martedì 28 febbraio 2012

Cafarnao " la città di Gesù"


Cafarnao è un'antica città della Galilea , posta sulle rive nord occidentali del Lago Tiberiade in Israele. 
Ha un'importanza fondamentale dal punto di vista biblico in quanto secondo i Vangeli  .Cafarnao  è la città raggiunta da Gesù, dopo aver lasciato Nazaret. Era sulla via maris ed era battuta dalle carovane provenienti dalla Siria e Mesopotamia e dirette in Egitto. Vi era situato un ufficio per l'esazione delle imposte e vi stazionava un presidio di soldati romani comandato da un centurione.
 Qui  Gesù iniziò la sua predicazione  e vi compi numerosi miracoli.
Al contrario di Nazaret, la città  aveva una popolazione molto diversificata : pescatori, agricoltori, artigiani, mercanti, pubblicani e pertanto sembrava essere il luogo ideale per Gesù nella diffusione del suo messaggio. 
Per un credente che si rechi  oggi nella terra di Cafarnao, le reminiscenze dei Vangeli sono vive e tutto ciò suscita una vivissima emozione. Anche per un non credente Cafarnao si presenta tuttavia  interessantissima per la sua storia.
La città nei secoli successivi fu abbandonata ed i suoi resti sono stati riportati alla luce  da scavi archeologici del XX secolo.
Sono state ritrovate una sinagoga  costruita con colonne di marmo , del II secolo ed un'abitazione , considerata la casa di San Pietro, secondo le testimonianze di Egeria.
Nel V secolo  vi fu costruita una chiesa di forma ottagonale , sopraelevata da terra e con una vetrata al centro che permette di vedere i resti della casa originaria dell'Apostolo.
Vi si ammira un bellissimo pavimento in mosaico che reca al centro un pavone che fa la ruota. Era la domus ecclesiae dei giudeo cristiani di cui fanno testimonianza i numerosi graffiti in greco, aramaico e latino
I francescani vi  hanno eretto  il nuovo santuario  chiamato Memoriale di Pietro consacrata il 20 giugno 1990.
Il riquadro a sinistra riporta gli scavi archeologici della città al tempo di Gesù







Padula: la Certosa e le gesta di Pisacane.


All'estremità meridionale del Cilento nella provincia di Salerno si trova Padula, celebre per la sua Certosa, monumento di straordinario pregio ed indiscutibile valore artistico, fondata nel 1306 da Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e padrone del Vallo di Diano. 

La concezione progettuale della Certosa di Padula riflette l'organizzazione religiosa dei certosini, ordine monastico fondato da San Brunone, la cui casa si trova a Grenoble, in Francia. 
La Certosa di Padula  che si differenzia tuttavia da tutte le altre certose europee per la grandiosità degli spazi e per il numero elevato degli ambienti è la più grande d’Europa con i suoi 52.000 mq e  risulta formata da un complesso di edifici che si sono aggiunti e sovrapposti nel corso dei secoli, e che adesso presentano chiari tratti barocchi.
Di eccezionale bellezza è la chiesa ad una sola navata in stile gotico, con volte a crociera ed archi ogivali. Superbi sono i pavimenti maiolicati del XVIII secolo e di pregio assoluto è il Coro dei Padri, completamente intarsiato ed intagliato. Meraviglioso è lo scalone che congiunge i due livelli del chiostro grande e che si sviluppa a doppia rampa ellittica offrendo al visitatore un effetto scenografico di grande suggestione. 
Dal 1957, in un'ala appositamente dedicata della Certosa di Padula, si trova il Museo Archeologico della Lucania Occidental che custodisce oltre 10.000 oggetti recuperati nella Valle del Tanagro, ed in modo particolare nella zona compresa tra Padula e Sala Consilina. 
A queste  note sintetiche sulla mirabile Certosa meta frequente di studiosi e turisti va aggiunto che Padula è stato il teatro delle gesta di Carlo Pisacane che fu un protagonista della spedizione dei Mille.
L’avventura di Pisacane finì in tragedia perché un manipolo di 300 uomini fu trucidato proprio nella terra di Padula Celebre è appunto il ritornello "Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti",come è ricordato nell’indimenticabile poesia la”spigolatrice di Sapri” di Luigi Mercantini.
Nel 1957, in occasione del centenario della spedizione di Carlo Pisacane, fu collocato un sacrario presso la chiesa cinquecentesca della SS. Annunziata, dove furono raccolti, in un ossario, i resti dei trecento.

lunedì 27 febbraio 2012

San Leucio e le sue sete.





La superba reggia vanvitelliana di Caserta con il suo splendore e l’immenso parco è conosciuta in tutto il mondo; forse meno nota è San Leucio che dista a qualche chilometro dalla città 
Ubicata ai piedi del monte considerato nella tradizione sede dell’eremitaggio dell’omonimo Santo, San Leucio è molto importante soprattutto dal punto di vista storico perché rappresenta un esperimento sociale di assoluta avanguardia ed al tempo stesso un modello di giustizia e di equità sociale raro nelle nazioni del XVIII secolo.
Quando, nel 1750, i possedimenti degli Acquaviva passarono ai Borbone di Napoli, San Leucio divenne sede delle seterie reali.
Il re Carlo III, su consiglio del ministro Bernardo Tanucci, avviò infatti un progetto di formazione dei giovani del luogo mandandoli in Francia ad apprendere l'arte della tessitura, per poi lavorare negli stabilimenti reali. Venne così costituita nel 1778, su progetto dell'architetto Francesco Collecini, una comunità della Real Colonia di San Leucio, basata su uno statuto apposito del 1789 che stabiliva leggi e regole valide solo per questa comunità.
Si associarono alle maestranze locali anche artigiani francesi, genovesi, piemontesi e messinesi che si stabilirono a San Leucio richiamati dai molti benefici di cui usufruivano i lavoratori delle seterie come l’assegnazione di una casa all'interno della colonia e la formazione gratuita della scuola dell’obbligo. 
Le ore di lavoro erano 11, mentre nel resto d'Europa erano 14. 
Le abitazioni furono progettate tenendo presente tutte le regole urbanistiche dell'epoca, per far sì che durassero nel tempo (infatti ancora oggi sono abitate) e fin dall'inizio furono dotate di acqua corrente e servizi igienici. 
Le donne ricevevano una dote dal re per sposare un appartenente della colonia, anche se a disposizione di tutti vi era una cassa comune "di carità", dove ognuno versava una parte dei propri guadagni. Era abolita la proprietà privata, garantita l'assistenza agli anziani e agli infermi, ed era esaltato il valore della fratellanza e la piena parità di sesso
A San Leucio, all'interno della fabbrica originaria del re Ferdinando, il Palazzo del Belvedere, ha oggi sede il "Museo della seta" che conserva alcuni macchinari originali per la lavorazione della seta: sono in mostra tutte le fasi della produzione della seta con gli antichi telai restaurati ed attivi azionati da una ruota idraulica posta nei sotterranei del palazzo. 
Si accede al complesso monumentale di San Leucio attraverso l’'Arco Borbonico sulla cui sommità è presente uno stemma borbonico con due leoni in pietra al lati dello stemma stesso.
Ora distogliamoci dalle elevate considerazioni storico artistiche e passiamo ai consigli gastronomici!
Coloro che si recano a San Leucio non dimentichino di gustare i prelibati latticini di bufala di cui vi è una grande e rinomata produzione in tutto il casertano.

domenica 26 febbraio 2012

Curiosità toponomastiche romane.




Quando si parla di Roma ovviamente il pensiero va alla sua storia ed alla sua arte. 
Roma tuttavia è anche un’enciclopedia di curiosità che trova riscontri in documenti antichi ed anche nei libri dei grandi viaggiatori tra cui eccellono Goethe e Stendhal nonchè moltissimi pittori di storie romane.
Una branca importante da cui si possono trarre preziose informazioni sulla Roma di "tutti i giorni" nel corso dei secoli è proprio la toponomastica in cui vi è in sostanza “il razionale” dei nomi assegnati alle varie strade.
Gli esempi curiosi, meritevoli di nota sono tanti:basti pensare a Piazza delle Coppelle il cui nome trae dal mestiere prevalentemente esercitato nella zona.
Qui infatti erano insediati i "cuppellari", fabbricanti di "cuppelle", i piccoli barili che servivano per il trasporto del vino. 
Roma riconoscente intitolò alla categoria una chiesa, Santa Maria in Cappella, dove "Cappella" richiama l’antico nome di "cuppella"
Altro esempio significativo è dato dalla via dell’Arco della Ciambella la cui storia è molto articolata. Sembra infatti che tutto derivi da un ritrovamento di una corona imperiale fatto durante gli scavi delle terme di Agrippa al Pantheon voluti dal cardinale della Valle.
La corona apparve somigliante a certe ciambelle che all’epoca si mangiavano a Roma. L’oste di un’osteria lì accanto, cavalcò l’onda dell’entusiasmo per il ritrovamento e intitolò il locale “all’Arco della Ciambella “. A oggi il nome è l’unico sopravvissuto: la locanda è scomparsa e i resti delle terme furono demoliti
Ancora più intressante è la toponomastica di via due Macelli.
Questa via copre un tratto dell'antica via Paolina, così chiamata perché costruita per volontà di Paolo III Farnese (1534-1549). In seguito mutò il toponimo in via dei Due Macelli a causa di due spacci di carne (uno dei quali appartenente al duca Mattei) che qui erano situati, dove la carne veniva macellata e venduta finché Leone XII fece costruire, nel 1825, il mattatoio fuori di Porta del Popolo
Nella Via Due Macelli, si scoprirono nel 1889 levestigia d'una piccola chiesa od oratorio cristiano. Forse quella di S.Ippolito che rientra nel novero delle tante chiese scomparse di Roma
Gran parte della vita culturale ed artistica di Roma ha trovato sede nei palazzi che delimitano la strada. 
Ancora oggi assume rilievo il teatro Margherita che fu uno dei primi café chantant italiani ispirato ai corrispondenti locali francesi.
Vi approdarono comici e prime donne nostrane, bellissime cantanti e ballerine: Lina Cavalieri, Amalia Faraone, Anna Fougez e tante altre. Gli artisti non furono da meno: Ettore Petrolini, Renato Cantalamessa, Raffaele Viviani, Trilussa e Gennaro Pasquariello. 

sabato 25 febbraio 2012

Salisbury: nel cuore della storia inglese.




Lungo la strada che da Londra porta a Stonehenge, la più celebre città megalitica nel Regno Unito, se non nel mondo, si trova Salisbury,una città suggestiva e ricca di storia.
Dal traffico movimentato ed assordante di Londra, il visitatore si immerge in una "una città di Campagna", una città medievale stupenda, dalle strade storiche alle case con le caratteristiche strutture di legno a vista, rivestite di gesso bianco, con ristoranti e sale da tè tipici inglesi.
Salisbury prende origine da una roccaforte romana conosciuta con il nome di 
Old Sarum, diventando più avanti un importante centro commerciale anche grazie alla costruzione di varie infrastrutture come il ponte sul fiume Avon e l’edificazione di un importante mercato, il Market Square, nel XIII secolo. 
E’ famosa la sua cattedrale, vero gioiello dell’architettura gotica.edificata in ben 38 anni tra il 1220 e il 1266; è una chiesa perfettamente conservata, con un’unica aggiunta nella ‘Tower’ edificata inizialmente nel 1285-1290 e continuata poi con la costruzionedella guglia prima del 1315 (di ben 123 metri).
Nella cattedrale, considerata unica tra le cattedrali evangeliche del medioevo nel Regno Unito, si resta ammirati dalla grandezza e dall'imponente semplicità secolare della sua navata a ricordare la potenza di Dio, che termina nella bellissima Trinity Chapel.Dall’annesso Chiostro si accede nella sala capitolare edificata tra il 1263 e il 1284, in perfetto stile gotico, nella quale si trova un rarissimo documento: le quattro copie originali della Magna Carta del 1215. Non meno importante e di pregevole interesse è tra l’altro la Chiesa di St. Thomas's del XV secolo che ospita il bellissimo dipinto del Giudizio Universale, del XV secolo, E’ noto anche pub The Haunch of Venison in cui si incontrarono Winston Churchill e Dwight Eisenhower si incontrarono in una piccola stanzetta sul retro mentre pianificavano lo sbarco in Normandia. 
La visita a questo incantevole luogo è vivamente consigliata quindi a coloro che trascorrono qualche giorno a Londra. Si esaurisce in un giorno e peraltro può essere fatta comodamente mediante tour organizzati dagli stessi alberghi.

venerdì 24 febbraio 2012

Bath:le famose Terme del Regno Unito.



Nella regione inglese del Sud Ovest, nella contea del Somerset, si trova Bath, un’elegante città molto famosa come centro termale certamente il più famoso della Gran Bretagna: il suo nome, infatti, prende origine dai bagni romani, in inglese "bath" costruiti dai romani intorno al 43 e verosimilmente su un insediamento precedente costruito dai Celti, comprensivo anche di un santuario dedicato al dio Sole. 
Si presume che le acque sulfuree che scorrono sotto la città siano utilizzate da oltre 2500 anni. Le acque di queste terme vengono chiamate Aquae Sulis. Nel corso degli anni, la città passò per vari conquistatori, finendo infine sotto il dominio dei Sassoni che le diedero il nome attuale.
Bath contiene ben 43 sali minerali ed e' spillata direttamente da una fonte rimasta praticamente immutata dal giorno della sua costruzione, nel 1795.
La città è attraversata dal fiume Avon che scorre a circa 15 metri al di sotto del livello stradale ed è. adagiata nella morbida campagna della verde contea inglese, dai pendii dolci e i prati di velluto,
Bath è una meta indimenticabile, tra le più belle città del Regno Unito, non solo per le bellezze architettoniche che gelosamente custodisce, ma anche per la vivacità culturale e l’energia di cui gode.
La costruzione dell'attuale centro storico avvenne nel XVIII secolo, in stile Georgiano, per soddisfare il crescente bisogno di benessere e comfort da parte dei visitatori delle terme. Alcuni importanti edifici si trovano raccolti in un breve spazio, in particolare le terme romane, The Abbey Church e Guildhall. 
L’abbazia che era originariamente una cattedrale normanna che venne poi ricostruita in stile gotico nel secolo XVII si trova infatti sulla stessa piazza dove sono ubicate le Terme Romane e la Guildhall, ovvero il Municipio della città. La città di Bath che è stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità nel suo insieme presenta un aspetto neoclassico e palladiano molto suggestivo nel contrasto con le terme romane. 
Situata nell'ondulata campagna del Somerset, a meno di due ore da Londra, Bath è quindi un indimenticabile luogo da visitare. 

Cascais: la terra finisce ed il mare comincia.


Siamo in Portogallo.
Più che il mare comincia l’oceano atlantico. Sulla costa  infatti  è situata la ridente  località di Cascais distante  appena 25 km da Lisbona
Inizialmente era un insediamento di pescatori con porto, munito sil promontorio di un castello ampliato nel XVI secolo. 
Gravemente danneggiata dal terremoto  del 1755, in periodi successivi incominciò a godere della fama di località balneare frequentata dalla famiglia reale e dall’aristocrazia della capitale.
Negli anni successivi vi fu uno sviluppo vertiginoso con la costruzione di ville sul mare e l’ampliamento dell’abitato. Cascais  presenta un bellissimo centro pedonalizzato con  importanti negozi.
Il mueo doMar contiene reperti interessanti di archeologia locale, specialmente marittima. Un nuovo porto da diporto, la Marina de Cascais, è stato costruito di recente in quello che i pescatori locali considerano il posto meno adatto, dove le onde atlantiche colpiscono la costa con grande violenza, tanto che il muro in cemento armato a distanza di 5 anni ha già mostrato segni di rottura.Degna di rilievo è la chiesa di “Nosta Senhora da Assuncao decorata all’interno di pregevoli azulejos Come curiosità storica va detto che Cascais è   stata la terra d'esilio dell'ultimo Re d'Italia Umberto II.

Funiculì Funiculà.


Funiculì Funiculà


In tutto il mondo sono conosciuti i celebri versi napoletani
Jammo, jammo, 'ncoppa, jammo ja', funiculì, funiculà!
Appartengono alla celebre canzone musicata nel 1880 da Luigi Denza con testo di Peppino Turco.
Ma in questa sede non vogliamo soffermarci tanto sulla famosa canzone che era cantata alla festa popolare di Piedigrotta, quanto sulle ragioni che hanno portato il musicista partenopeo a comporla. 
La canzone doveva rivolgersi ai turisti e agli stessi napoletani per reclamizzare la funicolare come nuovo ed ardito mezzo di trasporto. Non dobbiamo dimenticarci infatti che prima dell’avvento della funicolare l’ascesa al Vesuvio era possibile soltanto a piedi per tortuosi sentieri od anche mediante l’utilizzazione di muli e portantini. 
La funicolare era un sistema di trazione,per quei tempi all’avanguardia, che permise dunque a molti turisti dal 1880 al 1944, (anno dell’ultima eruzione durante la quale la funicolare venne del tutto distrutta), di visitare e ammirare da vicino il vulcano attivo. 
Per la cronaca la funicolare del Vesuvio fu soppiantata dalla seggiovia vesuviana, funzionante dal 1953 al 1984. 
Insomma la funicolare vesuviana è un ulteriore esempio insieme alla ferrovia Napoli Portici e alle numerosi funicolari cittadine di cui abbiamo parlato nell'articolo del 2 aprile u.s che dimostra come Napoli nei secoli VIII e XIX fosse all’avanguadia tecnologica nel settore dei trasporti
Al bando quindi i luoghi comuni che molto spesso non rendono giustizia su Napoli che non è solo stupenda indiscutibilmentedal punto di vista paesaggistico ed artistito, ma è anche culla di idee illuminate già dai tempi della dominazione borbonica!

giovedì 23 febbraio 2012

L'abbazia di San Fedele ed il culto di San Torello.



Tra le abbazie nel Casentino merita attenzione l’abbazia di San Fedele.Si trova a Poppi ed ha origine dalla celebre ed antichissima abbazia di Strumi già originariamente monastero benedettino e fu edificata per volere dei condiGuidi e terminata intorno all’anno 1200
Nella seconda metà del XI secolo il monastero adottò la regola vallombrosona.
In seguito l'originario monastero divenne angusto e tra il 1185 e il 1195 si trasferì all'interno del castello di Poppi e la consacrazione della nuova chiesa di San Fedele venne fatta dal vescovo di Fiesole.Ingrandita nei secoli seguenti e internamente trasformata in stile barocco, nel 1810 l'abbazia venne soppressa e ridotta a semplice parrocchia.
Venne restaurata negli anni trenta del secolo scorso in stile romanico.
L'interno è a una sola navata, con pianta a croce latina e capriate lignee che sorreggono la copertura.
Nel presbiterio si trova l'altare maggiore realizzato nel 1296, una Croce dipinta della seconda metà del XIV secolo mentre sulla parete sinistra si trova San Benedetto in adorazione dell'Assunta di Jacopo Ligozzi e sulla parete destra Madonna col Bambino e quattro santi di Antonio da Settignano detto il Solosmeo datata e firmata 1527, alla parete di fondo dell'abside si trova San Giovanni evangelista e Santa Caterina del Passignano.
Nella chiesa  vi è una cripta composta da tre navatelle su due pilastri si trovano, all'interno di un'urna in noce le spoglie del Beato Torello di Poppt, eremita morto nel 1182 e di cui il culto è molto diffuso a Poppi e nelle aree circostanti.

Egli visse come eremita per 60 anni, conducendo una vita ascetica e contemplativa nel luogo solitario chiamato Avellaneto (ora Villaneto).
E’ venerato come Patrono di Poppi e del Casentino e protettore dei fanciulli e delle partorienti.

mercoledì 22 febbraio 2012

La penisola sorrentina e la punta della Campanella.



La penisola sorrentina, protesa nel mare tirreno come spartiacque tra il golfo di Napoli e il golfo di Salerno è completamente attraversata dalla catena dei Monti Lattari, sede di un parco regionale, e termina (poco dopo Sant’Agata sui Due Golfi) con punta Campanella, di fronte all'isola di Capri, che ne rappresenta una ideale prosecuzione.
La Punta Campanella,separata dalla Bocca piccola dall'isola di Capri era chiamata dai greci promontorio Ateneo. I greci vi edificarono un tempio alla dea Atena la cui presenza è attestata dai ruderi archeologici tuttora visibili intorno alla torre saracena.
Prima che la penisola sorrentina fosse completamente romanizzato verso la fine del V secolo, i Sanniti riversarono dall’Appennino Centrale verso le coste dell’Italia meridionale e nel IV secolo anche la penisola sorrentina venne occupata. Una conferma è data dall’importante scoperta di un’epigrafe rupestre in lingua osca databile al III-II secolo. 
Oggi sul promontorio sorge la Torre di Minerva, fatta costruire da Roberto d’Angiò nel 1335, e rifatta nel 1566. La torre aveva una funzione di allarme in caso di attacchi di pirati e faceva parte di una serie di torri di avvistamento costruite lungo tutta la penisola sorrentina. Sulla torre veniva fatta suonare una campana in caso di allarme e questo è l'origine del nome di Punta Campanella.
E’ un luogo stupendo e senz’altro uno dei più belli del mondo che lascia incantato ogni visitatore.

martedì 21 febbraio 2012

L'eremo di Sant'Urbano.



L'itinerario dei santuari francescani è ricco di pittoreschi e caratteristici conventi disseminati in Umbria, Toscana e Sabina ove si può percorrere in particolare la valle santa di Rieti che annovera tra i più noti Poggio Bustone, Fontecolombo, Greccio e la Foresta.

Poco o comunque non molto si dice su un luogo minore e cioè l’eremo di Sant’Urbano molto rappresentativo della spiritualità del poverello d’Assisi.

E’ veramente un luogo come lo intendeva S. Francesco, lontano dai rumori delle vie di transito, immerso nella natura ridente e serena Il Santo vi si ritirava volentieri in silenzio ed in preghiera, meditando a lungo la Passione del Signore.

L’eremo è situato a 560 metri sul livello del mare, incuneato tra le rocce e gli aceri del monte Bandita

Vi si accede da Terni o da Narni per S. Urbano per non più di 14 Km.

Sei accolto dal saluto di S. Francesco: “Il Signore ti dia pace”

Si narra che Francesco sia arrivato in questo luogo di pace nel 1213, venendo da Narni a piedi. Con pochi dei suoi compagni.

Tommaso da Celano nel Trattato dei miracoli[ narra alcuni eventi miracolosi che accaddero in questi luoghi. “Durante la sua malattia, Francesco chiese del vino, ma poiché non ve ne era, gli fu portata dell'acqua. Egli la benedisse con un segno di croce, e l'acqua acquistò il sapore del vino; dopo averla bevuta, guarì dalla malattia. In seguito, ancora convalescente, si appoggiava ad un bastone; lasciando lo speco, volgendo un ultimo sguardo al bosco, piantò nella terra il bastone: il legno germogliò e diede vita ad un grande albero di castagno, che la tradizione identifica con quello ancora esistente nel prato antistante la cella del Santo”

Si entra al santuario percorrendo una strada pedonale denominata Viale del perdono; all' ingresso si trova la piccola chiesa, edificata tra il 1585 e i primi anni del Seicento. Costituita da un solo ambiente, presenta un crocifisso ligneo cinquecentesco e un tabernacolo del Seicento.

Accanto si apre il chiostro[, risalente al Quattrocento, da cui si accede alla Cappella di San Silvestro. L'oratorio, edificato dai Benedettini intorno all'anno 1000, presenta nell'abside un affresco del Trecento, con il Crocifisso e la Madonna, San Giovanni Evangelista san Francesco e san Silvestro. Altri affreschi raffigurano Santa Chiara,San Girolamo e Santa Caterina d’Alessandria sempre nell'abside, vi è l'antico pozzo da cui, secondo la tradizione, fu attinta l'acqua che san Francesco tramutò in vino.

Dal chiostro si entra anche nel quattrocentesco Refettorio di San Bernardino, dove si conservano le antiche tavole e un lavello in pietra.

lunedì 20 febbraio 2012

Sansepolcro la mirabile città d'arte patria di Piero della Francesca e Luca Pacioli.



Grandi artisti come Piero della Francesca, Luca Pacioli e Dioniso Roberti  e anche molti altri hanno avuto  i natali  a Sansepolcro in provincia d’Arezzo.
Questa città ricca di arte e cultura, origine dal borgo  sorto intorno all’Oratorio fondato da due Santi Pellegrini Arcano ed Egidio di ritorno dalla Terra Santa per conservare le preziose reliquie del Santo Sepolcro.
San Sepolcro presenta un centro storico  di notevole interesse con stupendi palazzi rinascimentali, chiese ricche di tesori d’arte  e del museo civico in cui sono esposte opere famose di Piero della Francesca ed altri maestri dell’epoca.
Tra i luoghi più interessanti vi sono la Chiesa di Santa Maria delle Grazie iniziata nel 1518 la chiesa di San Francesco, la casa di Piero di Francesca, raffinata testimonianza di architettura quattrocentesca. Ed ancora la chiesa  di San Rocco fatta costruire  nel 1554 dalla Compagnia del Crocifisso, il palazzo Pretorio  ed il palazzo delle laudi che trae il proprio nome dalla Compagnia delle laudi-
Particolarmente interessante è la cattedrale di San Giovanni Evangelista nel cui interno vi è un mirabile polittico di scuola senese del XIV secolo attribuito a Niccolò di Segna.
Ospitato nei locali dell’antico Palazzo Comunale è ospitato il museo civico che raccoglie importantissime testimonianze artistiche e tra queste in primis  la Resurrezione di Cristo di Piero della Francesca, chiamato anche “ il dipinto più bello del mondo”

Ariccia: gemma architettonica del Bernini.




Il 28 agosto 1827 Stendhal  nel suo celebre libro "Le passeggiate romane" riporta che "il più bel bosco del mondo è quello dell’Ariccia"
Ariccia ifatti è stata e rimane un bellissimo luogo a alle porte di Roma immerso nello stupendo parco dei castelli romani. Si raggiunge da Roma in breve tempo ed appena superato Albano attraverso un ardito ponte a tre ordini di arcate,costruito nel 1854 per volontà del pontefice Pio IX,si incontra Ariccia,una città romana antichissima riportata nella letteratura latina. Nel Medioevo fu soggetta ai Tuscolani ed a altri feudatari per passare poi ai alla Chiesa, ai Savelli e nel 1661 ai Chigi,la casata di Alessandro VI.
In questo splendente periodo artistico del Barocco romano il Papa , grande estimatore del Bernini, affidò al grande architetto e scultore la sistemazione architettonica della piazza.
Portata a termine nel 1665, è ornata di due fontane e delimitata dal maestoso palazzo Chigi,che ha l’aspetto di un castello fortificato da quattro torri, e dalla chiesa di S. Maria dell’Assunzione, ispirata alle forme del Pantheon con il presbiterio affrescato dal Borgognone e due piccoli campanili posteriori simmetrici ed a bulbo,secondo il gusto barocco dell’epoca.
Non meno pregevole iè il vicino santuario di S. Maria di Galloro di cui sono attribuibili al Bernini la facciata e il fastoso altare maggiore dell’altare sul quale è esposta una venerata Madonna col Bambino dipinta su un masso e rinvenuta nel 1621.
Insomma Ariccia, peraltro ben nota per le gite fuori porta e per le rinomate fraschette,si può definire una delle migliori espressioni architettoniche del Bernini.

domenica 19 febbraio 2012

La cattedrale e la cappella Sistina di Anagni.







Quando si parla di Cappella Sistina, il pensiero va inevitabilmente a Michelangelo l’autore principale di questa mirabile opera d’arte del Vaticano.In Italia tuttavia vi sono altre cappelle Sistine : Una è quella di Tornimparte di cui abbiamo già trattato in questo blog; l’atra è la cappella sistina sotterranea e più precisamente la cripta della cattedrale di Anagni aperta al pubblico soltanto negli anni 2000.
Qualche cenno storico su Anagni
In Italia tuttavia vi sono altre cappelle Sistine : Una è quella di Tornimparte di cui abbiamo già trattato in questo blog; l’atra è la cappella sistina sotterranea e più precisamente la cripta della cattedrale di Anagni aperta al pubblico soltanto negli anni 2000.Qualche cenno storico su Anagni
E’l'antica "Anagnia" capitale della Confederazione degli Ernici che si erge su di una collina tra i monti Ernici e la Valle del Sacco. La leggenda la annovera tra le cinque città della Ciociaria fondate da dio Saturno (Anagni, Alatri, Arpino, Atina e Ferentino, quest'ultima detta anche Antino). Sottomessa dai Romani nel 306 a.C., divenne prefettura e poi municipio.
Nel 1160, durante le lotte tra papa Alessandro III e Federico Barbarossa, ad Anagni venne pronunciata la scomunica contro l'imperatore e contro l'antipapa Vittore IV. Fu libero comune e nel secolo XIII cadde sotto la signoria dei Caetani. In questo periodo visse una fase di straordinario splendore, dando alla Chiesa ben quattro papi e divenendo residenza pontificia, tanto da meritare l'appellativo di "Città dei Papi" (Innocenzo III, Alessandro IV, Gregorio IX e Bonifacio VIII).

Fu teatro delle lotte tra i Colonna, il re di Francia Filippo il Bello e papa Bonifacio VIII, che qui venne fatto prigioniero e avvenne il celebre episodio dello schiaffo di Anagni.

Anagni che nel 1798 prese parte ai movimenti giacobini che portarono alla Repubblica Romana ha un centro rigorosamente medievale, fatto di edifici eleganti ed austeri, di chiese romaniche, di campanili, di logge e di piazze dall'architettura sobria ed essenziale, sono di grande interesse il duecentesco palazzo di Bonifacio VIII, il Palazzo civico, la casa Barnekow e le numerose chiese

Tra questi spicca la Cattedrale di stile romanico a cui si è aggiunto poi lo stile gotico con la splendida cripta i cui affreschi costituiscono uno dei più interessanti cicli pittorici del Duecento italiano. (1104-1255)
Al visitatore che si accosta alla Cripta di San Magno di Anagni, definita "una piccola Sistina sotterranea" da Gianfranco Ravasi, biblista di fama mondiale, è difficile trattenere l'emozione di fronte ai colori e alla bellezza delle figure affrescate. 
Si parla di tre maestri differenti per lo stile pittorico dei dipinti in un arco di tempo che oscilla tra il 1231 e il 1255, anno della consacrazione ad opera di Papa Alessandro IV. Per la datazione degli affreschi si ritiene che nel 1237 Pandolfo, vescovo di Anagni, chiamò il pittore benedettino Frater Romanus e altri due maestri per dipingere il ciclo della cripta, che il vescovo Pietro Da Salerno aveva fatto costruire nel 1063.
 La Cripta di San Magno si trova sotto la navata trasversale della Cattedrale superiore. Vi si accede da due lunghe scale delle navate. La cripta è divisa da due file di piccole colonne in tre navate nella direzione della lunghezza, ha ventuno volte affrescate con diversi temi, i capitelli e i fusti delle colonne sono di travertino, e tre absidi i cui muri reggono quelli della chiesa superiore. L'abside centrale, che contiene l'altare con il corpo del santo, presenta l'affresco sul tema dell'Apocalisse nella parte superiore, nella parte inferiore c'è la storidi San Magno che venne a predicare il Vangelo nel secolo terzo ad Anagni. .








sabato 18 febbraio 2012

La crocifissione sulla porta lignea di Santa Sabina a Roma




Una delle più antiche e belle chiese di Roma è Santa Sabina. non solo per la sua collocazione sull’Aventino, ma anche e soprattutto per la storia e per l’arte.
La chiesa è di architettura paleocristiana e fu costruita dal prete Pietro di Illiria tra il 422 e il 432, sulla casa della matrona romana Sabina, poi divenuta santa e vicino al tempio di Giunone Regina.
Santa Sabina nel 1219  fu affidata da papa Onorio III a san Domenico e al suo ordine di frati predicatori, che da allora ne hanno fatto la loro casa generalizia,
Nell’attiguo chostro si trova in particolare una pianta di arancio dolce, secondo la tradizione domenicana piantata nel 1220 da San Domenico, che in questa chiesa visse ed operò. 
L’impianto architettonico è davvero singolare perché la chiesa non ha facciata e l'accesso avviene da un'arcata laterale. 
Ricorda quello delle originarie basiliche romane, con pianta rettangolare e navate divise da colonne antiche provenienti da un monumento tardoimperiale probabilmente mai messo in opera, che sostengono arcate ad arco attico.La navata centrale è relativamente alta e le sue proporzioni slanciate conferiscono all'interno leggerezza ed eleganza.
L'abside è coronata da un arco trionfale, cioè una grande struttura ad arco che la inquadra dalla navata. . Nell'abside oggi si trova un affresco novecentesco.
Non si può dire tuttavia di conoscere questa mirabile chiesa se si omette di porre in evidenza pone in evidenza che l'ingresso principale è chiuso da una porta lignea risalente al V secolo, coeva anch'essa alla costruzione della chiesa, che costituisce il più antico esempio di scultura lignea paleocristiana.
In origine era costituita da 28 riquadri ma ne sono rimasti 18, tra i quali vi è quello raffigurante la crocefissione, che è la più antica raffigurazione conosciuta di questo evento. È di legno di cipresso e. vi sono rappresentate scene dall'Antico e dal Nuovo Testamento, fra cui le storie di Mosè, di Elia, dell'Epifania, dei miracoli di Cristo, della Crocifissione e dell'Ascensione. Nella disposizione attuale le storie sono commiste, senza separazione tra la parte relativa all'Antico Testamento ed quella dedicata al Nuovo.
Nella porta lignea operano due artisti assai diversi fra di loro: uno di ispirazione classico-ellenistica, l'altro di ispirazione popolare tardo-antica. A questo secondo artista appartiene il riquadro della Crocifissione (che è la prima rappresentazione di Cristo fra i due ladroni). Cristo è rappresentato con dimensioni maggiori rispetto ai due ladroni, a significare la sua superiorità morale. Non vi è alcuna prospettiva e figure poggiano su una parete che simula dei mattoni, e le croci si intuiscono solo dietro la testa e le mani dei ladroni: 
E’ il primo esempio di iconografia cristiana molto semplice e ben comprensibile dalla plebe che riflette il fatto che nei primi tempi del Cristianesimo c'era il divieto di rappresentare Cristo nel suo supplizio, fra l'altro essendo ancora vivo il ricordo della morte in croce quale pena riservata agli schiavi.
In seguito la rappresentazione della Crocifissione nel corso dei secoli assunse tipologie e configurazioni diverse che culminarono prima nel Christus patiens e dopo nel Christus triunphans della controriforma. 
Santa Sabina, nella cui zona al margine nord fu ritrovato un tratto delle mure serviane è la prima stazione quaresimale. Qui i pontefici pronunciano la loro omelia il mercoledì delle Ceneri. Non si conoscono con precisione i motivi per cui sia stata scelta Santa Sabina: alcuni pensano che il papa, in vista delle fatiche quaresimali, si ritirasse lassù per alcuni giorni di riposo.

venerdì 17 febbraio 2012

Lo splendore del roseto di Roma



Quando è maggio  quasi inoltrato non si può non parlare delle rose in fiore e del meraviglioso roseto di Roma posto sull’Aventino.
Il roseto non è solo uno splendore  della flora, ma anche una testimonianza storica sia dell’antica Roma, sia dell’ebraismo romano.
Infatti durante la monarchia romana  Anco Marzio (642-617 a.C), il figlio di Numa Pompilio, combatté vittorisamente contro i Latini, che i furono deportati a Roma nella Valle Murcia, tra Palatino e Aventino, dove in seguito sarà costruito il Circo Massimo.
Ebbene gli appezzamenti di terra separati dalla via di valle Murcia nel declivo dell’Aventino verso il Circo Massimo è proprio il luogo del roseto di Roma.
Ed ancora su quegli appezzamenti di terrrreno vi fu collocato dal 1645 il cimitero ebraico fino al 1934.
Il cimitero ebraico fu spostato nel 1934 in un settore del cimitero del Verano, e la zona fu occupata da "orti di guerra", per poi rimanere incolta. Nel 1950 il Comune, con l'accordo della Comunità ebraica decise di ricreare il roseto nell'area attuale.
L'antica destinazione non fu dimenticata: i vialetti che dividono le aiuole nel settore delle collezioni formano in pianta il disegno di una menorah, il candelabro a sette braccia, e ai due ingressi venne posta una stele con le Tavole della Legge di Mosè che ne ricorda la passata destinazione.
E’  un'area di circa 10.000 m2, divisa in due da una strada asfaltata, si trovano circa 1.100 diverse specie di rose. In uno dei settori sono ospitate le varietà che permettono di tracciare l'evoluzione della rosa dall'antichità ad oggi, suddivise tra "rose botaniche", "rose antiche" e "rose moderne".

Di particolare importanza la collezione di "rose botaniche" e "rose antiche", la cui diffusione iniziò a declinare dopo l'inizio delle ibridazioni con le rose cinesi, importate a partire dagli inizi del XIX secolo, che diedero l'inizio alle numerosissime varietà delle "rose moderne".

Nella seconda sezione, più piccola, vengono ospitate le nuove varietà di rose appena create, inviate qui da tutto il mondo, che dopo una permanenza di due anni partecipano al concorso internazionale "Premio Roma" per nuove varietà.

giovedì 16 febbraio 2012

Citta della Pieve: patria del Perugino e Pomarancio



Città della Pieve è situata su un colle, a circa 500 di altitudine, dominante la val di Chiana. 
Si trova in Umbria,ai confini con la Toscana si caratterizza come un luogo di elevatissimo livello artistico meta continua di visitatori durante tutto l’anno.
E’ un vera città d’arte che ha dato i natali a due grandi artisti come Perugino ed il Pomarancio e vanta monumenti importanti tra cui eccelle la chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio.
La chiesa ha una storia molto antica e la sua primitiva costruzione risale al IV-V secolo sostituita da un edificio romanico nell’VIII secolo a sua volta ristrutturato secondo il gusto gotico nel XIII secolo.
Nell’'edificio attuale che risale ai secoli XVI e XVII vi sono importanti opere pittoriche ed in particolare quelle del Perugino, che, nel 1510, affrescò la prima cappella a sinistra: San Giovanni, che battezza Cristo sul Giordano.
Nella seconda cappella si può ammirare lo Sposalizio della Madonna di Nicolò Circignani (1628). Sulla sinistra del presbiterio: Madonna in trono tra i Santi Francesco e Bonaventura e un devoto che offre un cuore, di ignoto (sec. XVI). Nell'abside sopra il coro, si trova la tavola del Perugino (1513), commissionatagli dai canonici della Collegiata per 130 fiorini dedicata alla Madonna tra i Santi Gervasio e Protasio, protettori della città, che tengono in mano due orifiamma con l'antico stemma cittadino e i santi Pietro e Paolo.
 Sono notevoli anche la Vergine tra Giovanni Battista, Giovanni evangelista, San Pietro martire e il beato Giacomo Villa, forse del Giannicola. Ed ancora la Vergine in trono con Bambino in braccio, tra San Domenico e Santa Caterina del Savini (1600). E un mirabile Crocefisso in legno forse del Gianbologna (1550) e l'Addolorata in legno, si dice su disegno del Perugino.
Si può ammirare in sacrestia vi è il Battesimo di Gesù del Pomarancio. 

mercoledì 15 febbraio 2012

Jesi ed i capolavori di Lorenzo Lotto.





Ci troviamo nelle Marche, in una zona prossima sia ad Ancona che a Macerata. In un territorio in parte collinare ed in parte pianeggiante si incontra la città di Jesi amministrativamente nella provincia di Ancona e nella valle del fiume Esino.
E’ una citta fortificata:la cinta muraria racchiude il nucleo medievale della città, di compatta forma trapezoidale, per un perimetro di circa 1,5 km. Queste mura, erette nel XIV secolo sul tracciato delle più antiche mura romane, rappresentavano il simbolo della libertà Comunale. Vennero in seguito totalmente ricostruite nel secolo XV ad opera dei famosi architetti militari Baccio Pontelli e Francesco di Giorgio Martini.
Jesi è ricca di storia : infatti ha origini molto antiche e fu fondata dall'antico popolo degli Umbri che furono poi scacciati dalla popolazione celtica dei Galli Senoni che stabilirono il loro insediamento proprio sul fiume Esino
In seguito fu conquistata dai Romani e fu appunto trasformata nella colonia di "AESIS" che assunse il profilo urbanistico della città fortificata.
Ma Jesi è soprattutto la città che ha dato i natali alla grande figura protagonista del medioevo italiano e cioè Federico II di Svevia, dotato di grande sagacia politica ed intellettuale.
Le piazze di Federico II situata sul luogo del Foro romano, all'incrocio fra il Cardo e il Decumano massimi ela piazza dedicata a Costanza d’Altavilla, madre di Federico, posta secondo la tradizione sul posto ove fu dato alla luce Federico II ne sono delle preziose testimonianze.
Ma questi sono brevissimi lineamenti storici che meriterebbero un capitolo a parte per essere adeguatamente approfonditi.
In questa sede vogliamo ricordare Jesi come centro luminoso di cultura nel corso dei secoli:basti riferirsi non solo a Federico II, ma anche a Pergolesi, genio luminoso della musica del settecento, che ebbe i natali proprio Jesi. 
Fu una delle prime città italiane a istituire una tipografia. Fu qui che Manuzzi modificò i caratteri di stampa, che prima erano in legno, utilizzando il piombo.
Per gli appassionati della che operò per molti anni nei luoghi marchigiani lontani dai grandi centri di committenza artisticastoria dell’arte si raccomanda di visitare la pinacoteca ospitata nel palazzo Pianetti ove sono raccolte alcune opere celeberrime di Lorenzo Lotto (1480-1556) grande pittore coevo di Tiziano. Egli fu scoperto nella sua grandezza molti anni dopo la sua morte; operò infatti a lungo in luoghi come quelli marchigiani lontani dai veri centri di committenza artistica e per questo ebbe nella sua epoca minore fortuna di altri pittori. A Jesi si possono ammirare opere di grande rilievo di questo grande ritrattista dotato di grande sensibilità, comela visitazione, San Francesco che riceve le stimmate e il Giudizio di Santa Lucia.

martedì 14 febbraio 2012

Honfleur: un vero incanto in Normandia.



Visitare la Normandia equivale a fare un tuffo nella storia della Francia.
Significa andare indietro nel tempo alle vicende di Gugliemo il conquistatore nel XI secolo, ma anche rivolgere il pensiero alla cittadella di Mont Saint Michel che emerge come un incanto fra le acque della Manica.
E non ultimo, significa ricordare il grande sbarco delle forze alleate in Normandia che cambiò definitivamente le sorti della storia del XX secolo.
Ma visitare la Normandia significa anche girovagare in lungo ed in largo per i vari centri marini con spiagge di sassi ed alte falesie come quelle di Etretat

In Normandia che si trova nord ovest tanti centri grandi e piccoli da visitare,
vi è l'imbarazzo della scelta da Rouen a Caen e le Havre ed ancora Etretat, Fecamp, Granville, Deauville, Dieppe.
Il paese che più mi è rimasto impresso per la sua peculiarità è Honfleur
una pittoresca cittadina di mare che sorge sulla foce della Senna. A Honfleur non ci sono vere e proprie spiagge ma spostandovi di circa 15 km si possono godere le amene spiagge di Deauville e Trouville.
La storia di Honfleur del dipartimento di Calvados è profondamente legata al suo porto strategico punto di imbarco dei grandi navigatori che nel secolo XVI salpavano alla scoperta di nuovi mondi, ma anche a due illustri cittadini: il compositore Erik Satin ed il pittore Eugene Boudin che ritrasse le infinite variazioni di luce della sua terra.
Il centro di Hounfleur gravita attorno al Vieux Bassin, il vecchio porto ed a est si trova il cuore della città vecchia, chiamato Enclos per via delle fortificazioni che un tempo la racchiudevano
Da non perdere la visita alla chiesa di Sainte Catherine, una chiesa dalla struttura in legno costruita sul sito di una precedente chiesa in pietra distrutta durante la guerra dei Cent'Anni ed eretta grazie alle donazioni della popolazione di Honfleur.
La struttura fu creata dai carpentieri navali della città e presenta un soffitto a volta simile allo scafo di una nave e due belle navate gemelle.
Il campanile, Clocher Sainte Catherine, è separato dalla chiesa e risale alla seconda metà del XV secolo.

lunedì 13 febbraio 2012

Le vetrate di Chagall nella cattedrale di Reims.





Ancora una volta proponiamo di recarsi in Francia per visitare le famose cattedrali gotiche.
Siamo a Reims nello Champagne, città di origini preromane, e teatro di storici avvenimenti nel medioevo e durante la guerra dei cento anni.
Reims è soprattutto nota per la sua cattedrale costruita nel l211 ed ove per ben oltre 13 secoli sono stati consacrati i re di Francia.
La cattedrale di Notre Dame di Reims ha uno stupendo impianto architettonico
L'edificio che presenta una facciata magnifica nel suo slancio, si articola su una pianta a croce latina, suddivisa in tre navate lungo il corpo principale e il transetto, mentre coro e abside presentano una doppia serie di navatelle, coronate da cinque cappelle radiali; 
La cattedrale è ricca di sculture e di arazzi rappresentativi delle scene della vita della Vergine.
Nelle testate del transetto vi sono grandi vetrate della creazione del 1200 e coeve sono anche le vetrate del prebisterio. Nella cappella centrale del deambulatorio si inseriscono senza alcun contrasto, anzi in perfetta sintonia le mirabili vetrate realizzate dai Marc Chagall,collocate nella cattedrale nel 1974
Le vetrate coprono un’area di circa 75 metri quadrati ed evocano storie dell’Antico e del Nuovo Testamento che hanno come fulcro la figura di Gesù. Il lavoro si sviluppa in tre vetrate, composte ciascuna da una coppia di bifore; in quella centrale avviene l’incontro fra Antico e Nuovo Testamento, grazie alla rappresentazione del patto d’alleanza fra Abramo e Dio; il sacrificio di Isacco; in cima vi sono poi la Crocifissione e la Resurrezione. Qui a prevalere è il blu. Il fascino dell’arte popolare si fonde al tecnicismo di matrice francese. 

domenica 12 febbraio 2012

L'affresco " il miracolo della Vergine e la visione di S Filippo Neri" nella chiesa di S. Maria della Vallicella a Roma.



Uno dei più fecondi ed insigni artisti del barocco fu Pietro da Cortona, nato come Pietro Berrettini. 
E’ un artista completo perché ha lasciato opere importanti in architettura e pittura: Basti pensare al fatto che durante il papato di Urbano VIII (di cui fece un ritratto) fu uno dei principali architetti operanti a Roma, insieme a Bernini e Borromini.
Pietro Berrettini progettò Castel Gandolfo per come lo conosciamo oggi. Ed ebbe una parte attiva nella progettazione della chiesa di San Luca e Martina al foro romano realizzata con un impianto a croce greca.
Qui intendiamo parlare dell’impronta data da Pietro da Cortona alla decorazione pittorica della chiesa di Santa Maria della Vallicella (chiesa nuova) costruita nel 1575 per iniziati di San Filippo Neri che lì visse nelle nelle stanze annesse e lì fu sepolto.
La facciata straordinariamente ampia è del 1605, L’interno è a croce latina e si sviluppa in tre navate caratterizzate dal ritmo delle cappelle laterali a nichcia.
Sopra le arcate della navata maggiore della chiesa ove sono presenti moltissime opere d’arte dello stesso Pietro da Cortona e di Rubens si estende una decorazione a stucchi e ad affreschi del 700.
Nella volta fra un sinuoso disegno di cassettoni dorati si allarga la spettacolare affresco di Pietro da Cortona Nuova del mirabile affresco riguardante " il  miracolo della Vergine e la visione di S Filippo Neri"
Una notte durante il sonno il Santo sognò che la Vergine sosteneva senza fatica una parte del tetto della chiesa che cedeva. La mattina dopo volle indagare e scoprì con meraviglia che un’enormebtrave del tetto miracolosamente era in bilico mantenendo da sola tutta la struttura.
L’affresco è un’opera di straordinaria bellezza che rivela a giudizio unanime dei critici l’abilità dell’artista bnel fondere l’intento narrativo con l’illusionismo scenografico in una rappresentazione delle esigenze celebrative della controriforma, in accordo alle esigenza della Chiesa del tempo.

sabato 11 febbraio 2012

Saint Tropez : celeberimmo luogo della Costa Azzurra


La Costa Azzurra vanta luoghi  incantevoli, promontori e vedute panoramiche stupende.E’ un susseguirs di emozioni per un visitatore attento,
Sarebbe tuttavia limitativo se restringessimo il campo alla sola componente paesaggistica, perché la Costa azzurra  assume rilevanza anche dal punto di vista artistico
I musei infatti sono una delle grandi attrazioni culturali della Costa Azzurra, ogni città ne ha almeno uno e tutti hanno obiettivi ben definiti. A titolo di esempio ne citiamo alcuni. Ad Antibes vi è il museo Picasso ;a Biot il museo Fernand Leger, a Cagnes il museo etnografico; a Cannes un museo d'arte primitiva e il museo del mare con una sezione di archeologia sottomarina; aCap Ferrat il museo Ephrussi de Rothschild con arredi e corredi dal Cinque al Settecento; a Grasse il museo Fragonard con tele e incisioni del Settecento; a Mentone, sul molo, il museo Cocteau dove c'è la sala dei matrimoni; ; a San Paul de Vence la fondazione Maeght;  e dulcis in fundo a St Tropez il museo de l'Annonciade;
Sono molti infatti gli artisti che hanno amato Saint Tropez e in questo museo sono raccolti diversi quadri che la rappresentano: da Paul Signac, Braque, Bonnard, Matisse, Marquet (Place Grammont Le Port).
Perché tanti artisti si ritrovarono a Saint Tropez.. Perché è celeberrima in splendida posizione naturale, al centro del golfo omonimo. E proprio per questo l’originario villaggio dei pescatori , fondato dai  greci di Massalia che in quel luogo scambiavano le merci con i nativi Galli e  ritrovo nei primi anni del ‘novecento di moltissimi artisti divenne poi negli anni ‘ 50 del secolo scorso anche capitale delle mode estive del bel mondo.
Saint Tropèz rappresenta dunque un forte richiamo attrattivo per il suo porto in cui abbondano famosi ristorante e caffè e per le rinomate spiagge.

 

venerdì 10 febbraio 2012

L'incantevole altopiano del Montasio.





Moltissimi conoscono il formaggio friulano Montasio raffinato per i palati dei buongustai.
Non molti conoscono invece l’altipiano del Montasio da cui il formaggio prende il nome.
E’ di incantevole bellezza e tra le cime la più alta è il Jof di Montasio, che è la seconda cima per altezza delle Alpi Giulie dopo il Monte Tricorno (situato in Slovenia), di cui costituisce il contraltare italiano.
Ebbene questi monti scoperti in grande parte da Julius Kugy agli inizi del novecento fanno da sfondo con tutta la loro maestosa bellezza a Valbruna un Paese che si trova appunto ai piedi delle Alpi Giulie occidentali.
Dall'abitato di Valbruna si prende la strada asfaltata della Val Saisera a cui segue una strada bianca che attraversa il torrente Saisera e sale lungo il versante boscato a tratti ripida fino raggiungere un pianoro (sede di partenza della teleferica) da cui partono numerosi percorsi escursionistici.
Nel riquadro è riportata una bellissima immagine del torrente Saisera  con lo sfondo del Montasio.