lunedì 30 aprile 2012

Antonio Stoppani e il "Bel Paese"



Non ci soffermiamo in questo articolo sulla descrizione di luoghi interessanti dal punto di vista artistico e paesaggistico,: incentriamo invece l’attenzione su una figura luminosa del XIX secolo che ha dedicato la sua vita allo studio geologico e paesaggistico dell’Italia.

“ Ma il mondo fisico della Svizzera, si riduce, possiam dire, alle Alpi; mentre il nostro mondo è assai più vasto e infinitamente più ricco di fenomeni e di naturali bellezze. Alle bellezze ed alle ricchezze scientifiche delle Alpi, noi aggiungiamo quelle così diverse dell'Appennino; e quando avremmo descritto i nostri ghiacciai, le nostre rupi e le gole delle Alpi e delle Prealpi, troveremo altri nuovi mondi da descrivere: le emanazioni gassose, le fontane ardenti, le salse, i vulcani di fango, i veri vulcani o vivi o spenti, il Vesuvio, l''Etna, poi ancora il mare e le sue isole, i climi diversi, le diverse zone di vegetazione, dalla subtropicale alla glaciale e così via discorrendo, ché l'Italia è quasi (non balbetto nel dirlo) la sintesi del mondo fisico."

Queste è quanto scrive Antonio Stoppani nel suo libro divulgativo “ il bel Paese”

Si proprio il Bel Paese da cui ha tratto il nome il famoso formaggio italiano. 

Nacque il 15 agosto 1824 a Lecco, nel 1835 entrò nel Seminario di Castello per studiare grammatica. Ben presto sentì la vocazione per il sacerdozio e passò quindi al Seminario di Monza e successivamente a quello di Milano dove fu consacrato prete nel 1848.

Fu insegnante di geologia e scrisse una grande mole di lavori scientifici tra cui la più celebre è appunto “il bel Paese”, un ponderoso volume di divulgazione scientifica in cui raccontava con linguaggio semplice e piacevole le bellezze naturalistiche del territorio italiano. Egli immagina uno zio che, al ritorno delle vacanze, sia interrogato dal nipotino su quanto visto e così, nell'arco di 34 "serate", descrive la bellezza dei fenomeni naturali in Italia, spaziando dalla città di Milano ai marmi di Carrara, dalle descrizioni geologiche delle Alpi  e a quelle vulcanologiche con particolare riferimento  al Vesuvio.

E’ un libro importante di facile lettura divulgativa che mostra l’Italia in lungo in largo mettendone in evidenza gli aspetti geologici e paesaggistici.

sabato 28 aprile 2012

Costalta nel Comelico


La valle del Comelico che confina da un lato con l’alto Adige dall’altro con Sappada ha catteristiche peculiarii paesaggistiche, sociali e culturali.
Si parla lingua ladina,e  la sua amministrazione è  vincolata alle cosiddette“Regole di comunione familiare” del Comelico  che sono la testimonianza del forte legame tra la comunità locale e il proprio territorio che si tramanda da oltre un millennio.
Le famiglie in base alla regola trasferiscono  di padre in figlio le proprietà comuni di boschi e pascoli insieme ai diritti di appartenenza alla Regola di comunione familiare e al costante impegno per conservare e migliorare il patrimonio ambientale.
I beni silvo - pastorali, amministrati attraverso norme approvate democraticamente dall’assemblea dei regolieri e contenute in antichi codici rurali detti “Laudi – Statuti”, rappresentano da sempre la principale fonte di sostentamento della popolazione locale.
Un paese molto caratteristico è Costalta
Adagiata su un verde pendio punteggiato di tabià (fienili), Costalta ha conservato un aspetto caratteristico, di case e rustici in legno costruiti con la tecnica del blockbau e risalenti prevalentemente all'Ottocento.
La valorizzazione di questo patrimonio architettonico è incentivata mediante l’organizzazione di una manifestazione che a partire dall'estate 2000, per circa un decennio, si propone di realizzare 30 sculture in legno (tre ogni anno) da esporre presso le 30 case di legno di Costalta in una sorta di vero e proprio "museo all'aperto.
Il profondo affetto degli abitanti per le proprie tradizioni è testimoniato anche dalla cura nel mantenere il proprio patrimonio linguistico attraverso rappresentazioni teatrali e musicali in ladino.

venerdì 27 aprile 2012

Giovanni dalle bande nere nella piazza San Lorenzo a Firenze.


Nella famosa Piazza di San Lorenzo a Firnze si scorge la statua di Giovanni dalle Bande nere. Chi era costui? 
E’ un  protagonista per eccellenza della storia di Firenze sono essendo stato il capostipite dei medici e padre di Cosimo I
Giovanni dalle Bande Nere oppure delle Bande Nere al secolo Giovanni di Giovanni de' Medici (Forlì, 6 aprile 1498 – Mantova, 30 novembre 1526) è stato un condottiero italiano del Rinascimento e fu considerato da Niccolò Machiavelli come la figura capace di unificare l'Italia.
Questi i sommari dati anagrafici
Fu veramente un grande condottiero che si distinse come soldato papale il 5 marzo 1516 nella guerra contro Urbino al seguito di Lorenzo de' Medici. La guerra durò solo ventidue giorni, dopo i quali Francesco Maria I della Rovere si arrese; nonostante la propria indole irrequieta, Giovanni riuscì a insegnare agli uomini della sua compagnia - indisciplinati, rozzi e individualisti - disciplina e obbedienza. Ebbe anche modo di osservare, con acume caratteristico, il declino della cavalleria pesante.
Giovanni introdusse l’impiego di cavalli piccoli e leggeri, preferibilmente turchi o berberi, adatti a compiti tattici quali schermaglie d'avanguardia o imboscate; individuò nella mobilità l'arma più utile da usare. Un accento particolare fu messo sullo spirito di corpo, allora assai carente. I nuovi venuti ricevevano un addestramento particolare, spesso impartito da Giovanni personalmente; sovente i traditori erano condannati a morte.
Molte opere scultoree lo ricordano e tra queste la più importante è quella commisionata dal figlio Cosimo a Baccio Bandinelli nel 1540
Malgrado sia un condottiero, Giovanni ha stranamente una posa seduta e per questo motivo i fiorentini coniarono un arguto epigramma che suona così:
“Messer Giovanni delle Bande Nere, dal lungo cavalcar noiato e stanco, scese di sella e si pose a seder». “
Di particolare rilievo è il piedistallo ornto da bassorilievo su cui si intrecciano motivi allegorici e simboli araldici medicei

Un suo ritratto ottocentesco si trova presso gli Uffizi accanto ad altri famosi condottieri come Francesco Ferrucci, Pier Capponi e Farinata degli Uberti.

mercoledì 25 aprile 2012

Johann Wolfgang von Goethe a Napoli

Uno dei grandi viaggiatori in Italia è stato  Wolfango Goethe che ha lasciato scritti famosi sul nostro paese, al pari di Stendhal e Nietzsche,
Il viaggiatore Goethe è diverso dagli altri  perché egli non si dedica soltanto alle opere d'arte ed ai musei, ma trova interesse soprattutto nella vita di ogni giorno.
Oltre a dipingere pubblico un diario nel 1829 che insolitamente non è una descrizione del Paese, piuttosto è una descrizione delle impressioni  che riceveva dal paese e dalla gente intrisa con riflessioni sulla cultura e sull'arte.
Quando Goethe soggiorna a Napoli, egli dice " quando io vorrei esprimermi a parole, appaiono soltanto immagini  davanti ai miei occhi: il bellissimo paesaggio, il mare libero, le isole scintillanti, la montagna ruggente: mi manca la capacità di descrivere tutto ciò. Napoli è un Paradiso , tutti ci vivono in una specie di inebriata dimenticanza di sè ............Siano perdonati coloro che a Napoli escono di senno!




























martedì 24 aprile 2012

Piazza della Signoria a Firenze e Girolamo Savonarola



Quando si ammira la stupenda piazza della Signoria di Firenze con il superbo Palazzo Vecchio sullo sfondo sede del comune fiorentino, il pensiero va inevitabilmente anche a Campo dei Fiori a Roma perché entrambe le piazze sono state anche luoghi tristi per la Storia.
In Campo dei Fiori si consumò il rogo del filosofo “eretico” Giordano Bruno, mentre in Piazza della Signoria concluse tragicamente di vivere il frate Girolamo Savonarola.

Sede del potere civile, la piazza della Signoria era sede delle pubbliche esecuzioni, e la più famosa fu quella del 23 maggio 1498 quando Girolamo Savonarola fu impiccato e bruciato per eresia assieme ai suoi du confratelli Frate Domenico Buonvicini da Pescia e Frate Silvestro Maruffi da Firenze.
Savonarola, domenicano, fu personalità sconcertante, capace di suscitare odi e fanatismi, amori viscerali e profonde fedeltà. Influenzò letterati come Guicciardini, Botticelli, Buonarroti. Vagheggiò il ritorno al cristianesimo primitivo e istituì i famosi "bruciamenti delle vanità" non condannando una sana fruizione dei beni mondani. Nella sua attività politica mirò ad una città pacifica, che sviluppasse i traffici e fosse allietata da opere d'arte e da feste, purché non contrarie alla morale. E' un atteggiamento che si rispecchia nei suoi scritti:come Compendio di logica (Compendium logicum, 1491) in cui è riassunta la filosofia scolastica e le Prediche raccolte postume, caratterizzate da una eloquenza concitata e drammatica: nello slancio dei rimproveri e delle esortazioni fa ricorso a grandiose e terrificanti immagini bibliche, accompagnato a toni raccolti nella meditazione e nel rammarico.
Sulla piazza della Signoria di fronte alla fontana del Nettuno è stata posta una targa nello stesso luogo in cui, con i suoi discepoli, aveva operato il cosiddetto Rogo della Vanità, dando alle fiamme molti libri, poesie, tavoli da gioco, vestiti, ecc.

lunedì 23 aprile 2012

L'architettura di Guarino Guarini a Torino.



Torino spartiacque tra la cultura d’oltralpe francese e italiana eccelle come una delle più interessanti città italiana per la sua storia, per la sua cultura e  per l’arte.
Rivolgiamo qui l’attenzione alla Torino del Guarino Guarini , religioso dell’ordine dei Teatini, uno dei maggiori architetti del ‘600 che ebbe modo di conoscere a Roma le architetture di Francesco Borromini derivandone una profonda influenza sulle sue opere, di cui rilevante è l’impronta nel capoluogo piemontese.
Non è secondario porre in evidenza inoltre  che Guarini appartenesse ad un ordine religioso. E’ un interessante filo conduttore che collega Torino a Roma ove  si distinse per la sua scenografica architettura un altro grande  artista religioso il contemporaneo Andrea Pozzo appartenente all’ordine dei Gesuiti.
L’opera di maggiore rilievo del Guarini sul territorio piemontese è  senza dubbio Il Santuario della Consolata il cui edificio attuale è un ampliamento della precedente chiesa di sant'Andrea. A partire dal 1678, per volere della Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours Guarini trasformò la navata centrale dell'antica chiesa di Sant'Andrea in quello che è oggi il corpus ellittico, cuore del santuario

Appena tre anni dopo, nel 1706, la basilica fu il centro propulsore della fede e della religiosità torinese durante i duri giorni dell'assedio franco-spagnolo La città si raccomandò alla Madonna Consolata per la propria salvezza, e come ex voto vennero posti, nei punti di maggiore importanza della città, una serie di piloncini recanti l'effige della Vergine e la data memoranda: 1706.

Filippo Iuvarra e, soprattutto, Carlo Ceppi contribuirono alla trasformazione del santuario. Allo Juvarra si devono i lavori di abbellimento interno, specialmente l'altare, del 1729. Al torinese Carlo Ceppi i lavori di ampliamento, a metà Ottocento, che videro l'erezione dell'elegante pronao sulla piazzetta omonima e delle cappelle ellittiche che coronano il santuario, in gusto neo-barocco.

Tra il  1668 e il 1587 Guarini  realizza per i Teatini la chiesa di San Lorenzo a pianta centrale ottagonale, con i lati di forma convessa con un presbiterio ellittico posto trasversalmente che introduce un asse principale nella composizione; la copertura è costituita da una cupola a costoloni che si intrecciano fino a formare l'ottagono sul quale poggia la lanterna

Del Guarini non è solo la cappella posta nella parte absidale del Duomo  posta nella parte absidale del Duomo di Torino a contatto con il Palazzo Reale,ma anche  progetta  Palazzo Carignano basato su una pianta ad U, che presenta una monumentale facciata che alterna tratti concavi con parti convesse in una configurazione forse riconducibile ai progetti del Bernini per il palazzo del Louvre  e al Castello di Vaux le Vicombe, ma anche all'Oratorio dei Filippini del Borromini

Su richiesta di Emanuele Filiberto detto il  Muto, secondo Principe di Carignano Guarini realizza, a partire dal 1676 la facciata settentrionale del Castello di Racconigi con le due torri a pagoda e la copertura del cortile medioevale del palazzo, là dove oggi sorge   oggi rinvenuta nei cosiddetti appartamenti cinesi (caminetti e cornicione) e nella sala di Diana.

venerdì 20 aprile 2012

Napoli: le porte d'ingresso alla città.

Le porte d'ingresso nella città a Napoli erano moltissime nell'antichità. Nel corso dei secoli  il tessuto urbano subì numerose modifiche in seguito al cambiamento della città soprattutto a causa dell'incremento demografico.
Oggi sono rimaste in quattro. due aragonesi e due vicereali.
Parliamone sommariamente.
Porta Capuana, costruita nel 1484 dal re Ferrante d'Aragona, è stata dal tempo in cui fu edificata, il punto in cui si accedeva alla città provenendo  da est.
La porta il cui nome è legato al fatto che è nella direzione di Capua è costruita in stile rinascimentale per opera dell'architetto Giuliano da Maiano.
Porta Nolana eretta nel XV secolo da Giuliano da Maiano, è realizzata in stile rinascimentale e si presenta con un arco a tutto sesto  in marmo incastonato tra due torri in piperno.
Sul portale campeggia un bassorilievo in marmo  raffigurante il re aragonese Ferrante I a cavallo con armatura.
Porta San Gennaro è la più antica porta napoletana  di cui se ne parla già nel 928, quando vi erano le invasioni dei Saraceni.
Era l'unico punto d'accesso a settentrione  ed il suo nome deriva dal fatto che da lì partiva l'unica strada che portava alle catacombe di San Gennaro.
La porta fu spostata a metà del secolo XV dalla sua posizione originaria.
Ed infine Port'Alba che prende il nome dal duca d'Alba don Antonio Alvarez de Toledo,
La porta fu aperta dagli angioini  per mano dell'architetto Pompeo Lauria e fu decorata con tre stemmi : uno di Filippo II, uno della città di Napoli ed uno dei Vicerè
Nel 1656 la porta fu decorata  da mattia Preti con alcuni affreschi  che rappresentavano la Vergine, con San Gennaro e San Gaetano e la scena dei moribondi appestati.

E' un vero peccato che molte di queste porte siano in uno stato di degrado.








venerdì 13 aprile 2012

Per le strade di Rapallo sulle orme di Friedrich Nietzshe.

Nel 1823 il grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche si rrovava nel Golfo del Tigullio a Rapallo e così scriveva ad un suo amico :
" Ho avuto freddo come mai ne ho sentito in vita mia, Finalmente mi sono rifugiato  in un albergo vicino al mare e nella mia camera c'è un camino. Il mio regno attuale si stende da Portofino a Zoagli; abito fra i due paesi , cioè a Rapallo , ma le mie quotidiane passeggiate mi portano fino ai limiti sunnominati del mio regno. La montagna più alta della regione , dietro il mio albergo si chiama Monte allegro: un buon auspicio"
Ancora oggi è viva ed attuale questa descrizione di Rapallo che si trova nella parte occidentale del Golfo del Tigullio, incastonata nel golfo  che prende il suo nome tra la piana dei due principali torrenti quale il Boate e il San Francesco  nella parte orientale della città
La ridente cittadina di Rapallo dove si trascorrono meravigliose vacanze, è ricca di opere d'arte e di storia, essendo stata luogo di un importante trattato tra la repubblica di Weimar e l'Unione Sovietica nel 1922.
Particolarmente interessante  è l'antico ponte di Annibale nei pressi del porto turistico nella strada che porta da Rapallo a Santa Margherita Ligure,
Le fonti storiche al riguardo non sono chiare: sembra tuttavia che durante la seconda guerra punica, sulla costa della zona di Rapallo, che allora era uno scalo marittimo  commerciale siano sbarcati rifornimenti e rinforzi per le truppe  che si sarebbero poi scontrate nella celebre battaglia della Trebbia nel 218 a.C.
Sono meritevoli di interesse tra l'altro l'attuale chiesa parrocchiale di San Gervasio e Protasio ricostruita nel XVII secolo in sostituzione di un precedente edificio di culto medievale. e la Pieve di Santo stefano ubicata nel cuore della città che, secondo fonti storiche fu  il primo edificio cristiano del territorio.











domenica 8 aprile 2012

Polanesi di Recco: una terrazza sul golfo Paradiso.

Procedendo sull'Aurelia verso Genova nei pressi di Recco e a sud di Bogliasco si trova il ridente paesino di Polanesi di Recco che rsichia di rimanere inosservato da un turista frettoloso.
Ed invece? Una volta che si raggiunge, si rimane incantati dal punto vista paesaggistico ed artistico.
Paesaggistico perché si ammira dalla piazzetta della chiesa un mirabile panorama che sovrata tutto il golfo. Paradiso.
Artistico perchè la chiesa di San Martino è una vera gemma d'arte, un autentico gioiello che si inseisce magnificamente nella natura e nello stupendo paesaggio  che la circonda, di cui è pare integrante
E' una chiesa ad una sola navata con più altari oltre quello maggiore di marmo. e tra questi è particolarmente importante un altare dedicato dal 1950  alla Madonna della Salute, una preziosa immagine sacra  di cui si ignora l'origine.
Nella chiesa. oltre ad essere venerate reliquie insigni come quelle di San Fermo e di Sant'Illuminata vi è un prezioso organo con il quale si tengono eccellenti concerti di musica sacra.
Nella sacrestia si trova un'urna cineraria in marmo grigio lunense  del II secolo d. C  con al centro sotto lo specchio epigrafico un foro  che ricorda il reimpiego dell'urna come vaschetta per abluzione.
A Polanesi su trova anche un artistico presepe  di scuola genovese con statuine del Maragliano.









mercoledì 4 aprile 2012

Luca Giordano e Palazzo Gaddi a Firenze



A Firenze qualunque monumento civile o religioso è una vera opera d’arte.
Medioevo, Rinascimento sono largamente rappresentati da Maestri e capiscuola come Cimabue, Giotto Brunelleschi, Leon battista Alberti, Masaccio,Michelangelo, Beato Angelico e molti altri, altrettanto noti.
In epoca posteriore si distingue Luca Giordano1634-1705) che è stato attivo soprattutto a Napoli e Firenze ove ha trascorso un periodo della sua vita nella città del giglio.
Ha influenzato con la sua pittura ariosa e coinvolgente, di carattere sacro o profano, l'attività di molti giovani pittori sia napoletani come Solimena , sia, veneziani e stranieri come Sebastiano Ricci, Fragonard e Goya.
Luca Giordano, ben noto per avere affrescato a Napoli la controfacciata della chiesa dei Girolamini con la Cacciata dei mercanti dal Tempio,ha lasciato dunque la sua impronta artistica anche a Firenze a Palazzo Arrighetti-Gaddi in via del Giglio a Firenze.
In questa zona della città i Gaddi, famiglia dei celebri pittori Taddeo e Agnolo ma anche di uomini politici e di ricchi mercanti, avevano numerosi possedimenti: nella vicina piazza della Madonna degli Aldobrandini il palazzo Gaddi è uno dei più antichi di famiglia e si riconosce per i tipici sporti, mentre l'antistante edificio d'angolo con via del Melarancio sorge sul luogo del celebre giardino chiamato Paradiso dei Gaddi, cantato da John Milton, che fu probabilmente ospitato nell'allora Palazzo Arrighetti.
Furono i Gaddi a comprare il cinquecentesco palazzo degli Arrighetti e a fare costruire un nuovo corpo di fabbrica .
All'interno si trova un atrio che porta allo scalone monumentale, dove si trova un scultura di Ercole in riposo lungo la balaustra. Al piano nobile sono presenti alcune sale magnificamente affrescate, tra le quali spicca quella con l'affresco sul soffitto attribuito a Luca Giordano e completata da altre pitture e stucchi.

domenica 1 aprile 2012

La campagna romana

A pochi km. da Roma ,verso il mare di Torvaianica,si incontra Pratica di mare,antico borgo nato nel Vll/Vlll secolo .Esso attraversò molte vicissitudini fino ad arrivare al 1530, anno in cui Antonio da Sangallo il Giovane rifondò il borgo e progettò il castello .Nei secoli successivi il maniero subì molti rimaneggiamenti fino ad arrivare ai è l’antica Lavinium, città fondata da Enea fuggito da Troia. In questo luogo,negli anni ’60 del secolo scorso, iniziarono gli scavi che portarono alla luce ne igiorni nostri  un edificio di forma “palazziale.”
Nelle immediate vicinanze visi reperti che in seguito sono stati esposti in un piccolo museo da non perdere ,sia per la preziosità degli oggetti ritrovati, sia per l’innovazione espositiva.
Questa meta,per chi non la conoscesse, potrebbe essere uno spunto per un’immersione nella storia e nella bellissima campagna romana che circonda i luoghi da visitare.