole paesaggio delle Langhe, tra immense distese di filari di vite, a pochi chilometri da Alba, si trova il piccolo paese di Grinzane, o meglio Grinzane Cavour, proprio a ricordo del grande statista del Risorgimento.

L’illuminato uomo politico fu infatti sindaco per diciassette anni: nominato tale nel maggio 1832, a ventidue anni; ne mantenne la carica fino al febbraio 1849
Proprietario di molti fondi agricoli, il conte Camillo sperimentò nuove tecnologie in cantina per cui, insieme alla marchesa Vitturnia Colbert Falletti,che all’epoca dimorava nel castello di Barolo, dirimpetto a Grinzane, può essere considerato uno dei padri del vino Barolo.
Ma veniamo a descrivere il Paese: è dominato dall'imponente castello medioevale sede dell'enoteca regionale e già centro della tenuta agricola di proprietà della famiglia Cavour, dove trova sede anche l’omonio premio letterario.
L’imponente castello realizzato intorno alla torre centrale della prima metà del secolo XI, oggi dopo recenti e rilevanti restauri iniziati nel 1960 può essere ammirato in tutta la sua bellezza. Strutturato su una pianta quadrilatera con un'alta torre, ospita l'Enoteca Regionale Piemontese Cavour, prima nella regione, ed i due musei: Museo con cimeli cavouriani e un Museo Etnografico.
Nelle sue sale infatti si possono ammirare allestimenti sul Tartufo, rari oggetti dell’enogastronomia locale, una distilleria del ‘700, bottega del bottaio, , come anche i mobili, manoscritti e la Fascia Tricolore del Sindaco che appartennero al Cavour.

La frazione Leopardi ed il colle Sant'Alfonso nel territorio di Torre del Greco.




Qui sull'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor nè fiore,
Tuoi crespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti.

Questi sublimi versi del Leopardi ci portano a Torre del Greco e per l’esattezza alla frazione Leopardi di Torre del Greco che prende il nome appunto dal famoso poeta dell'ottocento
Qui Leopardi si rifugiò,arrivandovi da Napoli con l'amico Ranieri e sua sorella Paolina, per ritemprarsi nella salute nella villa delle Gineste ospite del principe Ranieri.Durante la sua breve permanenza alle falde del Vesuvio egli compose gli ultimi Canti "La ginestra o il fiore del deserto" (nel quale si coglie l'invocazione ad una fraterna solidarietà contro l'oppressione della natura) e Il "tramonto della luna".
Nel febbraio del '37 ritornò a Napoli con il Ranieri, ma le sue condizioni si aggravarono e il 14 giugno di quell'anno morì
La frazione Jeopardi,mite nel clima, rappresenta dunqueun luogo fondamentale dell'intero itinerario leopardiano e ha scorci panoramici stupendi, da un lato lo "sterminator Vesevo" e dall’altro lo sguardo sul meraviglioso specchio d’acqua del golfo di Napoli
Non lontano da questo luogo immortalato dal Poeta Leopardi si erge il Colle di Sant’Alfonso da cui si ammira un panorama mozzafiato sull’intero gpartenopeo con lo sfondo la penisola sorrentina e l’isola di Capri.
Il Colle di S. Alfonso è di chiara origine vulcanica. Nel 1500 su questo colle fu eretta una piccola cappella dedicata all'Arcangelo S. Michele.
Nel 1600 si insediò sul colle una comunità di Padri camaldolesi napoletani e dopo alterne vicende, con l’unità di Italia i monaci camaldolesi furono cacciati ed alla fine della seconda guerra modiale il colle fu acquistato dai Padri Redentoristi di S. Alfonso Maria De Liguori che rivalutarono l'intera struttura riportandola agli antichi splendori. La chiesa è di stile Barocco e si erge turrita sul monte insieme al monastero. All'interno vi sono stucchi e marmi pregiatie si distinguono i quadri di S. Michele, S. Gennaro e S. Romualdo. Nell'edificio adiacente alla chiesa c'è una ricchissima biblioteca.
Sono luoghi non del grande pubblico, ma certamente di elevato livello culturale e paesaggistico.

venerdì 21 ottobre 2011

S.Stefano del Cacco ed il culto Isiaco

Moltissime chiese di Roma si trovano costruite su luoghi di culto di religioni precristiane.
E’ il caso di San Clemente e Santa Prisca per quanto riguarda il culto mitraico di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo.
Non meno interessanti sono i luoghi di culto egizi e particolarmente quelli isiaci cioè dedicati ad Iside, la dea della natura della fecondità e madre di tutte le cose.
In Roma, il culto isiaco fu perseguitato a più riprese e si propagò in tutte le parti dell’impero. In Italia, il culto della divinità egizia si sviluppò prevalentemente nell’epoca Imperiale, ed ebbe una diffusione di gran lunga maggiore rispetto a quello di Dionisio (Bacco) e Cibele.
Molte sono le tracce e testimonianza di questo culto a Roma e la più antica è l'Iseo Campense la cui ubicazione è identificabile in un passo di Giovenale che lo colloca nei pressi dei Saepta Iulia, ma soprattutto in base a tre frammenti della Forma Urbis,che ci permettono anche di ricostruirne le dimensioni in pianta (220x70 mt.)
La complessa struttura del tempio si sviluppa secondo un asse Nord-Sud, ed è compresa attualmente a Nord da piazza S. Macuto e via del Seminario , a Est da via di Sant'Ignazio.
Quasi nulla sopravvive delle strutture del tempio, ma possiamo trovare numerose tracce della sua presenza presso la chiesa di S. Stefano del Cacco che ospitava sulla sua facciata una statua del dio Thot, sotto forma di cinocefalo, ribattezzata subito dal popolino con il nome di "Macacco" e poi "Cacco", mentre nello stesso luogo è stata rinvenuta una dedica a Serapide
L'origine della chiesa è molto antica ed è fatta risalire a papa Pasquale I nel IX secolo, la cui immagine era raffigurata nel mosaico absidale distrutto nel 1607.
Risalgono al XII secolo il campanile, inglobato ora nel monastero accanto, e l'abside.
L'interno si presenta a tre navate (tipo basilicale). Conserva un affresco di Perin del Vaga raffigurante Cristo in pietà, e nell'abside il Martirio di santo Stefano di Cristoforo Casolani.

giovedì 20 ottobre 2011

Il poppy day a Londra


Uno sguardo alle tradizioni britanniche rispettatefedelmente ogni anno!
Se vi capita di soggiornare a Londra od altrove nel Regno Unito nel mese di Novembre o comunque da fine ottobre fino a metà novembre potrete notare che grande maggioranza dei cittadini britannici espone sulla giacca un papavero rosso di carta o di plastica.
Ma perché?
Il papavero è indossato per commemorare il sacrificio dei veterani e dei civili nella Prima Guerra Mondiale ed in altre guerre, durante le settimane che precedono il giorno del ricordo (Remembrance Day) l’11 novembre.

Il simbolo, invero molto antico era stato adottato negli anni 20, alla fine della Prima Guerra Mondiale, perché il papavero, un fiore selvatico, era l'unica pianta che cresceva nelle trincee dopo le battaglie che devastarono zone del nord della Francia e del Belgio

il "poppy": il papavero rappresenta in particolare il ricordo della carneficina di soldati britannici nei campi di guerra delle Fiandre. I prati, secondo la narrazione storica apparvero rossi di sangue, come nella stagione del raccolto, scarlatti per i papaveri. A guerra finita, la Gran Bretagna inizio' a ricordare i suoi 750 mila caduti, con il "poppy".
Il Remembrance Day (Armistice Day) è dunque un giorno di commemorazione osservato nei paesi del Commonwealth e in diversi stati europei(comprese Francia e belgio per commemorare la I guerra mondiale e altre guerre.
E’ una bella e forte testimonianza del vivo ricordo dei britannici per i caduti negli eventi bellici di tutti i tempi. E' una ricorrenza difficile da dimenticare!

La Roma mitraica.


Roma è senza dubbio il centro della Cristianità, la città eterna per antonomasia, meta di attrazione per visitatori di tutto il mondo cristiani e non.
Ma Roma è anche uno dei centri principali dell'arte di tutti i secoli,come è testimoniato dai moltissimi monumenti antichi, chiese e palazzi.
Vogliamo soffermarci in particolare sulla Roma mitraica perché non tutti sanno forse che ancor prima della diffusione del primo cristianesimo, un’altra importante religione era professata a Roma:quella dedicata al culto mitraico.
Il mitraismo, per molti versi ancora ignoto, perché privo di testimonianze scritte,
è un'antica religione ellenistica, basata sul culto di un dio chiamato Meithras che apparentemente deriva dal dio persiano Mitra e da altre divinità dello Zoroastrismo.
E’ una religione misterica sorta nell’area del Mediterrano orientale intorno al II-I secolo a.C. e venne praticata anche nell'Impero Romano, a partire dal I secolo a.C., per raggiungere il suo apogeo tra il III ed il IV secolo, quando fu molto popolare tra i soldati romani. Il Mitraismo scomparve come pratica religiosa in seguito al decreto Teodosiano del 391, che mise al bando tutti i riti pagani, e apparentemente si estinse poco più tardi.
In ogni tempio mitraico, il posto d'onore era occupato da una rappresentazione del dio Mitra, in genere raffigurato nell'atto di uccidere un toro sacro, (tauroctonia): questa scena rappresenterebbe un episodio mitologico, più che un sacrificio animale.
Roma è piena di mitrei: basti pensare a quello di San Clemente, al mitreo Barberini, a quello delle terme di Caracalla, al mitreo di Santa Prisca ed a quello del circo Massimo
Nella chiesa di San Clemente una ripida scala in fondo alla navata sinistra porta a sotterranei antico romani preesistenti alla prima basilica ove si svolgevano appunto i riti eoterici dedicati al dio Mitra. La testimonianza è data proprio da un bel mitreo: la lunga sala sembra una grotta in cui sono ben visibili gli spazi per i sedili e per la collocazione delle vivande rituali nel fondo vi è un cippo scolpito con la più tipica rappresentazione del Dio Mitra che immola un toro morso da un cane e attanagliato da uno scorpione, mentre un serpente lecca il sangue che esce dalla ferità.
Un mitreo altrettanto importante è quello di Santa Prisca. Nei sotterranei della casa romana della matrona Prisca e di suo marito Aquila vi è collocato un mitreo del III secolo ornato da strane e tipiche figure misteriose del culto esoterico.
Ma questi sono soltanto alcuni esempi di una religione iniziatica da approfondire e di cui vi sono a Roma, come in altre città d'Italia tracce importanti.

L'architettura contemporanea di Meier a Roma


Roma non eccelle in campo artistico soltanto per le mirabili opere d’arte che abbracciano tutti i periodi da quello della Roma antica a quella paleocristiana, dalla medievale alla romanica fino al seicento barocco di cui Roma è una vera Capitale,
Si distingue e anche, sia pure in misura minore, rispetto a città, come New York e Berlino, tanto per citarne soltanto due ,per l’arte contemporanea
Un architetto di eccezione che ha lavorato a Roma è Richard Meier, americano, importante esponente del purismo formale del moderno ispirato moltissimo da “Le Coubusier” a tal punto da fargli dire Evidentemente, io non potevo creare i miei edifici senza conoscere ed amare i lavori di Le Corbusier. Le Corbusier ha esercitato una grande influenza sul mio modo di creare lo spazio.
Ebbene a Roma egli ha progettato il nuovo complesso museale dell'Ara Pacis concepito per essere permeabile e trasparente nei confronti dell'ambiente urbano, senza compromettere la salvaguardia del monumento.
Nel progetto di Meier dominano le trasparenze, il bianco, la luce in una struttura che si offre allo sguardo grande e autorevole come un monumento antico e allo stesso tempo 'aperta' come un'opera moderna.
Non è la sola opera di Meyer perché ormai da anni, dopo molte polemiche ed un percorso accidentato è stata costruita nel quartiere popolare di Tor tre Teste la chiesa del Padre Misericordioso che appare improvvisamente, piena di luce e di forza espressiva, tra i grandi palazzi del moderno quartiere romano di Tor Tre Teste.
Come molte altre opere dell'architetto statunitense, la chiesa fortemente voluta per il Giubileo da Giovanni Paolo II, è cromaticamente bianca ed è composta da tre vele, la più alta delle quali raggiunge un'altezza di 26 metri. Le vele sono autoportanti, per realizzarle sono state suddivise in grandi pannelli prefabbricati a doppia curvatura, ciascuno del peso di 12 tonnellate.
La chiesa è stata costruita con uno speciale cemento mangiasmog cheper effetto della fotocatalisi si autopulisce.