Ci troviamo in una chiesa con pianta centrale molto originale:al centro sei colonne sono disposte ai vertici di un esagono e collegate da archi che sorreggono la cupola. L'esagono interno è poi circondato da un anello decagonale con otto pilastri e due colonne ai fianchi dell'entrata. Non meno originale è la forma delle pareti. La zona delle tre absidi è circolare, ma nella porzione centrale ed anteriore le mura disegnano parte di una stella, interrotta dal portone, con quattro nicchie ricavate negli spigoli. La facciata presenta, dal restauro settecentesco, degli spioventi ricurvi.
Siamo a Satta Sofia nel cuore di Benevento o meglio nel complesso monumentale di Santa Sofia Vi sono comprese la cchiesa, una delle più importanti della Langobardia Minor giunte fino ai giorni nostri, il campanile antistante la piazza, l'ex monastero con un bel chiostro, la fontana al centro dell'area.
Il complesso di Santa Sofia si sviluppò intorno alla chiesa, fondata dal duca longobardo Arechi II intorno al 760. Dopo la sconfitta di Desiderio ad opera di Carlo Magno (774) divenne tempio nazionale dei Longobardi,
Proprio nel 774 la chiesa fu dedicata a Santa Sofia, con una donazione; Arechi vi annesse anche un monastero femminile benedettino che divenne, attorno al XII secolo, una delle più importanti dell'Italia meridionale.
Ad opera dell'abate Giovanni IV il Grammatico, capo del monastero dal 1119, subì le prime modifiche: furono infatti aggiunti un campanile romanico sulla sinistra della facciata e un protiro a quattro colonne davanti alla porta d'ingresso, con un bassorilievo ora posizionato nella lunetta sovrastante l'ingresso.
Nel 1595 i benedettini abbandonarono il monastero.
La chiesa subì gravi danni per vari terremoti. Il cardinale Orsini futuro papa Benedetto XIII, volle che la chiesa fosse ricostruita secondo il gusto barocco: nei lavori di restauro, la pianta fu trasformata da stellare a circolare, furono costruite due cappelle laterali, fu cambiato l'aspetto dell'abside, della facciata, dei pilastri. Furono inoltre distrutti quasi del tutto gli affreschi di artisti legati alla Scuola di miniatura beneventana (fine VII - inizio IX secolo) che ricoprivano la chiesa, dei quali restano solo alcuni frammenti con Storie di Cristo e della Vergine.
Un discusso intervento di restauro nel 1951 ripristinò scrupolosamente, sulla base dei documenti disponibili, le absidi e l'originale pianta della chiesa longobarda ed eliminò le cappelle settecentesche; tuttavia lasciò quasi immutata la facciata barocca.
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