giovedì 3 novembre 2011

Sant'Antimo un esempio luminoso di architettura cluniancense.



Si varca la porta dell’abbazia e si resta subito incantati dalla semplicità architettonica dell’interno.
Ci troviamo a Sant’Antimo in Toscana,un complesso monastico situato presso Castelnuovo dell'Abate (Siena), all'interno del comune di Montalcino, dedicato appunto ad Antimo un diacono aretino martirizzato probabilmente insieme a San Donato nel 352. La chiesa abbaziale ha una storia molto antica.

Nel 770 i Longobardi incaricarono l’abate pistoiese Tao di iniziare la costruzione di un monastero benedettino e gli affidarono anche la gestione dei beni demaniali del territorio.
Nel 1118 iniziò, al tempo del Conte Bernardo degli Ardendeschi la costruzione della nuova chiesa, sotto la guida dell’abate Guidone.
Le abbazie erano utilizzate in quel periodo come sosta dai pellegrini diretti a Roma, dai mercanti, dai soldati e dai messi dei re. Carlo Magno, di ritorno da Roma nell'781, ripercorrendo la grande via creata dai Longobardi, chiamata in seguito "Francigena" perché "strada originata dai Franchi", giunse a Sant'Antimo e pose il suo sigillo sulla fondazione del monastero.
L’abbazia presenta connotazioni tipiche di impronta francese non cistercense, ma cluniacense:il suo riferimento architettonico è l’abbazia di Cluny:vi è nel deambulatorio elemento di stile francese riscontrabile in Italia soltanto a Sant’Antimo ed altre cattedrali italiane come quelle di Acerenza e di Aversa in Campania.
L'altare maggiore in pietra è costituito da un corpo di base avente la forma di un parallelepipedo completamente privo di decorazioni su cui poggia una lastra di marmo. Dietro l'altare si trova una delle più belle e preziose opere custodite nel tempio :il grande Crocifisso dipinto medioevale che, dopo secoli di abbandono presso il matroneo di destra, è stato ricollocato nel suo posto originario soltanto intorno al 1970 In questa magnifica rappresentazione di Cristo in Croce, Gesù, tiene gli occhi chiusi,appare a torso nudo ed è cinto alla vita da una fascia di stoffa blu bordata d'oro, semplice e ricca allo stesso tempo.
La grande chiesa è rivolta verso occidente con un bellissimo architrave scolpito raffigurante una pianta di vite.
La navata maggiore della chiesa è coperta da una semplice volta a capriate lignee che recano le mezzelune dello stemma Piccolomini: infatti il tetto del tempio è stato rifatto durante il pontificato di Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, che affidò, dopo la soppressione dei Guglielmiti, l'abbazia al vescovo di Montalcino Cinughi.
Non meno degno di nota è anche il fatto che oggi l’abbazia di Sant’Antimo sia tenuta da canonici regolari francesi che si ispirano alla regola di Sant’Agostino.

Ogni giorno la comunità si riunisce nella chiesa per celebrare le funzioni dettate dalla regola monastica e tutte le funzioni vengono cantate in gregoriano e in originale lingua latina.
Questo è’ un ulteriore elemento di diversificazione di questa abbazia meta incessante di visitatori ed inserita in un contesto paessagistico di eccezionale bellezza.

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