Al confine tra il Lazio e l’Abruzzo si trova il Parco naturale dei Monti Simbruini, un’area protetta di 30000 ettari,coperta soprattutto da boschi.
Il parco,che fa parte del sistema appenninico e che comprende comuni importanti come Cervara di Roma, Jenne , Subiaco, Vallepietra , Filettino, è assai ricco di acqua da cui il toponimo Simbruini (sotto le piogge) che alimenta anche parte della Capitale.
Il territorio, morfologicamente carsico, rappresenta un singolare intreccio di natura e cultura con i suoi santuari e monasteri, tangibile segno di profonda spiritualità. Qui la fauna è ricca e composita; tra i mammiferi sono presenti il lupo, l'orso, il capriolo, il tasso, la volpe, il gatto selvatico, l'istrice, la martora, lo scoiattolo, la faina, il cinghiale. Numerose le specie di uccelli tra le quali, con un po' di fortuna, è possibile avvistare il falco pellegrino, l'allocco, il gufo e l'aquila reale. Altrettanto rigogliosa è la flora con genziane, narcisi, gigli e viole ;caso più unico che raro è la presenza delle orchidee.
L’aspro territorio tra l’altro è stato fin dall’antichità sede di vie di transumanza legate alla cultura pastorale appenninica ed in particolare in epoca romana divenne noto per la grande ricchezza paesaggistica e di risorse idriche, sfruttate a fondo mediante ardite opere di ingegneria idraulica.
Fu proprio in questa area che Nerone sbarrò il corso del fiume Aniene con tre dighe, creò laghi artificiali e fece costruire una splendida villa di cui oggi rimangono soltanto dei ruderi.
In questa stupenda cornice San Benedetto alla fine del V secolo fondò il suo primo monastero, dopo aver dimorato per tre anni in una grotta vicina, oggi visitabile il Sacro Speco.
Sorsero successivamente ben 12 monasteri tutti lungo la valle di cui resta a testimonianza quello di Santa Scolastica
Ma qui vogliamo parlare del Santuario della Trinità di Valle Pietra che ha l’aspetto di una piccola chiesa di montagna; è posto su un ripiano ai piedi dell’immensa e impressionante parete rocciosa del monte Autore, a 1.337 metri di altitudine a soli due chilometri dal confine del Lazio con l’Abruzzo.
La sacra costruzione sorge in un luogo occupato nei primi tempi del Cristianesimo da pochi eremiti. o monaci orientali cui si dovrebbeee l’origine del culto.
L’atteggiamento benedicente alla maniera greca delle “Tre Persone” ivi venerate e la particolare toponomastica dei luoghi circostanti potrebbero avvalorare tale ipotesi. Infatti il monte posto di fronte al Santuario si chiamava fino al secolo scorso Sion e il paese più vicino, dal versante abruzzese, è Cappadocia (come la regione orientale).
Un’altra ipotesi attribuisce la fondazione del Santuario a San Domenico di Sora.
Nel santuario l’antico grande affresco che rappresenta le “Tre Persone” occupa la parte più elevata della parete occidentale. In esso v’è l’evidente impronta dell’iconografia bizantina. Esse sono dipinte sedute su un unico Trono, benedicenti alla maniera greca unendo il pollice con l’anulare, con un libro aperto nella mano sinistra e poggiato sulle ginocchia.
La somiglianza del loro sguardo, il medesimo abbigliamento, l’identico atteggiamento nel benedire, significa con evidenza che il gruppo è da considerarsi, secondo la teologia, trino e uno. .
E’ una trinità insolita perché secondo la Chiesa Cattolica la raffigurazione della Trinità è, in forma di colomba, del Padre e del Cristo Crocifisso.
L’interpretazione dell’autore dell’affresco di Vallepietra (di scuola romana del 1100-1200) è accettata considerando la tradizionale devozione popolare che lo riguarda.
Altre pitture parietali che qui si ammirano sono ispirate a passi del Vangelo, resi secondo lo stile bizantino: L’Annunciazione, La Natività, L’Adorazione dei Re Magi, La Presentazione di Gesù al Tempio.
Altrettanto interessante è la visita alla Cappella di Sant’Anna fatta scavare nella viva roccia.
Al di sopra dell’altare c’è un’icona dipinta che rappresenta Sant’Anna e la Madonna Bambina. Il quadro fa parte di una bella trifora avente ai lati la raffigurazione degli Apostoli Pietro e Giovanni.
Vi si svolge di consueto un pellegrinaggio a piedi nelle notti dopo Pentecoste in cui migliaia di persone si incamminano dai propri rispettivi paesi per raggiungere, alla vigilia della solennità della Trinità, l’impervio Santuario.
Degno di nota è anche Il pianto delle zitelle,una laude sacra composta all’inizio del 1700. E’ rappresentata e cantata dalle “Zitelle” sul piazzale del Santuario la mattina della festa della SS. Trinità. Tutte sono vestite di bianco, solo la Madonna veste di nero. Attraverso i simboli e i personaggi che hanno accompagnato le ultime ore della vita di Gesù e la sua morte, il Pianto, struggente, invita i pellegrini alla conversione facendo rivivere intensamente la Passione di Cristo.
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