mercoledì 30 novembre 2011

La Madonna dei Monti Lussari punto d'incontro delle culture italiana, austriaca e slovena.

 

 

Nei pressi di Tarvisio vi è il monte Lussari, un’importante cima delle Alpi Giulie ove vi è un convento sorto nel XVI secolo.
Si raggiunge dalla frazione di Camporosso, ad 805 m s.l.m.  mediante parte una moderna telecabina, che con una lunghezza di 3.070 m ed una portata di 1.880 persone/ora porta in poco più di 11 minuti a quota 1.760, ai piedi del borgo abitato ed all’inizio delle pista da sci.
Dalla cima si gode uno stupendo panorama  sulla conca del tarvisiano e sulle alture circostanti, quali i gruppi del Mangart e del Jof di Montasio.
La notorietà del monte Lussari è dovuta soprattutto al santuario mariano che è situato proprio sul luogo ove fu trovata una prima cappella ove era custodita una statuetta della Madonna con il Bambino.
L’attuale chiesa risale invece al 1500 ed al 1600. Nel corso dei secoli ha subito alcuni danneggiamenti: nel 1807 venne colpita da un fulmine e nel 1915 venne colpita da una bomba, ma venne sempre ricostruita. Nell’anno 2000, in occasione del Giubileo, la chiesa è stata completamente ristrutturata e rinnovata.
La chiesa è chiamata anche “dei tre popoli”, in quanto è luogo di pellegrinaggio per le genti di tutte e tre le nazionalità confinanti: austriaci, italiani e sloveni. che vedono nella Madonna con il bambino  la donna della pace e della fratellanza.

martedì 29 novembre 2011

L'EUR un raro modello urbanistico:una città nella città.

 

 

Per anni si è parlato poco dell’EUR di Roma vanto dell’archeologia contemporanea.
Infatti soltanto recentemente critici d’arte ed urbanisti ne dedicano l’attenzione.
La ragione c’è: per molti anni si era sopito l’interesse perché l’EUR è un’opera del fascismo e fortemente voluta da Benito Mussolini.
Sono gli scherzi della storia!
Si tratta du un complesso urbanistico ed architettonico progettato negli anni trenta del Novecento in previsione di una Esposizione Universale mai svoltasi.
Il complesso ospita alcuni esempi di architettura monumentale, che convivono con edifici moderni edificati nei decenni successivi.
La progettazione si deve ad un complerro di archietti coordinato da  Piacentini e costituito da Pagano,Piccinato,Vietti e Rossi.
La struttura prevede un impianto viario ad assi ortogonali ed edifici architettonici maestosi ed imponenti, massicci e squadrati, per lo più costruiti con marmo bianco e a ricordare i templi e gli edifici della Roma imperiale.
L'elemento simbolo di questo modello architettonico è il cosiddetto "Colosseo Quadrato", soprannome dato al Palazzo della Civiltà Italiana ispirato all'arte metafisica. Altri monumenti di particolare rilievo sono:
Varie ne furono le vicissitudini, a causa della guerra ed il progetto per l’esposizione romana non fu mai portato a termine, ma fu ridefinito e completato negli anni successivi con edifici moderni, palazzi congressuali e architetture sportive.
Tra la piazza Guglielmo Marconi e il viale della Civiltà Romana lo scenografico scorcio prospettico è dominato dai monumentali porticati a giorno fungenti da raccordo fra i due edifici simmetrici e affrontati del Palazzo delle Scienze e del Palazzo delle Tradizioni Popolari, le cui ali terminali – costituenti gli avancorpi dei portici – portano su di sé due grandi arazzi musivi datati 1942.
Le due opere create da Depero (Le Professioni e le Arti) e Prampolini (Le Corporazioni) sono ideale terreno d’incontro tra architettura e arti contemporanee in una sintesi collaborativa tendente ad esaltare il ruolo artistico autonomo e originale del mosaico dei nostri giorni come fondamento estetico funzionale.
Attualmente si sono inseriti insediamenti moderni e prestigiosi ancora in via di costruzione come ad esempio il centro congressi cioè la nuvola di Fuxsas che daranno un ulteriore slancio all’architettura dell’EUR

lunedì 28 novembre 2011

La città di San'Angelo e la stupenda collegiata.

 

 Quando meno te lo aspetti, viaggiando per l’Italia anche in luoghi che ritieni di minora attrattiva, spunta qualcosa di suggestivo ed interessante.

E’ il caso  di Città di Sant’Angelo, situato su  un’altura a poca distanza da Montesilvano in provincia di Pescara.
L’antico borgo di Città Sant’Angelo possiede un fascino tutto particolare con la possente mole della Collegiata, i suoi palazzi gentilizi, le storiche porte d’ingresso alla città, le numerose e stupende chiese.
Il tutto conferisce al centro storico un aspetto particolare dove la dimensione artistica e culturale si fonde nel quotidiano con grande semplicità.
Assai animato è il corso che si snoda centrale lungo il centro storico e sul quale si affacciano i monumenti principali. Anche gli stretti vicoli spesso accompagnano il visitatore verso scorci del tutto inaspettati, aprendosi dinnanzi ad una chiesa, un monastero, una piazza o un museo.
Le origini di Città Sant’Angelo sono incerte e dibattute fra gli storici. L’unico dato certo è la presenza di piccoli aggregati sociali che la identificherebbero come Angulus un importante centro dei Vestini
 Ma il monumento simbolo di Città Sant’Angelo è senza dubbio la Collegiata di San Michele Arcangelo eretta nel secolo XIV su una precedente del secolo IX. L’edificio gotico ha sul fianco destro un porticato ad arcate ogivali su colonnine interrotte al centro dove si apre un portale cupidato ornato nella lunetta dal’rcangelo Michele.
Nell’interno vi sono sontuosi altari , un coro e leggio lignei ed un sarcofago del ‘400 del vescovo Amico di Buonamicizia.
Il borgo è chiamato anche il luogo de buon mangiare.

domenica 27 novembre 2011

Sulle orme di San Paolo della Croce all'argentario

 

La chiesa cattolica vanta molti mistici che hanno dedicato la loro vita completamente a Dio.
Tra questi eccelle un padre autentico del misticismo:Paolo della Croce, al secolo Paolo Francesco Danei (Ovada 3 gennaio 1594-Roma 18 ottobre 1775), fondatore della congregazione dei Passionisti diffusi in tutto il mondo ed animati dal motivo ispiratore dato dalla passione e la morte di Cristo.
La loro missione in particolare è quella di sollevare le persone in particolare quelle più povere ed emarginate dalle ansie e dagli stress della vita quotidiana, ricordando a tutti le sofferenze patite da Gesù e l’importanza del donarsi agli altri.
Egli vagò per l’Italia e dopo avere avuto l’autorizzazione a Roma per  la fondazione della congregazione, si ritirò nell'eremo della Santissima Annunziata, sul  monte Argentario
Fu fatto costruire nel 1737 da S. Paolo della Croce, in seguito al miracolo della visione della Vergine che gli indicò il perimetro esatto su cui innalzare il convento, e ancora oggi ospita una decina di Padri Passionisti
E’ una vera oasi di pace da cui si ammira un bellissimo panorama sull'arcipelago toscano ed in particolare Orbetello, la Laguna di Ponente e il Tombolo della Giannella
La piccola chiesa detta "Della Presentazione" ospita una bella immagine della "Maria Regina dell'Argentario" del Seicento  e fu visitata da Giovanni Paolo II nel 2000
Si può visitare la cappella del convento, piccola e raccolta, e, volendo, inginocchiarsi in preghiera nello stesso posto in cui sostò il Papa Giovanni Paolo II nel 2000.

sabato 26 novembre 2011

Yaroslavl: gemma dell'anello d'oro.

 

 

La grande madre Russia, come è chiamata dai suoi abitanti, non solo vanta le superbe città di Mosca e San Pietroburgo, ma anche quella di Yaroslavl
E’ un grande centro , con il porto sul fiume Volga, sede di università e di aeroporto. La città si trova a circa 300 km a nord-est di Mosca, ed è attraversata dalla ferrovia transiberiana. E'stata fondata nel 1010 esattamente un millennio fa dal Principe Yaroslav il Saggio sull'alta riva del Volga.
Proprio per questa ragione quest’anno vi sono state a Settembre di quest'anno grandi manifestazioni celebrative alla presenza dei Capi di stato dei principali paesi del mondo.
Nel 1612 fu la capitale de facto della Russia, poiché Mosca era stata occupata dai polacchi. A Yaroslavl fu decisa la candidatura di Mikhail Romanov, a zar di tutte le Russie.
Questa è la storia in pillole
La città in cui si trovano bellissimi edifici religiosi e civili gelosamente conservati, è meta di un turismo nazionale e internazionale e fa infatti parte del cosiddetto anello d'oro. La città vecchia è iscritta al patrimonio mondiale UNESCO dal 2005.
Oltre a vantare una storia di dieci secoli Yaroslavl e' famosa per i suoi monumenti, piu' di 800, che l'hanno fatta definire dall'Unesco un esempio incomparabile di politica urbanistica del XVIII secolo. Ancor oggi e' esemplare il piano regolatore del 1778, voluto da Caterina la Grande con i suoi quartieri regolari orientati sui maggiori capolavori. Fra questi spicca il Monastero della Trasfigurazione del Salvatore. Il Monastero e' collocato all'ingresso del centro storico e chiunque arriva lungo Via Mosca e' colpito dalla sua bellezza.Vi sono forti testimonianze dei secoli precedenti. Per esempio alcuni scavi al suo interno hanno riportato alla luce un tempio del XIII secolo.  Allora e per un certo periodo di tempo Yaroslavl svolse le funzioni di capitale in cui il nostro monastero assunse il ruolo politico del Cremlino Lo stemma cittadino raffigura un'orsa nera nell'atto di imbracciare un'ascia dorata con la zampa sinistra, secondo un'antica leggenda relativa alla fondazione della città.
Le chiese più antiche della città risalgono al 17 ° secolo e appartengono al tipo cosiddetto Yaroslavl (costruito in mattoni rossi, con brillante esterni piastrelle).
La più bella è la Chiesa di Elia il Profeta, situata nella piazza centrale della città. L'insieme di affreschi sui muri e sulla volta all'interno della chiesa costituisce una rispettabile collezione di antichi dipinti russi.Un grandioso monumento a Yaroslav il Saggio domina completamente la grande piazza ed è la testimonianza del fondatore della città, colui che la leggenda racconta essere stato in grado di uccidere un orso a mani nude.
Yaroslavl è sede del Teatro Volkov (costruito nel 1750), il più antico teatro russo.

La città ha molte chiese ortodossa russa, una Vecchia chiesa credenti, una chiesa battista, una chiesa luterana, una moschea e una sinagoga.

venerdì 25 novembre 2011

Castelmola:il balcone della Sicilia.

 

 

Viaggiare in Sicilia,la meravigliosa Trinacria, è un susseguirsi di scoperte di luoghi incantevoli per la natura e per la ricchezza di cultura e di opere d’arte.
Vi è proprio l’imbarazzo della scelta.
Questa volta soffermiamoci sul balcone della Sicilia Castelmola  l’antica Myle , un cocuzzolo a strapiombo sul mar ionio a 36 km da Messina e a 49 da Catania.e a pochi km da Taormina.
Castelmola  deriva  il suo nome dal castello normanno che sovrasta il centro abitato e dalla forma della rocca su cui si trova, vagamente somigliante ad una mola di pietra (la macina del mulino).
E’ un vero balcone , giustamente definito  la vertigine della visione per l’incanto dei  fichi d'India, il maestoso Etna con i paesi aggrappati alle sue pendici, la  costa ionica, il  golfo di Giardini-Naxos, il Capo di S. Alessio, lo stretto di Messina e le coste .calabre sono le mirabili componenti.
Quando vi si arriva, si vorrebbe rimanere per ore e piange letteralmente il cuore nell’andar via da questo paradiso terrestre
Il  borgo, arroccato sulla montagna si distingue per il suo insediamento medievale caratterizzato da viuzze che si incontrano e si intersecano nella piazza principale.
Castelmola dominata dal Castello-fortezza di cui rimangono soltanto le mura normanne  ha conosciuto una storia intricata e fatta di sofferenze.
Prima i Siculi, poi Gerone di Siracusa nel 396 a,C, per passare poi  nel 902 al feroce Ibrahim, principe di Cairouàn,  che fa breccia nelle fortificazioni, devasta la città, fa strage degli abitanti ed esce poi da Myle per la porta che da allora è detta "dei Saraceni".
Molto tempo dopo nel 1078  Ruggiero il Normanno sconfigge gli Arabi e costruisce  un nuovo abitato fortificato intorno al castello ed è in quel periodo che il borgo comincia a chiamarsi Mola.
Quando gli Svevi subentrano ai Normanni, Mola li appoggia contro gli Angioini. Nel 1282 gli Angioini sono cacciati dalla rocca e la popolazione si schiera con gli Aragonesi.
I secoli seguenti sono difficili per gli abitanti, oppressi dal malgoverno spagnolo che li sottopone a pesantissimi prelievi fiscali, sacrifici e rinunce d'ogni genere.
Nel 1768  Castelmola  entra a far parte del Regno delle Due Sicilie e nel 1860, l'esercito borbonico è in fuga e la popolazione vota l'annessione al Regno d'Italia.
Insomma una storia intricata e complessa con alterne vicissitudini a cui questo borgo ha resistito nel corso dei secoli.

giovedì 24 novembre 2011

L'Agro Pontino: il culto della Dea Mater Matuta.

 

La pianura pontina viene sempre ricordata come l’insieme delle terre bonificate dalle paludi e dalla malaria al tempo del fascismo.
Poco si è detto e si dice ed ancora poco sul patrimonio paesaggistico, storico e  soprattutto archeologicoarcheologico.
In tutto il lazio era diffuso in periodo arcaico il culto per la Dea dell’alba Mater Matuta.
Invero un tempio bellissimo dedicato alla dea dell’alba esiste in forma integra e nella sua armoniosa bellezza  a Roma.
Consacrato da Romolo fu distrutto nel 506 a.c. e ricostruito nel 396 a.c da Marco Furio Camillo, nell'odierna area di Sant’Omobono realizzato, forse, all'epoca di Servio Tullio (secondo quarto del VI secolo a.C.).
La sua festa (Matrialia) veniva celebrata l'11 giugno a questo culto erano ammesse solo le donne vergini o sposate una sola volta, il cui marito era ancora vivo, mentre le donne schiave ne erano severamente escluse.
Un altro tempio,non certo meno interessante dedicato alla dea era nella città di Satricum nell'agro pontino, ora scomparsa.


Le prime notizie su Satricum ci sono fornite da Dionigi di Alicarnasso, autore di una lunga storia di Roma al tempo di Augusto. Secondo lo storico greco Satricum partecipò, nel 499 a.C., alla congiura delle trenta città latine contro Roma, ordita da Tarquinio il Superbo intenzionato a riconquistare il trono.
Non si hanno più notizie di Satricum per circa un secolo, anche a causa degli esiti della guerra tra Romani e Volsci (V sec. a.C.).
Nel 346 a.C. i Romani la rasero al suolo, risparmiando solo il tempio della Mater Matuta: da questo momento in poi Satricum smette di esistere come città e diventa un luogo di pellegrinaggio.
Il tempio compare ancora nelle cronache di Livio durante la seconda guerra punica (218-201 a.C.), quando i Romani considerarono cattivo presagio la caduta di un fulmine sul tempio della Mater Matuta, avvenuta nel 207 a.C., ultima data storica tramandata su Satricum.
La certezza che questo sito riservasse imponenti resti archeologici, si ebbe già nei primi anni del ‘900, in seguito ad occasionali rinvenimenti e scavi sistematici che hanno portato, per merito dell’istituto archeologico olandese, all’identificazione del tempio dedicato alla Mater Matuta e al rinvenimento di resti di edifici civili, di abitazioni, di impianti di difesa, di una necropoli di epoca volsca e di resti di una villa di epoca romana.

(L’illustrazione rappresenta una Mater Matuta in una statua cineraria del V sec. a.C. conservata a Firenze, Museo Archeologico Nazionale).



La chiesa di San Saba a Roma: un antichissimo cenobio orientale.

 

 

Quando si parla delle chiese romane dell’Aventino, si pensa subito alla chiesa di Santa Sabina e forse si dimentica la chiesa di S. Saba che fu in origine un antichissimo monastero, risalente all'inizio del secolo VIII, che, secondo la tradizione, si insediò in una casa appartenuta alla famiglia materna di papa Gregorio Magno, a sua volta costruita su un preesistente edificio romano, probabilmente la caserma della IV Coorte dei Vigili.
Il monastero venne istituito da monaci greci basiliani che al loro cenobio dettero il nome di Cella Nova, in ricordo del larum novum, un monastero di Gerusalemme anch'esso dedicato a S. Saba, abate di Palestina, morto nel 532 e seguace della tradizione monatica di Sant'Antonio Abate.
Si trattava di monaci orientali, provenienti dalla comunità fondata a Gerusalemme da san Saba e in fuga dalla Palestina travagliata da guerre, stragi e dall'espansione islamica: preso possesso del sito, vi istituirono un monastero che acquisì rapidamente fama e prestigio.
Nel X secolo il monastero probabilmente fu abitato da monaci benedettini, i quali avrebbero costruito la prima chiesa al di sopra dell'oratorio, che passò invece ad accogliere le sepolture dei monaci. Il monastero non subì successivamente sostanziali trasformazioni fino al momento della ricostruzione romanica avvenuta intorno al 1145, quando il monastero fu concesso ai monaci di Cluny da papa Lucio II.
Agli inizi del secolo successivo il complesso fu affidato ai Cistercensi, quindi ai Canonici Regolari ed infine al Collegio germanico ungarico retto dai Gesuiti, ai quali tuttora è affidata la parrocchia.
L'accesso avviene attraverso un bellissimo protiro posto in cima ad una gradinata.
L'interno della chiesa è a tre navate, divise da 24 colonne appartenenti ad edifici pagani, e concluse da tre absidi; la navata centrale, che risulta essere il doppio di quelle laterali, è illuminata da una serie di otto finestre che si aprono su entrambi i lati. Nell'abside vi sono, oltre alla sedia episcopale, ornata da un grande disco con mosaici cosmateschi, anche il ciborio, sorretto da quattro colonne in marmo nero venato di bianco, e gli splendidi affreschi del 1575. Esiste, inoltre, una sorta di quarta navata sul lato sinistro sulle cui pareti sono ancora visibili gli affreschi del secolo XIII.

mercoledì 23 novembre 2011

Il monte Nebo: la montagna della Terra Promessa.




 Una decina di chilometri a nord-ovest di Madaba guardando da Madaba verso il sistema montuoso degli Abarim si vedono due punte rocciose: la prima è il Monte Neboa (altezza 808 metri) e la seconda più ad ovest è Ras Sayaga (altezza 710 metri) che guarda nella valle del Giordano E’ uno dei siti biblici più importanti del Paese, sacro a ebrei, cristiani e musulmani. Laddove Mosé scruta ciò che mai potrà calpestare, c’è oggi una sorta di terrazza panoramica, una piattaforma sulla rupe con una imponente croce stilizzata a forma di serpenti di rame intrecciati.
Alcuni dicono che qui si trovi addirittura  la tomba di Mosè : secondo quanto dice il testo della Bibbia, "il grande condottiero" ricevette da Dio l'ordine di salire alla montagna di Abarim, verso il Monte Nebo e qui, dopo aver contemplato la terra promessa, morì. Da queste alture, è possibile contemplare la Terra Santa: infatti si può vedere benissimo tutto il territorio ad ovest della valle del Giordano; il panorama nei giorni limpidi è veramente grandioso e spazia oltre il fiume, lungo tutta la valle, fino al Mar Morto e a Gerusalemme
La chiesa primitiva del IV secolo testimoniata nel diario della Santa Egeria prima pellegrina in quei luoghi, venne sostituita nel corso del VI secolo da una grande basilica con battistero; ora la zona è affidata all'ordine dei Francescani che a partire dal 1933 hanno restaurato e parzialmente ricostruito il monastero e la chiesa con i relativi mosaici. Sulla sommità del monte, a Sayaga , oggi è possibile vedere i resti di una grande comunità religiosa del passato comprendenti vari edifici religiosi, una chiesa con pianta a trifoglio al lato est che corrisponde alla chiesa primitiva, poi quella successiva del VI secolo a tre navate, costruita ad ampliamento di quella precedente, e anche un battistero: tutti  ambienti  pieni di mosaici colorati e fra questi il più bello e il meglio conservato è quello del pavimento di una chiesa dedicata ancora a S. Giorgio.dotato di splendide figure faunistiche con scene di caccia.

Parigi e la statua della Libertà.


Quando si pensa alla Statua della Libertà , il pensiero corre inevitabilmente a New York, alla sua isola piena di emigranti in cerca del sogno americano. Infatti proprio lì svetta all'entrata del porto sul fiume Hudson, sulla rocciosa Liberty Island il monumento simbolo della metropoli americana e degli interi Stati Uniti d’America. Questa possente statua, alta 93 m e raffigurante una donna che indossa una lunga toga e sorregge in mano una fiaccola fu ideata da Édouard René de Laboulaye, costruita a Parigi su progetto di Frédéric Auguste Bartholdi e realizzata da Gustave Eiffel. La statua, come è noto, fu donata dai francesi agli Stati Uniti d'America e trasportata a NewYork ove fu inaugurata nel 1886.
La statua della libertà tuttavia non si ammira soltanto a New York perchè navigando a Parigi per la Senna, ci si trova ad un tratto di fronte alla statua della libertà situata nell’Ile de cygnes vicino al ponte Grenelle. Si tratta di una copia dell’omonima di New York ed è un regalo che gli Stati Uniti fecero alla Francia per celebrare il centenario della Rivoluzione francese, nel 1889. E' fatta in scala e misura una quarta parte dell'originale, con un'altezza di 11 metri ed è orientata verso sua "sorella" negli Stati Uniti.
Insomma ci troviamo di fronte ad una reciprocità di doni.
Un’altra copia in scala più ridotta si trova nei romatici giardini de Luxembourg sempre a Parigi rigogliosi di statue e monumenti quanto di alberi e piante. Passeggiando nel verde si possono ammirare molte di queste sculture, come la riproduzione ridotta della statua della libertà (modello per l'originale), la statua di Beethoven, la Bocca della verità, il Busto di Charles Baudelaire, e decine di altre riproduzioni di personaggi famosi, storici francesi e reggenti del passato.

martedì 22 novembre 2011

Porto Recanati: caleidoscopio di paesaggio, cultura ed arte.




Il legame tra Recanati e Giacomo Leopardi è indissolubile e per questo non solo turisti, ma soprattutto studiosi e critici letterari soggiornano a Recanati per consultare la biblioteca e studiare le "sudate carte" dell’insigne Poeta.
Non meno degno di rilievo è comunque per il visitatore Porto Recanati che si incontra lungo la costa Adriatica, proprio ai confini tra la provincia di Macerata cui appartiene e quella di Ancona.
Porto Recanati è proprio all’inizio della bellissima riviera del Conero che vanta anche altri luoghi ameni come Numana, Sirolo e la punta del Conero
Vi è un incantevole litorale costeggiato in gran parte da uno lungomare pedonabile che parte proprio dal centro di Porto Recanati;
Su di esso si affacciano le tipiche casette colorate dei pescatori, tutt'oggi presenti e attivi nel rispetto delle tradizioni, a ricordo dei tempi antichi in cui i pescatori, venendo dal mare distinguevano la casa proprio dal colore in cui era tinteggiata.
Ma Porto Recanati non è solo paesaggio marino e litorale affollato di stabilimenti balneari, alberghi e ristoranti; è anche importante per i reperti archeologici ed artistici.
La zona di Porto Recanati conserva infatti, poco più a sud dell'attuale centro, i resti della romana Potentia, colonia marittima fondata nel 184 a.C. e abbandonata nel V sec. d.C.; al XII sec. risale la fondazione dell'abbazia di S.Maria in Potenza, costruita nei pressi dei citati resti. La storia dell'attuale centro comincia invece nel 1299, quando Federico II ordina la costruzione di un castello e di un porto tra le foci dei fiumi Potenza e Aspio; il castello, più volte distrutto e ricostruito, fu completato nel XV sec, mentre il grande porto non fu mai realizzato. Nel XVI sec. la città cambia il proprio nome in Porto Giulio, in onore del papa Giulio II - di questo periodo è la costruzione della chiesetta della Banderuola, sul luogo della prima leggendaria "traslazione" della Santa Casa di Loreto. Da sempre strettamente legata alla città di Recanati, in quanto suo prezioso sbocco sul mare, Porto Recanati raggiunge l'autonomia solo nel 1893. Di notevole interesse artistico è la Pinacoteca Moroni.
Una curiosità linguistica: pur scarsamente documentato, il dialetto della città costituirebbe una parlata di transizione tra quelle anconetane e quelle maceratesi, in una sub-area del gruppo anconitano detta osimano-lauretana,che comprende parlate già differenti dall'anconitano vero e proprio per l'influsso del maceratese.
Ed ancora: forti sono i legami tra Porto Recanati e l’Argentina e la storia comune iniziò con le grande ondate migratorie del 900.
Migliaia le famiglie marchigiane che arrivarono su queste sponde, perché spinte dalla mancanza di lavoro e la povertá nel natio loco ma portatori di una cultura millenaria e di valori etnici di cui rilevante è la traccia nel Paese sudamericano.

lunedì 21 novembre 2011

Arquà Petrarca perla dei colli Euganei.


"Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo"

Questo declamava Francesco Petrarca quando si rifugiò ad Arquà ove passò gli ultimi anni della sua vita fino alla morte.

Ed ancora:
Vasti boschi di castagni, noci, faggi, frassini, roveri coprivano i pendii di Arquà, ma erano soprattutto la vite, l’olivo e il mandorlo che contribuivano a creare il suggestivo e tipico paesaggio arquatense».

Si parla di Arquà non lontana da Monselice nel Veneto e per la precisione nella provincia di Padova

Un borgo medioevale, da un fascino immutato nel tempo, considerato la perla dei Colli Euganei.
Il paese abitato fin dai tempi romani, acquistò importanza dopo che Francesco Petrarca, sommo poeta della lingua italiana, desiderò trascorrere gli ultimi anni della sua vita nella caratteristica serena quiete del luogo. Il paese ne conserva la casa e la tomba con le spoglie.
Si può dire che viva nella memoria del poeta e cià favorì nei secoli successivi il sorgere di case e ville di molte famiglie venete, che costituiscono oggi un vero patrimonio artistico ed architettonico
Arquà petrarca conserva alcuni importanti edifici dei secoli XIV e XV,
Oltre alla tomba del poeta in marmo rosso, collocato sulla piazza del paese, va ricordata la chiesa arcipretale di S. Maria, di poco posteriore all'anno Mille, ampliata e impreziosita da un complesso pittorico dal gusto bizantino fino all'inlusso di Giotto: di particolare interesse è la tela di Palma il Giovane, "L'Ascensione".

Non meno interessanti sono la casa del Petrarca e l’oratorio della Trinità del secolo XII ed ampliato nel secolo XIV.

domenica 20 novembre 2011

Gli affreschi di Sant'Angelo in Formis.


L’abbazia di Sant’Angelo in Formis situata nei pressi di Capua è un gioiello dell’architettura romanica Si trova lungo il declivio occidentale del monte Tifata .ed inizialmente l’edificio è indicato come ad arcum Dianae ("presso l'arco di Diana"),

Successivamente ci si riferisce ad esso con le denominazioni ad Formas, Informis o in Formis. L'interpretazione etimologica è controversa: potrebbe rappresentare la vicinanza di un acquedotto ( in latino Forma) od anche l'ipotesi è che derivi dal termine latino forma ("acquedotto"), e che stia ad indicare la vicinanza di un condotto o di una falda; mentre dall’altra il termine si considera derivato dalla parola informis cioè “senza forma", e quindi "spirituale").

La basilica la cui prima costruzione si può far risalire all’epoca longobarda, sulla base dell'ampia diffusione del culto dell'arcangelo Michele presso i Longobardi alla fine del VI secolo.fu ricostruita dall’abate Desiderio di Montecassino (1072-1087) con il pieno rispetto degli elementi architettonici di origine pagana.

La facciata è preceduta da un porticato a cinque arcate e a destra si trova il campanile il cui basamento è costruito con blocchi di reimpiego, disposti in modo regolare e vi è inserito Si è pervasi subito da un forte misticismo ispirato dalla visione delle straordinarie pitture bizantino campane all’interno della basilica, rappresentativi di uno dei più completi cicli narrativi del XI secolo.

Ci troviamo di fronte ad una lettura visiva di brani del Vecchio testamento e del Nuovo per tutti coloro che non sapendo leggere, non avevano altro modo di accedere alle sacre scritture.

Nell’abside centrale è rappresentato con chiara iconografia bizantina Cristo benedicente tra i simboli dei quattro evangelisti e nel registro inferiore Desiderio che offre la nuova Basilica, San Benedetto e gli Arcangeli Raffaele, Gabriele e Michele.Nella controfacciata è affrescato il giudizio universale che dà una immagine completa di un Medioevo mistico e fantastico.

sabato 19 novembre 2011

La cerimonia del BAR MITZWA a Gerusalemme.

Un viaggio in Israele è pieno di significati ed emozioni culturali,storiche e religiose.
Sono presenti tutte le realta: l’ebraisno, il cristianesimo nel suo ampio panorama di latini, ortodossi ed armeni e l’islamismo.Queste culture diversificate sono testimoniate dai luoghi, le sinagoghe, le chiese bizantine e crociate e le moschee, nonché dai molteplici riti religiosi.
Ebbene sovente andando al muro occidentale e più comunemente al muro del pianto si assiste alla cerimonia del BAR MITZWA in cui il ragazzo che ha compiuto i 13 anni è introdotto dai genitori al tempio, Né più né meno di quanto si riferisce  nei Vangeli sinottici su Gesùsù presentato al Tempio Gesù.
Questo avviene quando compie tredici anni e diventa Bar Mizwà, cioè impegnato a tutti gli effetti all’osservanza delle norme religiose.
Questa tappa segna il passaggio ad una vita religiosa responsabile, e da questo momento cessa per il padre l'obbligo di sorvegliare i doveri religiosi del figlio.
In quest’occasione il ragazzo indossa per la prima volta il talleth (manto) per la preghiera e i tefillin (filatteri) che sono involucri di pelle nera in cui vengono inserite pergamene con brani biblici. In sinagoga egli deve leggere tutta la parte della Torah prescritta per quel giorno.
E’ una cerimonia stupenda piena di emozioni musicali in cui tutti respirano un’aria di gioia e di festa.

Il promontorio dell'Argentario:storia e natura.


In un articolo di questo blog dedicato alla splendida Sperlonga mettemmo in evidenza che Sperlonga fu terra di conquista e razzia di Khayr al-Dīn Barbarossa, detto in ambiente cristiano italico Ariadeno Barbarossa, che divenne dopo il 1533 l'indiscusso ammiraglio) della flotta ottomana.
Le incursioni del Barbarossa furono temibili sulla costa tirrenica e Sperlonga non fu un fatto isolato perché anche altri luoghi della costa tirremica furono luogo di sbarchi e saccheggi come quelli dell’Argentario ove ad esempio Porto Ercole nel 1542 fu ampiamente saccheggiato dalle incursioni di Khair Ad-Din il Barbarossa.
Ma dove è l’Argentario? Il Monte Argentario che era probabilmente in origine un’isola, in seguito «ancorata» alla costa tirrenica dai tomboli della Feniglia e della Giannella, si protende nel Mar Tirreno proprio davanti alle due isole più meridionali del Bellissimo Arcipelago Toscano: Giglio e Giannutri. La costa del Monte Argentario, molto frastagliata, offre cale e calette, prevalentemente sassose, di notevole bellezza dal punto di vista naturalistico e nelle quali poter fare un tuffo nell’acqua cristallina. Vivamente consigliata una escursione in auto lungo la strada panoramica, che corre tutto intorno al promontorio e che ne offre una visuale veramente unica.
Centri importanti e rinomati sono Porto Santo Stefano, un vero paradiso e meta di un turismo elitario e Porto Ercole, noto anche perché su quelle coste morì anche il grande Michelangelo Merisi detto il Caravaggio,con il suo porto di Capa Galera e dominato da una fortezza spagnola le cui testimonianze sono ben presenti in altre parti dell’Argentario.

venerdì 18 novembre 2011

La chiesa di Santa Passera o meglio di Sant'Abbaciro a Roma.

 

Le chiese di Roma sono,come è noto, moltissime ed abbracciano un arco di più secoli dal Cristianesimo al romanico e al barocco.
Se si vuole approfondire la tematica, basta ad esempio dare uno sguardo non distratto al celebre volume di Mariano Armellini in cui si descrivono dettagliamente le chiese di Roma già alla fine del’800 in termini storici ed artistici.
Tra queste è annoverata la chiesa di Santa Passera che si trova sulla via Portuense nei pressi della Magliana.
Secondo la tradizione, fu costruita nel luogo in cui, agli inizi del Vsecolo, i resti di due santi alessandrini, Ciro e Giovanni, furono sbarcati a Roma per essere trasferiti nella città.
Dal secolo XI in poi appartenne al monastero di Santa Maria in Via Lata, e, nei documenti dell'XI e XII secolo è chiamata Sancti Abbacyri oppure Sancti Cyri et Iohannis, in ricordo dei due santi per i quali fu costruita la chiesa. Negli abnni successivi scomparve il nome di Giovanni e rimase soltanto quello di Abbaciro che attraverso varie corruzioni di parole da Abbaciro divenne Appaciro Appacero Pacero Pacera ed infine Passera.
Questa è la spiegazione comunemente accettata, anche se l’archeologo ottocentesco Mariano Armellini avanza anche la possibilità che Santa Passera sia una deformazione del nome di Santa Prassede. L’ipotesi è considerata fondata dagli studiosi successivi,in considerazione anche della fitta presenza della santa tra gli affreschi.
L’edificio sorge su un sepolcro romano nella cui cella ipogea si conservano pitture funerarie degli inizi del III secolo. Ed è composto di tre piani sovrapposti: la chiesa attuale del XIV secolo , la cripta riconducibile ad un oratorio del V secolo ed a un livello più basso un ambiente ipogeo identificato come un'antica tomba d'epoca romana.
La chiesa superiore , che è a pianta rettangolare ad un'unica navata, con abside e soffitto ligneo, conserva resti di affreschi sulle pareti e nell'abside, databili al medioevo. Dalla sacrestia si scende nella chiesa inferiore, anch'essa decorata con affreschi ormai quasi totalmente scomparsi: è possibile ancora scorgere cinque figure, di cui tre vescovi.
Sulla porta d'ingresso della cripta si leggono, come è citato nella letteratura dedicata e nel testo di Armellini questi due versi: Corpora Sancti Cyri renitent hic atque Joannis / Quae quondam Romae dedit Alexandria Magna ("Qui risplendono i santi corpi di Ciro e Giovanni che un giorno la grande Alessandria dette a Roma").

giovedì 10 novembre 2011

Il lago d'Orta e la basilica romanica di San Giulio.



Si parla sempre dei laghi di Garda, Maggiore, Iseo e Como e molto meno del lago d’Orta.
A torto infatti questo lago non è decantato quanto gli altri.
Il lago si trova in Piemonte e nella sua sponda orientale si trova l’omonimo paese.
Il nucleo principale dell'abitato sorge in riva al lago di fronte all'Isola di San Giulio ed è caratterizzato da viuzze strette molto pittoresche: la principale corre parallela alla riva del lago e si interseca con alcune ripide viette che si allontanano dal lago portando verso il Sacro Monte.
Al centro del paese si trova Piazza Motta, vero e proprio salotto affacciato sul lago, dalla quale partono le imbarcazioni dirette all'Isola di San Giulio. La piazza è circondata su tre lati da edifici ben proporzionati allo spazio, per buona parte porticati. Sul lato nord si trova il broletto o Palazzo della Comunità della Riviera di San Giulio, risalente al 1582, costituito da un portico al piano terra, usato per il mercato, ed una sala riunioni al primo piano;
Assai suggestiva è la parrocchiale di Santa Maria Assunta, costruita nel 1485 e ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo
Fa parte del comune di Orta San Giulio l'unica isola del Lago d'Orta,San Giulio che dista circa 400 metri dalla riva. La Basilica , fondata dal santo nel 390 d. C., è un gioiello del'arte romanica.
Questi luoghi furono evangelizzati da San Giulio che giunse in quei luoghi insieme al fratello Giuliano.
Nell’anno 800 venne costruita una nuova chiesa, che nel secolo X divenne Chiesa metropolitana della Riviera, il cuore religioso di quel piccolo regno indipendente che caratterizza la storia di tutti i borghi del lago d'Orta. Diversi rimaneggiamenti interessarono la Basilica nel corso dei secoli. La parte più antica è l’abside, mentre le navate vennero costruite nei secoli X e XI.
L’interno è a tre navate e conserva affreschi di varie epoche, in parte ricoperti: i più antichi risalgono al XIV sec. Affreschi e dipinti di epoche successive si affiancano come in un convivio sacro di Santi, Madonne e scene della vita del Cristo.
Dal punto di vista artistico è sicuramente l'ambone dell’inizio sec. XII il tesoro maggiore conservato nella Basilica di San Giulio, capolavoro di scultura romanica.
All’interno della Basilica di San Giulio sono due i tesori conservati: nella cripta sottostante l’altare maggiore si trova l’urna che contiene le spoglie di San Giulio.

Il culto della madonna dell'aiuto a Milano.


Un luogo comune per fortuna da tempo superato è che Milano rappresenti soltanto il simbolo della città degli affari, centro propulsore dell’Italia economica.
Non è così perché è anche un punto di riferimento importante dell’arte nordica, espressione dei complessi eventi che si sono succeduti dal tempo di Sant’Ambrogio cui si deve la conversione di Agostino.
A Milano, accanto ai luoghi tradizionali come il gotico Duomo,il battistero paleocristiano e la chiesa di Santa Maria delle Grazie, si collocano tra le mete di culto più visitate la chiesa di Sant’Ambrogio, la chiesa di San Lorenzo Maggiore, la chiesa di Santa Maria presso San Satiro.(fratello di Sant’Ambrogio)
Questo è soltanto per inquadrare il complesso itinerario artistico della città viscontea su cui sono disponibili copiose ed approfondite descrizioni da parte di critici d’arte.
Intendo invece soffermarmi sul culto della Madonna dell’aiuto di cui la devozione è grande a Milano, come in altre parti d’Italia ( Napoli e le Puglie).
Il culto devozionale , secondo la tradizione, sarebbe iniziato nel 1495 quando un eremita, chiamato dal popolo "Missus a Deo", incitava in piazza del Duomo ogni sera i milanesi alla penitenza e alla devozione mariana. Prende inizio così la devozione per la Madonna dell'Aiuto, prima dipinta sul sesto pilone a sinistra e poi nel 1550 trasportata nell'altare posto sulla parete corrispondente.
Molti sono i luoghi ove si celebra il culto della Madonna dell’Aiuto, ma quello che si distingue per il suo altissimo rilievo artistico è all’interno di San’Ambrogio.
La cappella costruita nel ‘500 e dedicata a San Giovanni venne completamente rinnovata nella sua decorazione intorno al 1660 per opera del marmoraro Antonio Ferrari da Balerna, dallo stuccatore Giovan Francesco Colomba di Agogno e del pittore Giovan Stefano Danesi, detto il Montalto (1612-1690). La cappella prende oggi il nome della così detta “Madonna dell’Aiuto”, una venerata immagine attribuita alla scuola di Bernardino Luini (1485 circa – 1532) raffigurante la Madonna tra i Santi Gerolamo e Rocco, protettore, quest’ultimo, contro la peste. Il tondo fu qui collocato nel 1954.

mercoledì 9 novembre 2011

Etretat e le sue incantevoli falesie.



Etretat nell’alta Normandia è una piccola città di pescatori, affacciata su una spiaggia di ciottoli levigati e sovrastata da alte e bianche scogliere. Sono soprattutto le sue due falesie, la Falaise d’Amont e la Falaise d’Avel, che valgono un viaggio in questa parte della Normandia.
Sulla sommità della prima, che si raggiunge salendo lungo un ripido sentiero, si trova la Cappella di Notre Dame de la Garde, un monumento e un museo dedicati ai primi aviatori che l’8 maggio del 1927 tentarono di attraversare l’Oceano Atlantico del nord a bordo del White bird.
La seconda Falesia si raggiunge da una scalinata che porta ad uno stupendo belvedere che guarda sulle falesie e l’oceano. Sulla Falaise d’Avel si appoggia lo straordinario arco roccioso di Manneporte, dietro al quale si erge l’Aiguille, uno scoglio a forma di obelisco alto 70 metri.
Queste scogliere, insieme alle spiagge frequentate da villeggianti, hanno attratto molti artisti, tra cui i pittori Eugene Boudin, Gustave Courbet e Claude Monet che le hanno immortalate, ma anche scrittori come Maurice Leblanc, che vi ha ambientato un racconto del suo personaggio più famoso, Arsenio Lupin, Gustave Flaubert e Guy de Maupassant.
La notorietà di questo originario villaggio dei pescatori si deve soprattutto a Claude Monet, pittore impressi.onista francese che immortala l’incantevole panorama con le falesie nei suoi dipinti.

Saint Paul de Vence autentico centro d'arte della Francia.


La Francia tutta è un caleidoscopio di paesaggi, cultura, arte ed anche buona cucina,
E’ costellata di chiese romaniche e gotiche, ma è anche ricchissima di opere di arte figurativa soprattutto quelle relative al secondo ottocento ed al novecento che ebbero come protagonisti prima gli impressionisti e poi il sommo Pablo Picasso.
Molti sono i luoghi in cui si respira la vera arte e tra questi oltre la Normandia di cui già abbiamo parlato in un precedente articolo, la Provenza e la Costa azzurra,
Uno di queste preziose testimonianze è rappresentata da Saint Paul de Vence che ha un centro storico magnificamente tenuto ed utilizzato come vetrina per numerose gallerie d’arte .ovunque si ritrova un’oasi in mezzo al verde della campagna provenzale.
E’ un villaggio particolare perché è interamente circondato da mura fortificate.
Non si hanno notizie certe sulle origini di questo centro storico, probabilmente sul luogo si trovava un insediamento ligure divenuto poi romano e conosciuto con il nome di San Paolo solo dopo il XII secolo. Dell’antico castello, rimane solo l’alta torre (il Donjon) oggi sede del Municipi.
La Fontana (monumento storico) è stata costruita nel 1.850 e serve come punto d’incontro del villaggio, come lo era anni fa per attori, artisti e personaggi famosi di tutto il mondo. Nella piazzetta subito fuori delle mura, c’è la pista delle “Pétanque” (gioco delle bocce) che risulta essere la pista da bocce più celebre del mondo: tutti i personaggi celebri passati da queste parti, hanno giocato in questa piccola piazza.
La scoperta come località turistica è relativamente recente, intorno al 1930, quando iniziò ad essere frequentata da celebri pittori ed artisti (Mirò, Picasso, Matisse, Chagall,
La Rue Grande termina di fronte al piccolo cimitero dove è sepolto il grande Chagall.
Ha sede in Saint Paul la fondazione Maeght architettura interamente concepita e finanziata dalla famiglia Maeght per presentare l’arte moderna e contemporanea.

martedì 8 novembre 2011

Todi: la splendida città umbra, patria di Jacopone.






Storia, arte e letteratura si intrecciano indissolubilmente quando si parla di Todi caratteristica ed antica città umbra,
A Todi che presenta la fisionomia di una città romana che risale al IIIsec a dal IV secolo in tutta la regione si diffonde il Cristianesimo di cui riferimento importante fu S.Terenziano, primo vescovo della città.
Importantissima anche è la figura del vescovo Fortunato, che guida i tudertini nella difesa contro i Goti.
Nel Medioevo Todi assume l'aspetto di un castello feudale:e dopo il mille la città si espande e tornano a fiorire artigianato e commercio: con l'affermazione delle corporazioni.
Nel 1236 nasce in città Jacopo dei Benedetti, detto Jacopone, una delle maggiori figure della tradizione francescana e faro della letteratura italiana del duecento..
Dopo l'epoca delle signorie e dei signori della guerra che dominano la città, Todi passa definitivamente sotto il controllo dello Stato Pontificio, che termina nel 1860 con la nascita Questa è la storia in pillole di Todi la cui bellezza è nota in tutto il mondo èer l’armonia delle sue case e per lo splendore della sua del Regno d'Italia.
Il cuore della città è Piazza del Popolo, già centro della città romana, e chiusa nel Medioevo da quattro porte;in cui si ha una panoramica completa dello splendido spazio rettangolare in cui sono situati i palazzi simbolo della vita spirituale e civile della municipalità.
Molti e pregevoli solo palazzi e chiese nei dintorni.
Il duomo consacrato alla Madonna della SS. Annunziata, con originale facciata, a terminazione rettilinea, gotica del '200 a cui nel nel '300 viene aggiunto il campanile e nel '500 il magnifico rosone. presenta un interno a tre navate
Il Palazzo dei Priori, proprio di fronte al Duomo, iniziato nel 1293, poi ampliato e terminato nel 1334-1337, di aspetto tipicamente medievale
Il Palazzo del Capitano del Popolo, costruito alla fine del XIII secolo in stile gotico italiano, che presenta a piano terra un poderoso porticato, quindi un primo piano con tre trifore gotiche sormontate da cuspidi e un secondo piano con quattro trifore con qualche caratteristica romanica. Attualmente è sede del Museo che raccoglie antichità; interessanti affreschi staccati e raccolte di pittura di '400, '500 etrusche, romane e medievali;
Il Palazzo del Popolo,mirabile costruzione gotico-lombarda del XIII secolo, iniziata nel 1213 e successivamente elevata di un piano
Un lato di questo palazzo si affaccia su piazza Garibaldi, ove non manca tanto per cambiare il monumento all'Eroe dei due Mondi; un lato della piazza offre inoltre una bellissima veduta panoramica, e il cipresso che svetta, altissimo, è stato piantato da due cittadini di Todi nel 1849 per ricordare il passaggio di Garibaldi.
Al di fuori della piazza la chiesa di S. Fortunato in cima ad una suggestiva scalinata
La chiesa - la più grande in Umbria dopo la Basilica di Assisi - è un esempio di chiesa-sala (Hallen Kirchen) dell'ultima architettura gotica, non d'influenza nordica come prima si era ritenuto, ma assisiate.
Il portale mediano è splendido, adornato da fasci di colonnine tortili con viticci e piccole figure; a fianco due nicchie con un "Gabriele" e una "Annunciata", in uno stile che ricorda quello di Jacopo della Quercia.
Nell' interno di S. Fortunato che è a tre navate di perfetta architettura gotica si trova unl'affresco quattrocentesco di Masolino da Panicale rappresentativo della Madonna con due angeli
La cripta, costruita nel 1596, vi sonota le reliquie dei cinque santi protettori della città - S. Fortunato, S. Callisto, S. Cassiano, S. Romana e S. Degna - e il sepolcro di Jacopone.Storia, arte e letteratura si intrecciano indissolubilmente quando si parla di Todi caratteristica ed antica città umbra,


A Todi che presenta la fisionomia di una città romana che risale al IIIsec a dal IV secolo in tutta la regione si diffonde il Cristianesimo di cui riferimento importante fu S.Terenziano, primo vescovo della città.
Importantissima anche è la figura del vescovo Fortunato, che guida i tudertini nella difesa contro i Goti.
Nel Medioevo Todi assume l'aspetto di un castello feudale:e dopo il mille la città si espande e tornano a fiorire artigianato e commercio: con l'affermazione delle corporazioni.
Nel 1236 nasce in città Jacopo dei Benedetti, detto Jacopone, una delle maggiori figure della tradizione francescana e faro della letteratura italiana del duecento..
Dopo l'epoca delle signorie e dei signori della guerra che dominano la città, Todi passa definitivamente sotto il controllo dello Stato Pontificio, che termina nel 1860 con la nascita Questa è la storia in pillole di Todi la cui bellezza è nota in tutto il mondo èer l’armonia delle sue case e per lo splendore della sua del Regno d'Italia.

Il cuore della città è Piazza del Popolo, già centro della città romana, e chiusa nel Medioevo da quattro porte;in cui si ha una panoramica completa dello splendido spazio rettangolare in cui sono situati i palazzi simbolo della vita spirituale e civile della municipalità.

Molti e pregevoli solo palazzi e chiese nei dintorni.

Il duomo consacrato alla Madonna della SS. Annunziata, con originale facciata, a terminazione rettilinea, gotica del '200 a cui nel nel '300 viene aggiunto il campanile e nel '500 il magnifico rosone. presenta un interno a tre navate

Il Palazzo dei Priori, proprio di fronte al Duomo, iniziato nel 1293, poi ampliato e terminato nel 1334-1337, di aspetto tipicamente medievale

Il Palazzo del Capitano del Popolo, costruito alla fine del XIII secolo in stile gotico italiano, che presenta a piano terra un poderoso porticato, quindi un primo piano con tre trifore gotiche sormontate da cuspidi e un secondo piano con quattro trifore con qualche caratteristica romanica. Attualmente è sede del Museo che raccoglie antichità; interessanti affreschi staccati e raccolte di pittura di '400, '500 etrusche, romane e medievali;

Il Palazzo del Popolo,mirabile costruzione gotico-lombarda del XIII secolo, iniziata nel 1213 e successivamente elevata di un piano

Un lato di questo palazzo si affaccia su piazza Garibaldi, ove non manca tanto per cambiare il monumento all'Eroe dei due Mondi; un lato della piazza offre inoltre una bellissima veduta panoramica, e il cipresso che svetta, altissimo, è stato piantato da due cittadini di Todi nel 1849 per ricordare il passaggio di Garibaldi.

Al di fuori della piazza la chiesa di S. Fortunato in cima ad una suggestiva scalinata

La chiesa - la più grande in Umbria dopo la Basilica di Assisi - è un esempio di chiesa-sala (Hallen Kirchen) dell'ultima architettura gotica, non d'influenza nordica come prima si era ritenuto, ma assisiate.
Il portale mediano è splendido, adornato da fasci di colonnine tortili con viticci e piccole figure; a fianco due nicchie con un "Gabriele" e una "Annunciata", in uno stile che ricorda quello di Jacopo della Quercia.

Nell' interno di S. Fortunato che è a tre navate di perfetta architettura gotica si trova unl'affresco quattrocentesco di Masolino da Panicale rappresentativo della Madonna con due angeli

La cripta, costruita nel 1596, vi sonota le reliquie dei cinque santi protettori della città - S. Fortunato, S. Callisto, S. Cassiano, S. Romana e S. Degna - e il sepolcro di Jacopone.