giovedì 26 giugno 2014

L'Arco di traiano a Benevento


 
A Benevento esiste un arco romano che per bellezza architettonica non ha nulla da invidiare ai celebri archi di epoca romana situati nella Capitale.
Si tratta dell'arco di Traiano costruito tra il 114 ed il 117 d.C e dedicato appunto a Traiano in occasione dell'apertura della via Traiana, una variante della via Appia che accorciava il cammino tra Benevento e Brindisi.
Il monumento, giuntoci sostanzialmente integro, compresi i numerosi rilievi scultorei che ne decorano le superfici, risulta essere l'arco trionfale romano con rilievi meglio conservato.
Si tratta di un arco a un solo fornice, alto 15,60 m e largo 8,60 m. Su ogni facciata quattro semicolonne, disposte agli angoli dei piloni, sorreggono una trabeazione, che sporge al di sopra del fornice. Oltre le architravi si trova un attico, anch'esso più sporgente nella parte centrale, sopra il fornice, che presenta all'interno un vano coperto da una volta a botte.
È costruito in blocchi di pietra calcarea, rivestiti da opera quadrata in blocchi di marmo pario
L'arco presenta una ricca decorazione scultorea sulle due facciate principali, con scene che si riferiscono alla pace e alle provvidenze verso i cittadini sul lato interno, rivolto verso la città, e alla guerra e alle provvidenze dell'imperatore verso le province sul lato esterno.
In epoca longobarda l'arco venne inglobato nel lato settentrionale della cinta muraria e prese il nome di Porta Aurea; lì accanto sorse la chiesa di Sant'Ilario (in cui ora è stato allestito il videomuseo dell'arco).



 

martedì 24 giugno 2014

La chiesa di Santa Sofia. emblema della storia longobarda di Benevento

 
Ci troviamo in una chiesa con pianta centrale molto originale:al centro sei colonne sono disposte ai vertici di un esagono e collegate da archi che sorreggono la cupola. L'esagono interno è poi circondato da un anello decagonale con otto pilastri e due colonne ai fianchi dell'entrata. Non meno originale è la forma delle pareti. La zona delle tre absidi è circolare, ma nella porzione centrale ed anteriore le mura disegnano parte di una stella, interrotta dal portone, con quattro nicchie ricavate negli spigoli. La facciata presenta, dal restauro settecentesco, degli spioventi  ricurvi.
Siamo a Satta Sofia nel cuore  di Benevento o meglio nel complesso monumentale di Santa Sofia Vi sono comprese  la cchiesa, una delle più importanti della Langobardia Minor giunte fino ai giorni nostri, il campanile antistante la piazza, l'ex monastero con un bel chiostro, la fontana al centro dell'area.
Il complesso di Santa Sofia si sviluppò intorno alla chiesa, fondata dal duca longobardo Arechi II intorno al 760. Dopo la sconfitta di Desiderio ad opera di Carlo Magno (774) divenne tempio nazionale dei Longobardi,
 
Proprio nel 774 la chiesa fu dedicata a Santa Sofia, con una donazione; Arechi vi annesse anche un monastero femminile benedettino che divenne, attorno al XII secolo, una delle più importanti dell'Italia meridionale.
Ad opera dell'abate Giovanni IV il Grammatico, capo del monastero dal 1119, subì le prime modifiche: furono infatti aggiunti un campanile romanico sulla sinistra della facciata e un protiro a quattro colonne davanti alla porta d'ingresso, con un bassorilievo ora posizionato nella lunetta sovrastante l'ingresso.
Nel 1595 i benedettini abbandonarono il monastero.
La chiesa subì gravi danni per vari terremoti. Il cardinale Orsini  futuro papa Benedetto XIII, volle che la chiesa fosse ricostruita secondo il gusto barocco: nei lavori di restauro, la pianta fu trasformata da stellare a circolare, furono costruite due cappelle laterali, fu cambiato l'aspetto dell'abside, della facciata, dei pilastri. Furono inoltre distrutti quasi del tutto gli affreschi di artisti legati alla Scuola di miniatura beneventana (fine VII - inizio IX secolo) che ricoprivano la chiesa, dei quali restano solo alcuni frammenti con Storie di Cristo e della Vergine.
Un discusso intervento di restauro nel 1951 ripristinò scrupolosamente, sulla base dei documenti disponibili, le absidi e l'originale pianta della chiesa longobarda ed eliminò le cappelle settecentesche; tuttavia lasciò quasi immutata la facciata barocca.










 

venerdì 20 giugno 2014

La cattedrale di Throndheim e la storia di re Olav

Tra le città norvegesi Throndheim è una delle più interessanti anche dal punto di vista storico ed artistico.
E' anche una città nota per la sua Università, una delle più importanti della Norvrgia.-
Il punto di riferimento della città è la cattedrale , la più antica del Paese e dedicata al re Olav patrono della Norvegia.
Ma chi è Olav
Dopo un periodo passato in Inghilterra, durante il quale si convertì al cristianesimo e coi suoi vichinghi respinse un’invasione danese di Londra, nel 1015 si proclamò Re di Norvegia, unificò il paese sotto la sua corona. 
E' a lui che si deve la fondazione della Chiesa di Norvegia e la stabile introduzione della religione cristiana.
In costante lotta coi Danesi, non riuscì a respingere un’invasione da parte di Canuto I di Inghilterra (che fu anche Re di Danimarca), nel 1028, fu esiliato a Novgorod, fece un avventuroso  ritorno, e morì nel 1030 nella battaglia di Stiklestad (una fattoria a nord di Trondheim) contro la cosiddetta “armata dei contadini”, guidati da alcuni signorotti locali legati al sovrano danese.
Fu sepolto sulle rive del fiume Nidelva e un anno dopo la sua bara fu aperta e il suo corpo trovato incorrotto; si gridò al miracolo ed egli fu canonizzato.
Alcuni decenni dopo, sul luogo della sua sepoltura originaria, venne costruita la Cattedrale di Nidaros, oggi conosciuta come Cattedrale di Trondheim (Nidaros – “foce del fiume Nid” – era il nome medievale della città), che fu a lui consacrata.
Il culto del santo si diffuse rapidamente in tutto il nord Europa.
Trecento chiese gli furono consacrate, oltre che in tutta la Scandinavia, in Inghilterra, in Russia, in Polonia, in Germania, nei Paesi Bassi, in quelli del Baltico.  
La Domkirke di Trondheim divenne la meta di pellegrinaggio più importante verso il nord, come lo era Roma a sud, Santiago de Compostela a ovest e Gerusalemme a est.
Le spoglie di Olav il Santo furono a lungo conservate nella Cattedrale in un reliquiario d’argento, finché, nel XVI secolo, con la Riforma Protestante, che tese a cancellare ogni traccia del suo culto, il reliquiario venne fuso, e le sue spoglie sepolte nella cattedrale (presumibilmente sotto l’altare maggiore).
I lavori per la Domkirke iniziarono intorno al 1152, quando la Norvegia divenne un arcivescovado indipendente  ed i lavori durarono fino agli inizi del XIV secolo.
La  cattedrale presenta una commistione di stili architettonici diversi che vanno dal romanico, alle influenze anglo normanne del transetto e della sala capitolare (costruite tra il 1130 e il 1180), fino al gotico.
Numerosi incendi distrussero parti della cattedrale nel corso della sua storia, e pertanto essa fu oggetto di diversi restauri e rimaneggiamenti, il più importante nella seconda metà dell’ottocento, durante il quale venne ricostruita anche la navata centrale conformemente alla sua fisionomia originale.
All'esterno si rilevano numerose statue in pietra che si susseguono in ordinate file orizzontali lungo la facciata; raffigurano santi, vescovi e re della storia norvegese e sono state realizzate agli inizi del XX secolo; in piccola parte sono copie di originali medievali conservati nel museo.
Non poteva mancare l’apporto, nel corso degli interventi che si susseguirono nella prima metà del novecento del celebre scultore norvegese Gustav Vigeland, a cui si devono il crocifisso e alcune statue della facciata.
L’interno colpisce per gli spazi  a sviluppo verticale, caratteristici del gotico, e per l’atmosfera di silenzioso e solenne raccoglimento che comunica, anche grazie al fatto che le luci sono molto tenui e l’ambiente in costante penombra. Ciò fa risaltare i colori vivaci delle vetrate (moderne) e del rosone in particolare.
Vi si trovano due importanti organi: il principale, lo Steinmeyer, realizzato nel 1930 in occasione del novecentesimo anniversario della battaglia di Stiklestad, e il vecchio organo barocco costruito da Johann Joachim Wagner e recentemente restaurato.











martedì 17 giugno 2014

Bergen, la città anseatica della Norvegia.



Bergen è una delle più belle ed interessanti città della Norvegia.
E' ricca di storia e per questo è anche diventata patrimonio mondiale  dell'Unesco
Seconda per numero di abitanti ad Oslo, è una città costiera della contea di Hordaland.
Il  suo centro cittadino ed i quartieri settentrionali si affacciano sul Byfjord, mentre l'intera città è cicondata dalle montagne e per questo motivo è chiama anche la città delle sette montagme.
La città di Bergen è delimitata per la maggior parte da fiordi: il Sørfjord e il Byfjord a nord; il Raunefjord e il Grimstadfjord a ovest.
Molti sono i quartieri ed il più importante è quello di Bryggen  fulgida testimonianza del fatto che Bergen appartenesse alla lega Anseatica.
L'inizio dei traffici commerciali nell'area di Bergen risale al 1020 e Bergen fu capitale della Norvegia nel XIII secolo, mentre nei secoli successivi fu una stazione commerciale della lega Anseatica.
Bryggen ha rappresentato il centro nevralgico di Bergen fin dal tardo medioevo.
Le facciate multicolore dei suoi edifici in legno sono molto probabilmente l'immagine che la maggior parte dei turisti associa alla città di Bergen.
Ci sono inoltre due musei: il Brygg, sitensuato in un moderno edificio eretto sui resti del primo insediamento di Bryggen, il quale ospita un'ampia collezione di resti medievali rinvenuti nella zona, oltre a mostre d'arte temporanee e tematiche.
Il museo anseatico è sito in uno degli edifici degli Hansa di fronte al porto, mostra la vita di un mercante del XVIII secolo.
Molti incendi, l'ultimo dei quali nel 1955, hanno devastato le caratteristiche case di legno di Bryggen
La loro ricostruzione ha seguito i metodi antichi, in modo da conservare la struttura principale, vera e propria reliquia di un'antica struttura urbana il legno un tempo comune nel nord Europa. Ad oggi, restano circa 61 edifici di questo antico paesaggio urbano.


















 

domenica 15 giugno 2014

Il parco di Vigeland ad Oslo


Oslo, la bellissima capitale della Norvegia, non è soltanto la città di Munch e del suo Urlo, ma anche la patria del famoso artista norvegese Gustav  Vigeland. che è l'autore del celeberrimo parco omonimo.
Esteso lungo una superficie di oltre 300 ettari il parco è all'interno di quello di Frogner ed è dedicato all'esposizione permanente di sculture, bassorilievi ed opere  del famoso scultore.
Vigeland inizià a realizzarlo nel 1924 dopo un accordo preso con il municipio di Oslo: in cambio di un nuovo alloggio/studio che sarebbe diventato museo alla sua morte, Gustav Vigeland avrebbe donato alla capitale tutti i suoi lavori.
 Tutte le opere in bronzo, ferro battuto e granito, a grandezza più che naturale, raffigurano scene della vita quotidiana ritraenti ogni ciclo della vita, dalla nascita alla morte. Il tutto seguendo una cornice di rimando interconnesso con la natura. Bellissime, a tal proposito, le venti sculture a forma di albero, che richiamano, tra intrecci di figure umane lungo fusti e chiome, gli alberi veri che crescono nell’area.
Tra le più suggestive opere si segnalano l’imponente obelisco alto 17 metri, composto da ben 121 figure avvinghiate, la grande fontana e la ruota della vita, in cui quattro adulti e tre bambini si rincorrono formando un cerchio, sono altrettanto cariche d’impatto emotivo.