E' un intenerario che si snoda tra borghi immersi in una stupenda natura e che collega 15 abbazie benedettine tra Umbria, Lazio e Molise.
Tra queste il convento di San Cosimato e le chiesi rupestri a Vicovaro, ilm Santuario della Mentorella a Guadagnolo, i monasteri di Santa Scolastica e San Benedetto a Subiaco, la chiesa di San Pietro ad Affile.
Ci soffermiamo sul complesso archeologico d San Cosimato che si trova ad 1 chilometro dall'uscita Vicovaro-Mandela dell'autostrada Roma l'Aquila,
Si trova ,proprio su uno sperone roccioso a picco sull'Aniene nel contesto natutalistico del parco Regionale dei Monti Lucretili, meta preferita dei visitatori del Grand Tour.( nel riquadro il dipinto di Joseph Wright del 1786 prso dalla rete internet).
Interessante è la visita non dolo della chiesa, ma anche delle chiese rupestri e dei resti degli antichi acquedotti romani Marcio e Claudio.
San Benedetto, secondo quanto si tramandi, ebbe la sua prima esperienza monastica prima di ritornare a Subiaco e fondare l'Ordine dei Benedettini, proprio a San Cosimato.
Nel refettorio scavato nella roccia sarebbe avvenuto in tentato avvelenamento di San Benedetto elettovi abate.
Nel VI secolo la comunità monastica eresse tra i ruderi romani , una chiesa ed un monastero dedicati ai SS medici Cosma e Damiano ( San Cosimato)
Il monastero sarà devastato da Totila nel 545, poi da Autari nel 589 e poi distrutto dai Saraceni (sec IX) che proprio nella piana antistante il monastero furono battuti ne916 dalle truppe di San Giovanni X e dei suoi alleati.
In seguito passò ai cistercensi sino al 1407.
In seguito l'intero complesso soppresso nel 1656 rimase abbandonato fino al 1668 quando passò ai Francescani riformati dei ritiri o Recollettati.
La chiesa, recentemente restaurata, presenta all'esterno un portico rinascimentale (sec X V-XVI) con ed un dipinto di San Leonardo lunette affrescate dal Rosati (1670) e al suo interno più cappelle decorate.
Dal piazzale antistante la chiesa, si raggiunge il primo gruppo di grotte, tra cui quella dell'ex oratorio di San Michele che, secondo la tradizione, fu il famoso refettorio della comunità sarabaita ( gruppi di monaci che vivevano in comunità senza alcuna regola) ed in cui fu custodita per secoli la pietra macchiata dal vino avvelenato propinato a San Benedetto.
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